"Non riesco a dire quanto è stato doloroso… non avrei mai pensato che in Italia potessero farmi una cosa del genere.” - Adam, 27 anni, proveniente dal Darfur (Sudan)

Con un rapporto pubblicato oggi Amnesty International denuncia soprusi, torture e violazione dei diritti umani contro i migranti che vengono accolti negli "hotspots" italiani. Queste violenze sistematiche verrebbero praticate - secondo il rapporto - contro tutti i migranti che si rifiutano di dare le proprie impronte digitali. Ovvero, la stragrande maggioranza di loro.

Il rapporto chiarisce bene quale sia la situazione rispetto alla questione dell'identificazione (impronte digitali): "Mentre la maggior parte [dei migranti] chiede asilo in Italia, altri vogliono andare in diversi paesi europei per cercare lì protezione internazionale. La possibilità che le loro richieste di protezione internazionale siano esaminate in altri paesi è tuttavia limitata dall’applicazione dei Regolamenti Dublino ed Eurodac, che stabiliscono criteri per la ripartizione delle responsabilità sulle domande di asilo tra gli stati membri dell’Ue. Il sistema di Dublino ha l’effetto, voluto o meno al momento della sua creazione, di privilegiare l’attribuzione della responsabilità per il trattamento delle domande d’asilo agli stati membri che sono ai confini esterni dell’Europa, poiché permette ai paesi membri di rimandare i richiedenti asilo verso il paese Ue di primo ingresso. L’efficiente funzionamento di questo sistema si basa sull’identificazione delle persone, attraverso la registrazione delle impronte digitali, nel paese di primo ingresso."

In altre parole, spiega il rapporto, la registrazione delle impronte digitali permette a qualunque paese membro di rispedire in Italia tutti i migranti che siano stati registrati in Italia come paese di primo ingresso.

Il rapporto continua dicendo: "Per diversi anni, l’Italia non ha avuto grandi risultati nell’ottenimento delle impronte digitali delle persone in arrivo sul suo territorio e che volevano spostarsi in altri paesi dell’Ue. Tra il 2013 e il 2015, decine di migliaia di siriani ed eritrei, in particolare, sono riusciti a spostarsi in altri stati senza lasciare traccia del loro passaggio in Italia, aggirando così l’applicazione del Regolamento di Dublino, con il disappunto degli altri governi europei che non intendevano assumersi la responsabilità di un numero maggiore di richiedenti asilo.19 Tra il 2014 e il 2015, i governi e le istituzioni europei hanno fatto sempre maggiore pressione sulle autorità italiane affinché queste introducessero procedimenti più rigidi per il rilevamento delle impronte digitali. [...] Come riconosciuto anche dal capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione presso il ministero dell’Interno, che ha dichiarato ad Amnesty International: “Noi intendiamo un hotspot come un punto di transito a scopo di identificazione. In passato siamo stati accusati di non identificare le persone, ora questo viene assicurato”.

Certo che viene assicurato, ma come?

Dal rapporto di Amnesty citiamo alcune testimonianze rilasciate da migranti che sostengono di essere stati torturati e obbligati con la forza a farsi prendere le impronte digitali:

Castro, 19 anni, proveniente dal Sudan: "Sono arrivato con un’imbarcazione dalla Libia, una grande nave tedesca è venuta a soccorrerci. Ci ha portato al porto di Bari… poi a gruppi di 22 siamo stati portati con un autobus in un ufficio di polizia. Ci sono voluti circa 45 minuti… la polizia ci ha chiesto di dare le impronte digitali. Mi sono rifiutato, come tutti gli altri, comprese alcune donne. Dieci poliziotti sono arrivati e mi hanno preso per primo, mi hanno picchiato con un manganello sia sulla schiena sia sul polso destro. Nella stanza c’erano 10 poliziotti, tutti in divisa. Alcuni mi tenevano la mano dietro, alcuni mi tenevano la faccia. Hanno continuato a colpirmi per forse 15 minuti. Poi hanno usato un manganello elettrico, l’hanno messo sul mio petto e mi hanno dato una scarica. Sono caduto, potevo vedere ma non riuscivo a muovermi. A quel punto mi hanno messo le mani nella macchina. Dopo di me, ho visto altri migranti venire picchiati con il manganello. Poi un altro uomo mi ha detto che anche a lui avevano dato la scarica elettrica sul petto. Poi mi hanno semplicemente lasciato per strada, mi hanno detto che potevo andare dove volevo. Sono rimasto lì tre giorni, senza quasi riuscire a muovermi."

In diversi altri casi, le persone che hanno parlato con Amnesty International hanno raccontato di aver subito da parte della polizia pestaggi e scosse elettriche con manganelli elettrici [taser, ndr], armi che causano forti dolori senza lasciare tracce fisiche durature sul corpo della vittima.

Salah, un uomo di 26 anni del Sudan che sta cercando di raggiungere suo fratello nel Regno Unito, l’unico parente ancora in vita, ha descritto il trattamento che ha subito mentre era in detenzione in una stazione di polizia di Cagliari nel giugno 2016: “Molti poliziotti sono arrivati di notte, mentre stavamo dormendo, e ci hanno preso a uno a uno… Mi hanno afferrato, mi hanno messo le mani sulla macchina, mi sono ritratto e ho detto ‘No!’. Mi hanno colpito col manganello sulla schiena per due volte. Poi, mentre qualcuno mi teneva le mani e le gambe, mi hanno dato una scossa elettrica sulla schiena con un manganello elettrico. Sono caduto. Mi hanno messo su una sedia. Mi hanno infilato i due indici nella macchina, non riuscivo a sentire niente”.

Djoka ha detto: “Non volevo dare le mie impronte digitali, così mi hanno portato in un’altra stanza, da solo. Sono dovuto rimanere lì tre giorni, senza cibo né acqua, per tre giorni."

Khider, parlando degli incidenti all’hotspot di Taranto del 24 giugno 2016, ha parlato di un altro uomo: “L’ultimo continuava a rifiutarsi di dare le impronte digitali e alla fine lo hanno picchiato, gli hanno dato scosse elettriche quando era ormai a terra da cinque minuti. Alla fine ha detto che potevano fargli tutto quello che volevano."

Ishaq ha affermato di essere stato umiliato sessualmente da agenti di polizia in un ufficio della stazione ferroviaria di Torino. Prima, ha detto, la polizia ha portato il gruppo in una stanza. “Ci hanno fatto spogliare, completamente nudi. I poliziotti hanno cominciato a ridere”. Poi, poiché faceva ancora resistenza al rilevamento delle impronte digitali, gli agenti sono ricorsi a un’altra tattica: “Mi hanno preso per le braccia e le gambe, uno per ogni arto. Una quinta persona mi ha tirato verso il basso per il pene fino a farmi sedere. A quel punto un’agente mi ha fatto la foto, mentre un’altra mi ha girato la testa per guardare verso la macchina fotografica. Poi sono riusciti a forzarmi a mettere le mani sulla macchina per le impronte digitali… Per due giorni mi è uscito sangue ogni volta che facevo pipì”.

Adam ha spiegato che a Catania, nonostante il pestaggio e la scarica di elettricità sul suo corpo era ancora in grado di opporre resistenza al rilevamento delle impronte digitali. A quel punto, ha affermato, gli agenti sono ricorsi a mezzi estremi. “Resistevo ancora. Allora mi hanno fatto spogliare, mi sono tolto i pantaloni e non avevo biancheria intima. Hanno usato un altro strumento – una specie di pinza con tre estremità… Ero su una sedia di alluminio, con un’apertura sulla seduta. Mi tenevano per le spalle e per le gambe, mi hanno preso i testicoli con la pinza e hanno tirato per due volte. Non riesco a dire quanto è stato doloroso”.

Eccetera eccetera eccetera.

Ora, io non saprei dire cosa sia giusto fare in una situazione come questa, ma una cosa è certa: ogni migrante che è costretto a restare in Italia rappresenta una fonte di guadagno garantita per le mafie che si sono organizzate per sfruttare gli "emolumenti statali" a favore di queste persone (i famosi 35 euro giornalieri, di cui solo una piccola parte viene spesa davvero per mantenerli). Non sarà per caso che dietro a tutta questa furia per obbligarli a tutti i costi a lasciare le impronte digitali ci sia proprio la necessità di non "lasciarseli scappare" all'estero? E che cosa diventa, in questo caso, ogni "pescata" umanitaria realizzata dalle navi di Frontex nel Mediterraneo, se una una vera e propria "pesca di beneficienza" per i mafiosi e i politici con loro collusi?

Massimo Mazzucco

Qui il rapporto completo di Amnesty International (cliccate "Italian" dove dice "Choose a language to view report" e poi scaricate il PDF)