[img align=right]library/cros2o.jpg[/img][b]CHIESA E CONTRACCEZIONE[/b] di Fernanda Alene Sull'operato di Giovanni Paolo II si discuterà a lungo, e come per tutte le persone che hanno lasciato il segno, si sentirà dire tutto ed il contrario di tutto. Se c'è però una considerazione che urge fare con precisione, è quella sull'atteggiamento inamovibile che la Chiesa ha tenuto, dal dopoguerra ad oggi, sulla contraccezione. Non si parla qui nè di aborto, nè della discussione attualmente in corso sul momento in cui inizia la vita. Si parla della contraccezione dal punto di vista dell'"intenzione". L'assegnare una valenza di colpevolezza alla prevenzione è un negare validità alla sessualità come espressione d'amore. La primavera conciliare aveva portato grandi speranze all'interno delle coppie... ... cattoliche osservanti, e l'ampio dibattito su amore coniugale e anticoncezionali che ne era conseguito, aveva fatto sperare in un modello di matrimonio cristiano all'interno del quale la sessualità fosse riconosciuta come valore di amore e non solamente come mezzo di procreazione. Questa legittimazione avrebbe portato la coppia ad una completa autonomia nella gestione della morale coniugale. Ma il dibattito da poco inziato fu improvvisamente congelato, nel 1968, dall'enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI. E se Papa Luciani aveva mostrato una disponibiltà alla ripresa del dialogo, non abbiamo mai potuto sapere dove saremmo giunti imboccando un sentiero comune. Stava a Woytila scegliere, ed il nuovo Papa ha scelto di attestarsi sulle posizioni già di Paolo VI, se non addirittura di tornare a certe posizioni più vicine all'antiprogressismo palese di Pio XII. La Chiesa oggi ammette solo l'"astinenza", nel periodo considerato fecondo. Astinenza come negazione. Di fronte a questo assurdo antistorico e antiumano viene da domandarsi: quando, e perchè, è cominciata questa colpevolizzazione della sessualità? Non sarà che il controllo della persona - e quindi della società - inizia proprio con l'interferenza nella sua sfera privata? La sessualità può essere considerata forse la più alta espressione di autonomia dell'individuo: è forse l'autonomia che fa così paura? E' forse quella che si comincia a mortificare, a controllare, a condizionare fin dai primissimi anni di vita? Fernanda Alene