Dopo la prima analisi a caldo, sono due gli aspetti degli attentati odierni che non si possono non notare: il primo è che le bombe di Bruxelles sono esplose a soli tre giorni dall'arresto di Salah, l'ormai nota "primula rossa" degli attentati del Bataclàn. La seconda è che gli attentati sono avvenuti, appunto, a Bruxelles, che è chiaramente la città simbolo dell'unione europea.

Riguardo alla vicinanza con l'arresto di Salah, si possono fare almeno due ipotesi: la prima è che Salah fosse al corrente dei nuovi attentati in preparazione, e che quindi si sia voluto accelerare la loro esecuzione prima che lui eventualmente parlasse. (Attenzione, questa ipotesi non significa automaticamente che il terrorismo islamico sia genuino: anche un Salah manovrato dai servizi potrebbe essere stato al corrente degli attentati in preparazione, e quindi avrebbe imposto ai manovratori una accelerazione nella loro esecuzione). La seconda ipotesi è che si sia voluto arrestare Salah poco prima degli attentati di Bruxelles, per segnare un punto a favore dell'intelligence belga, prima che questa venisse messa nuovamente sotto accusa per il fallimento (previsto e prevedibile) degli attentati odierni.

Qui infatti scatta la classica domanda "di repertorio": come è possibile che un attentato multiplo di così vaste proporzioni, che prevede attacchi contemporanei all'aeroporto e alla metropolitana, non sia stato intercettato in alcun modo dall'intelligence locale durante il periodo della sua preparazione? (Fra l'altro, è ufficiale la notizia che un attentato di questo genere a Bruxelles fosse ormai considerato imminente).

Ma qui, naturalmente, si entra in quel magma indistinto dove livelli diversi di polizia e di intelligence, nazionali e internazionali, lavorano con finalità opposte fra di loro, gli uni a totale insaputa degli altri. E questo rende decisamente impossibile per un qualunque osservatore esterno dare una spiegazione logica e consequenziale dei fatti avvenuti.

Non resta quindi che rivolgersi al solito cui prodest, e cercare di comprendere retroattivamente quali possano essere state le forze in gioco che hanno portato alla realizzazione di questi attentati, ascoltando le dichiarazioni dei vari ministri e capi di Stato.

A parte il solito Valls, che ha tuonato nuovamente "Siamo in guerra” (questi nuovi neocons di sinistra sono cento volte più guerrafondai dei neocons originali), il presidente Hollande si è affrettato a dichiarare che “Con gli attacchi di Bruxelles è stata colpita tutta l'Europa”.

Gli ha fatto eco dall'Italia Pietro Grasso, che ha dichiarato al nostro TG: "Hanno colpito la capitale di tutti noi europei, dobbiamo essere tutti uniti e dobbiamo ritrovare i valori fondanti della nostra Europa".

La Boldrini fa la solita boccuccia da persona seria, e dichiara: "Oggi più che mai serve risposta unitaria".

Donald Tusk, attuale presidente del consiglio europeo, si è affrettato a far sapere che "colpendo Bruxelles si è voluto colpire l'intera comunità europea". (Ma dài, e io che pensavo che ce l'avessero su con il Mozambico).

Poi è arrivato Mattarella, che ha aggiunto "La risposta agli attentati terroristici deve trovare uniti tutti gli Stati dell'unione europea", ed infine c'è stata la ciliegina sulla torta della lacrimuccia versata in diretta TV dalla Mogherini, alla notizia degli attentati di Bruxelles.

Forza ragazzi, il messaggio è chiaro: mettiamo da parte egoisimi, nazionalismi, separatismi e disgregazionismi vari, ed uniamoci tutti contro il nemico comune: la paura.

Ce lo chiede l'Europa. Direttamente da Bruxelles.

Massimo Mazzucco