Charles Manson sta per morire, e così il suo nome ritorna alle cronache.

Per chi non conoscesse il suo nome, Charles Manson era il capo di una setta "satanica" di hippies che nell'agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l'attrice Sharon Tate ed alcuni suoi amici. Le vittime furono massacrate con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finite con un revolver ed impiccate. Orrore nell'orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi.

Charles Manson non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte per esserne stato il mandante. La sua condanna venne poi tramutata in ergastolo a vita, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972.

Da allora, Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l'uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati.

Ma furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere.

Da allora i media si sono impegnati in tutti i modi per trovare una valida motivazione a questa strage apparentemente insensata, ma il meglio che sono riusciti a partorire è l'ipotesi che Manson volesse vendicarsi contro il proprietario della villa - il produttore discografico Terry Melcher - perché non aveva voluto pubblicare le sue canzoni (Manson era anche cantautore).

Naturalmente, questa è la tesi che viene riportata pedantemente da tutta la stampa mainstream. In proposito, La Stampa scrive senza esitazioni: "A ordinare la strage, solo perché abitavano nella casa di un produttore discografico che aveva rifiutato di incidere le sue sconclusionate canzoni, era stato Charles Manson."

In realtà è un po' pochino, per giustificare una strage che ha visto come vittime coloro che erano soltanto gli inquilini di quella villa, ma che nulla avevano a che fare in modo diretto con il suo proprietario.

C'è infatti un'altra teoria, leggermente più complicata, ma decisamente plausibile e sensata, vista specialmente l'epoca storica in cui si colloca: che Manson fosse un prodotto di laboratorio della CIA, un "controllato mentale" del programma MKULTRA, che sarebbe stato utilizzato per gettare discredito sull'intera comunità hippie dell'epoca, e quindi per estensione sulla pericolosissima e rivoluzionaria filosofia dei "figli dei fiori".

Ricordiamolo, era l'estate del 69, l'anno di Woodstock, e i cosiddetti figli dei fiori si stavano facendo conoscere a livello internazionale con una rivoluzione dei valori talmente radicale che certamente non poteva essere tollerata molto più a lungo dai membri dell'establishment politico di quell'epoca (solo pochi mesi prima Nixon era diventato presidente).

Sarà un caso, ma i delitti Manson segnano proprio, nella storia, la fine della percezione positiva e pacifista del movimento hippie, e l'inizio di una connotazione negativa, caratterizzata dai valori antisociali professati dalla setta di Manson, che non avrebbe più abbandonato il movimento fino alla fine dei suoi giorni.

In proposito Vincent Bugliosi, il procuratore che fece condannare Manson e i suoi seguaci, ha scritto : "Il mantra di quell'epoca era pace, amore e condivisione. Prima del caso Manson la gente non aveva mai identificato gli hippie con la violenza. Poi arrivarono i membri della famiglia Manson, che avevano un'aria da hippie, ma erano criminali omicidi. E' questo provocò uno shock in America. Come era possibile questo? [...] I delitti di Manson suonarono la campana a morto per gli hippie e per tutto quello che rappresentavano. Fu la fine di un'era. Gli anni '60, il decennio dell'amore, si consclusero quella notte del 9 agosto 1969".

Che dite, sarà stata solo una coincidenza?

Massimo Mazzucco