La sfida lanciata da Di Maio e Salvini all'Europa sta cominciando ad avere delle serie ripercussioni.

Dopo 48 ore di calma apparente, seguite all'annuncio del nostro governo di aver optato per un rapporto deficit-Pil del 2,4%, i famosi "mercati" hanno cominciato ad agitarsi, lo spread ha iniziato a salire, e la grancassa mediatica ha dato una enorme risonanza a questo fatto.

Evidentemente Salvini e Di Maio hanno fatto male i loro calcoli: pensavano che l'affronto del 2,4% sarebbe passato senza conseguenze, perché è nell'interesse dell'Europa di non alzare i toni dello scontro, in un momento in cui questo non farebbe che favorire gli stessi Salvini è Di Maio alle prossime elezioni europee.

Invece, a quanto pare, c'è qualcuno a Bruxelles a cui non piace comunque l'idea che l'Italia possa fare di testa propria, ed ha iniziato ad agitare i mercati, per mettere l'Italia sotto pressione.

Quando un Di Maio dichiara "di tornare indietro dal 2,4 non se ne parla", è chiaro che gli è stato chiesto di fare proprio questo.

E quando, a sua volta, uno Junker dichiara "vogliamo evitare un'altra Grecia", vuol dire che di fatto ci sta minacciando di trattarci esattamente come è stato fatto con la Grecia.

A questo punto ci si domanda: Salvini e Di Maio sono veramente disposti ad andare fino in fondo, a tenere duro, e ad imporre finalmente l'idea che l'Italia è libera di fare le proprie scelte (sempre all'interno del sistema monetario europeo, si intende), oppure dovranno cedere al ricatto dello spread e ritirarsi sulle posizioni che Bruxelles vorrebbe imporci?

Perché qui ormai siamo arrivati ad un bivio: o andiamo avanti per questa strada, oppure abbiamo perso la partita per sempre.

Massimo Mazzucco