Innanzitutto, un applauso sincero ai 5 Stelle per aver portato fino all'approvazione la legge sul whistleblowing (*) presentata ormai 4 anni fa. Non deve essere stato facile, e lo si capisce dal fatto che, nonostante tutto, un partito come Forza Italia abbia votato contro. (Chissà cosa avranno da proteggere questi amici dei mafiosi, votando contro questa legge?)

Certamente, l'approvazione di questa legge rappresenta un passo importante verso una società più civile, dove il dipendente che denuncia il malaffare viene protetto da eventuali ritorsioni contro di lui.

Ma per ora è tutto soltanto sulla carta, purtroppo. Vedremo poi nell'applicazione effettiva se davvero questa legge riuscirà a proteggere i delatori. Se prendiamo esempio dagli Stati Uniti, infatti, vediamo che la legge sul whistleblowing funziona bene ai livelli più bassi (frodi fiscali, insider trading, schemi Ponzi, ecc), ma diventa immediatamente fragile quando si vanno a toccare i veri interessi di livello nazionale.

Due esempi fra i più noti di tutti sono quelli di Coleen Rowley e di Edward Snowden.

Nel 2001 la Rowley lavorava come agente dell' FBI negli uffici di Minneapolis, nel Minnesota. Dopo gli attentati dell'11 settembre denunciò diversi suoi superiori, che avevano insabbiato informazioni vitali, che sarebbero potute servire a prevenire gli attentati stessi. La Rowley arrivò a testimoniare davanti alla commissione senatoriale, e ricevette ufficialmente il plauso unanime della stampa e di tutte le istituzioni. Persino il direttore dell'FBI, Robert Muller, dovette complimentarsi con lei pubblicamente per le rivelazioni fatte. Ma poi - come raccontò lei stessa - le cose in privato andarono molto diversamente. Fu isolata e ostracizzata da tutti, all'interno dell'FBI, e nell'arco di un paio d'anni, nonostante un'onorata carriera pluridecennale, fu costretta a dare le dimissioni.

La storia di Snowden la conoscono tutti: dopo aver denunciato pubblicamente che la NSA americana raccoglieva illegalmente informazioni private sui propri cittadini, è stato costretto a fuggire all'estero, e vive oggi in una località sconosciuta nei paraggi di Mosca. Pur avendo compiuto il suo dovere di whistleblower, infatti, Snowden è stato accusato dal governo americano di aver violato la Legge sullo Spionaggio del 1917, ed è quindi rapidamente passato dallo status di presunto eroe per la difesa dei diritti civili, a quello di un vero e proprio "traditore della patria".

Come vedete quindi, non c'è pace fra gli ulivi. Finché si denunceranno le marachelle di qualche direttore d'azienda meno scrupoloso degli altri, si potrà anche riuscire a farla franca, contando sulla protezione dell'anonimato. Ma che cosa succederà quando qualcuno volesse ad esempio denunciare - facciamo un'ipotesi - che le case farmaceutiche hanno corrotto a suon di milioni di nostri governanti per far approvare la legge sui vaccini? Oppure - sempre per fare un'ipotesi - quando qualcuno decidesse di denunciare che in certe tranquille zone dell'Italia vengono segretamente mantenuti ingenti arsenali di armi atomiche?

Basteranno in questi casi le normali leggi sui whistleblowers, oppure salteranno fuori gli equivalenti della "legge sullo spionaggio" americana, capaci di trasformare in pochi istanti un eroe dei diritti civili in una persona costretta a fuggire e nascondersi per il resto della sua vita?

Massimo Mazzucco

(*) Il termine whistleblower deriva dal termine inglese "whistle", che significa fischietto, e dal verbo "to blow", che significa soffiare. Per cui il whistleblower è letteralmente quello che "soffia nel fischietto", ovvero qualcuno che cerca di attirare l'attenzione del pubblico su qualcosa che ritiene importante.