Esistono diverse forme di analfabetismo funzionale. La più elementare è quella che risponde alla definizione corrente: persone che sono perfettamente in grado di leggere e scrivere, ma che faticano a comprendere il senso di ciò che leggono.

Questo ovviamente è dovuto al progressivo impoverimento del linguaggio, che riduce il tutto a un semplice "like" o "dislike" sui social, con evidente caduta verticale dell'uso dell'argomentazione. A furia di seguire i suoi scivoli mentali, che lo portano direttamente ad un "sì" o "no", ad un "bianco" o "nero", l'individuo perde la facoltà di riconoscere e navigare nel grigio, con tutte le sfumature che questo può comportare.

Ma c'è poi una seconda forma di analfabetismo, che risulta non tanto da un limite di tipo grammaticale, quanto piuttosto da un limite logico. In altre parole, queste persone sono perfettamente in grado di comprendere e argomentare, ma lo fanno secondo dei parametri fissi, inamovibili, che gli impediscono in ogni caso di raggiungere delle conclusioni valide.

Sono le persone che usano la propria persona (e la propria mente, o il proprio punto di vista) come parametro assoluto per giudicare il mondo.

Di solto questo problema scaturisce da una impostazione errata nel metodo deduttivo (premessa-dato di fatto-conclusione): si parte da una premessa errata, e quindi non si può che andare incontro ad una conclusione del ragionamento errata. Esempio:

- Premessa: Sarebbe stato impossibile far mantenere il segreto del falso sbarco lunare a 400.000 dipendenti della NASA.
- Dato di fatto: Visto che nessuno di costoro in 50 anni ha mai spifferato niente...
- Conclusione: ... vuol dire che sulla luna ci siamo andati per forza.

La premessa in questo caso è errata: non sta scritto da nessuna parte che tutti i 400.000 impiegati della NASA debbano per forza essere stati messi al corrente dell'inganno in corso. (In realtà, come cerco di spiegare nel mio film, ne sarebbero bastate alcune decine, collocate nei punti nevralgici della gerarchia). Ma una volta che tu hai accettato quella premessa (e in questo i debunkers sono bravissimi a fartela accettare) tu non puoi che arrivare alla conclusione errata di cui sopra. Il metodo deduttivo non perdona: ti garantisce la certezza della conclusione, ma solo a patto che la premessa sia valida. Altrimenti sei fottuto, prima ancora di iniziare a ragionare.

Il problema è che a volte la "premessa errata" ci viene inculcata dall'esterno (il debunker, appunto, oppure "l'esperto" di turno nei telegiornali e nei talk-show ), mentre altre volte nasce direttamente dentro di noi.

Se tu ad esempio sei convinto - dentro di te, nel tuo profondo - che "gli americani non si farebbero mai una cosa del genere" (riferito all'11 settembre), sei condannato alla conclusione certa che "allora è vero che sono stati i beduini di bin Laden". Non hai alternative.

Un caso ancora più estremo di "soggettivizzazione della verità" avviene quando qualcuno accusa qualcun altro di essere un "venduto", solo perchè non la pensa o non agisce come farebbe lui.

Di recente sono stato accusato da una persona, su Facebook, di essere uno che "ha ritrattato la sua posizione sulle scie chimiche". Secondo questa persona, il fatto stesso che io non abbia mai fatto un documentario sulle scie chimiche "denuncia" automaticamente la mia "retromarcia" su posizioni più accomodanti.

A nulla è valso spiegargli che i motivi per non aver fatto il documentario non avevano nulla a che vedere con le mie convinzioni in merito. Per me le scie chimiche esistono (fui fra i primi a denunciarle, nel 2004), e non ho mai cambiato la mia posizione in merito. Ma per lui io sono comunque un "traditore", semplicemente perchè non ho fatto quello che lui - nella sua testa - si apettava che facessi.

Premessa errata, conclusione necessariamente errata. Non si scappa.

Un altro caso si è verificato di recente, discutendo sul ponte Morandi. Siccome non condividevo la tesi di un certo utente, secondo il quale era stata la NATO a far abbattere il ponte, allora costui mi ha accusato pubblicamente di essere un voltagabbana, scrivendo: "Sei diventato l'avamposto del mainstream, sei diventato quello che hai sempre combattuto."

Non la penso come lui, e quindi sono un voltagabbana. L'automatismo mentale è micidiale. La certezza di avere ragione su un certo argomento ti porta automaticamente a pensare che chi è in disaccordo lo faccia per forza in malafede.

E così accade ormai per moltissime cose: basta che uno faccia una scelta incompatibile con il tuo punto di vista, e di colpo ti senti autorizzato a dedurre che lui sia un venduto, un traditore, un gatekeeper, o comunque nel migliore dei casi un rincoglionito.

Certo, è molto più comodo pensare che l'altro sia un rincoglionito o un gatekeeper, piuttosto che rimettere in discussione le proprie convinzioni.

E così l'incapacità di considerare che gli altri possano avere un punto di vista diverso dal tuo - pur restando in perfetta buona fede - sta diventando la ragione principale per cui oggi in rete esistono diatribe infinite, con tifoserie rabbiose che si aggregano automaticamente intorno ad una piuttosto che all'altra posizione.

Da qui a concludere chi sia che ne trae i vantaggi più evidenti, lascio che siate voi a dedurlo. Purchè ovviamente non abbiate già deciso a priori da che parte stare.

Massimo Mazzucco