E' stato interessante seguire le dirette televisive durante lo spoglio elettorale. Interessante perché, messi di fronte al fatto compiuto, i giornalisti di regime hanno dovuto adeguare rapidamente le loro posizioni sui 5 stelle: con una Raggi che prende addirittura più del doppio dei voti di Giachetti - una legnata storica, sia chiaro - e una Appendino uscita dal nulla che manda a casa Fassino contro ogni pronostico, c'era ben poco da stare a sottilizzare. Meglio riconoscere che i 5 Stelle sono una realtà solida, destinata a rimanere, con la quale diventa necessario mettersi a fare seriamente i conti al più presto.

Il double-whammy Roma-Torino, inoltre, ha spento definitivamete la miccia alla retorica di regime secondo la quale "i 5 stelle vincono solo dove c'è un malcontento popolare". Se infatti a Roma il clamoroso risultato è dovuto in buona parte al rifiuto collettivo del marciume politico imperante, a Torino non c'è stata nessuna rivolta particolare conto lo status quo: Fassino ha governato bene - questo lo riconoscono tutti - ma la Appendino ha vinto perchè evidentemente convince di più.

E' stato anche divertente vedere il sollievo con il quale i commentatori politici hanno accolto i discorsi di Raggi e Appendino subito dopo la vittoria: positivi, propositivi, costruttivi, e persino con un riconoscimento al valore per Fassino, a Torino, e con una mano tesa verso l'avversario, a Roma.

Ohibò - hanno detto i commentatori - questi ragazzi non solo sono preparati, ma conoscono anche le regole del gioco. (Ma cosa si aspettavano, questi stupidini: che Raggi e Appendino salissero sul palco facendo le linguacce e il gesto dell'ombrello?)

Ora ovviamente il loro percorso è lastricato di insidie e di ostacoli, e ben difficilmente potranno vantare successi consistenti nel breve termine (a Roma in particolare). Anzi, è molto probabile che nei prossimi mesi, in vista del referendum di ottobre, la guerra che dovranno sostenere i Cinque Stelle sarà semplicemente brutale. Ma ora sono anche loro della partita. Ora nessuno potrà più dire che sono semplicemente il "partito del no". Ed è in questo senso che va letto il risultato elettorale di ieri: non tanto per quello che riusciranno a fare sul campo di battaglia, ma piuttosto per il fatto che adesso sul campo di battaglia ci sono anche loro.

Come aveva detto qualcuno, da oggi l'Italia cambia verso. Ma non nel senso che intendeva lui.

Massimo Mazzucco