Decisamente, Kim Jong Un non scherza.

Quelle che fino a qualche mese fa sembravano delle semplici sbruffonate da bar, si stanno rivelando minacce reali e concrete. Prima Kim Jong Un ha dimostrato di possedere razzi in grado di raggiungere gli Stati Uniti, e poi (ieri) ha fatto vedere al mondo di possedere testate all'idrogeno, che possono essere trasportate da quei razzi.

Da oggi quindi, teoricamente, Kim Jong Un potrebbe lanciare sugli Stati Uniti una o più bombe decine di volte più potenti e devastanti di quella che colpì Nagasaki nel 1945. E gli Stati Uniti hanno già ammesso che il loro sistema di difesa ha soltanto un 60% di probabilità di intercettare ed abbattere un tale missile lanciato dalla Corea del Nord.

A sua volta, Donald Trump aveva fatto la voce grossa, qualche mese fa, quando diceva che qualunque atto ostile contro gli Stati Uniti sarebbe stato seguito da un "fuoco e furia mai visto fino ad oggi" contro la Corea del Nord.

Ma Kim Jong Un ha serenamente ignorato queste minacce, e anzi sembrava quasi divertirsi ogni volta che alzava la posta. Ovviamente, Kim Jong Un sa benissimo che gli Stati Uniti non colpiranno mai per primi la Corea del Nord. Anche gli Stati Uniti dovrebbero sapere che lo stesso Kim Jong Un non sarebbe mai così folle da colpire per primo la nazione americana.

Quindi, teoricamente, si potrebbe andare avanti ad abbaiare all'infinito, senza che nessuno dei due cani faccia mai veramente il gesto di mordere l'altro.

Ecco perché viene da dire che la situazione in Corea oggi è "grave ma non è seria": perché in realtà siamo di fronte ad una minaccia atomica concreta ed imminente, che però nessuno dei due contendenti ha realmente intenzione di mettere in atto.

Due cani che abbaiano, come dicevamo, ma solo dopo essersi assicurati di essere legato ciascuno con fermezza alla propria catena.

A questo punto però ci si domanda una cosa: a chi conviene tutto questo abbaiare nella notte?

Sicuramente non a Trump, il quale appare sempre più come il leader imbelle di una nazione superpotente che non riesce a far tacere il monellaccio fastidioso. Mentre sicuramente conviene a Kim Jong Un, il quale vede crescere ogni giorno la propria credibilità agli occhi del mondo, e alla fine della fiera sarà certamente riuscito a far riconoscere alla Corea del Nord lo status di "nazione atomica".

Insomma, un piccolo Stato di qualche milione di abitanti si sta prendendo gioco della più potente nazione del mondo, approfittando anche della palese incapacità del suo presidente di gestire la situazione di crisi.

Sarà forse per questo che la Cina, zitta zitta, se la ride sotto i baffi, e non fa assolutamente nulla per fermare il piccolo dittatore coreano?

Massimo Mazzucco