di Alberto Medici

- Hey! Psst! Ma ci sei? Pronto? C'è qualcuno? Ma sei sveglio o dormi?

- Come dormo? Certo che sono sveglio! Ma chi sei?

- Ah già! Lui è quello che ha scritto "Risvegliàti", figurarsi se non ti rispondeva così... Sempre sveglio! Pronti all'attenti!

- Spiritoso... ma si può sapere chi sei? Non vedo nulla, sento solo la tua voce, ma che vuoi da me?

- Lascia perdere chi sono, non è tanto importante; anzi, non conta proprio nulla, conta molto di più quello che ho da dirti.

- Ah, bella questa.... vuoi fare il misterioso? Almeno datti un nome, che io sappia come chiamarti se ti devo rispondere.

- Guarda, non c'è problema, stai pure tranquillo che per quello che devo dirti basta che ascolti; io, poi, per dire il vero, non esisto neanche, sono stato inventato dalla fervida fantasia di quelli come te.

- Quelli come me?

- Massì, voi complottisti: vi inventate un sacco di cose, come ad esempio il fatto che il mondo sia governato da una elite perlopiù finanziaria che organizza la vita dell'umanità, crea gli inganni (altro titolo a te caro, mi sembra di ricordare), e studia tutte la maniere possibili per restare nell'oscurità e, nell'anonimato, controllare e tirare le fila.

- Ah! E invece... mi vorresti dire che non è così?

- Guarda: se pensi alla tua esperienza personale, non riconosci quanto difficile è mettere insieme 3 o 4 persone, intorno allo stesso tavolo, e organizzare delle strategie, delle azioni condivise? Un casino, ammettilo. Eppure voi complottisti pensate che esista un'unica regìa, una sorta di gruppo di "illuminati" che, con perfetto sincronismo, ed allineamento, sono in grado di portare avanti i piani più diabolici, le operazioni più efferate senza la minima incrinatura e senza che nessuno se ne accorga...

- Piano! Di errori ed incrinature ce ne sono anche troppi, siete anche troppo facili da smascherare, a volte, ad esempio...

- Lascia stare, ti prego, non sono certo qui a perdere il mio tempo per discutere di cose banali, ti basti sapere questo: non esiste una unica regìa. Ma un insieme di interessi distinti che molto spesso trovano soddisfazione nelle stesse operazioni che, per questo, vengono in qualche modo “agevolate” da più parti.

- Ma non era questo che ti volevo raccontare.

- Ah! E di cosa volevi parlarmi, invece?

- Lo sai già, forse c’eri già arrivato, sotto sotto: state prendendo un grossissimo abbaglio, tu e quelli come te. E dovete smetterla.

- Come come, scusa, un grossissimo abbaglio?

- Massì, lo sai: quando pensate che il signoraggio sia la causa dei problemi del mondo.

- Invece?

- È tutto il contrario da come la pensate voi.

- Questa è proprio bella. No, dico davvero, stai cominciando a farmi sorridere, perchè sono proprio curioso di sapere come farai a smontare...

- ..la storiella dell’abbondanza e della scarsità. Lo vedi che prevedo le tue affermazioni? Nella tua grettezza e semplicità sei non soltanto banale, ma anche scontato. Com’era quell’aforisma? “Il mondo è stato creato nell’abdondanza...

- ...ma per l’avidità di pochi ci siamo svegliati nell’indigenza”.

- Appunto. Immagino che tu ne sia stato orgoglioso, ma hai mancato il punto.

- Cioè? Non sei d’accordo che il mondo sia stato creato nell’abbondanza? Eh no perchè su questo sono particolarmente convinto e non riuscirari a smontarmelo.

- Vai vai, ti ascolto.

- Tutto molto semplice e sintetico: se pensi a bisogni primari dell’uomo, tutto si trova in misura molto superiore alle necessità dell’umanità, checchè qualcuno voglia farci credere il contrario. Per quanto riguarda il cibo, circa un terzo delle derrate alimentari prodotte al mondo ogni anno vengono letteralmente buttate a mare per tenere i prezzi alti, o perchè non c’è sufficiente domanda, o perchè sono andate a male: il problema è la distribuzione della ricchezza, non la mancanza di cibo. Per quanto riguarda l’energia, il sole soltanto potrebbe fornire centinaia di volte l’energia necessaria a far girare tutta l’economia; per non parlare di tutte le scoperte ed invenzioni che producono energia a costi irrisori che voi - ops! Diciamo “qualcuno” ha avuto interesse ad insabbiare e mettere in un cassetto.

- Vai avanti.

- Case? In Italia c’è un patrimonio immobiliare sfitto che si potrebbe utilizzare, e tutti avrebbero un tetto senza dover pagare affitti, e così via dicendo...

- E allora?

- Allora voglio dire che il mondo non ha un problema di mancanza di risorse o di mancanza di lavoro, come ci vogliono far credere, ma manca il denaro per far incontrare domanda ed offerta, per mettere le persone che sono senza lavoro all’opera nel fare le innumerevoli cose utili di cui si ha bisogno.

- Embè? E fin qua non hai detto nulla di nuovo, nulla che non sapessi già.

- Non capisco, cos’è che non ti convince?

- Vedi, lo sbaglio che tu e tutti quelli come te fanno sta nel pensare che noi (ti ripeto: io non esisto, sono un parto della tua mente malata, e ringrazia che adesso sono qui a spiegarti queste cose) creiamo la scarsità di denaro per avidità, come se lo volessimo tutto per noi.

- E invece?

- Ma sei scemo? Lo sai anche tu che lo creiamo dal nulla, ti pare che non potremmo farne quanto basta a noi? Il problema vero non è l’avidità: è qui che sbagliate.

- Spiegami, sono tutto orecchi.

- Qui la cosa si fa un pochino più... articolata, non complessa, ma articolata, ecco, questo sì, articolata, e devo prendere il giro un po’ largo per spiegartela.

- Ci credo bene: devi spiegarmi come possa essere preferibile un mondo in cui la gente è oberata da un debito eterno, inestinguibile, rispetto ad uno in cui la gente sia libera e padrona del proprio tempo: voglio proprio vedere come farai.

- Uhhh che paroloni... debito eterno.... neanche la vita è eterna, vuoi che sia eterno il debito? Tanto poi uno muore, no? Mica si porta il debito nell’aldilà, no?

- Magari lo ereditano i suoi figli.

- Meglio, lavoro già fatto (eh eh...)

- Sarcasmo satanico... non è che tu..

- Io? Ma vah! Insomma: fammi spiegare e non interrompere.

- -oOo-

- Allora, fammi partire con esempi semplici: tu hai (o hai avuto) figli piccoli, giusto?

- Giusto.

- E loro, ovviamente, sono sempre lì che studiano, aiutano in casa, la loro stanza è sempre in ordine e non passano neanche un minuto a giocare alla play o al pc, giusto?

- Spiritoso.

- Infatti. Se non li riprendi mille volte al giorno la loro stanza è sempre un disastro, non studierebbero mai, e se non gli togli il pc si passerebbero tutto il giorno ai videogiochi, corretto?

- Vai avanti.

- È evidente che, se vuoi che facciano il loro dovere, devi imporglielo, trattare con loro, minacciare, usare insomma il bastone e la carota (ma funziona meglio il bastone, il più delle volte), giusto?

- Te lo concedo, ma dove vuoi arrivare?

- Aspetta. In classe servono le regole, giusto? Se no loro non starebbero zitti e buoni, seduti su banchi, sarebbe l’anarchia, giusto?

- Continua.

- Vedi, potrei continuare a lungo con molti altri esempi, ma credo che a questo punto il concetto sia chiaro: l’essere umano è tendenzialmente pigro, e, se può, si adagia, si siede, cerca sempre la strada più facile, il percorso di minor resistenza, la soluzione che fa fare meno fatica.

- Mi sembra naturale.

- Anche col cibo: se dici a tuo figlio (uso l’esempio dei figli perchè riesce bene, ma se gli adulti sono un pochino meglio è solo perchè sono stati educati bene) di mangiare quello che vuole, mangerà cose sane o si riempirà di schifezze? Anche qui è evidente che, senza una guida dall’esterno, armata della necessaria autorità ed autorevolezza, il bambino si rovinerebbe. Per cui l’azione dei genitori, anche se al bambino può apparire crudele, è in realtà per il suo bene.

- Insisto: dove vuoi arrivare?

- Non l’hai capito ancora? Se vai a cavallo, te l’avranno insegnato, devi usare le briglie per farlo andare dove vuoi tu; se hai un cane, devi fargli capire che sei tu che comandi, altrimenti lui si sentirà perso; e, bada bene, il cane è contento di avere un padrone: è un animale sociale, che sta in branco, e il padrone gli dà sicurezza.

- Mi stai dicendo che siamo come animali?

- Ti scandalizzi? Ma non hai letto la favola di Fedro “Le rane vogliono un re”, scritta oltre 2000 anni fa? Già allora era chiaro che i popoli (ovviamente le rane erano una metafora) non sono in grado di autodeterminarsi, e hanno bisogno di qualcuno che, comandandoli, li guidi.

- Quindi, secondo te, avere il “cappio” del debito, rende le persone, e quindi i popoli, più docili, più disposti a farsi comandare e – in ultima analisi - anche più contenti?

- Ma perchè ti riesce così difficile comprenderlo? Un mondo ordinato, con l’impegno fisso del lavoro, un’organizzazione che dà sicurezza, è la cosa migliore. Ma solo a fronte di qualche “rischio” uno accetta di inquadrarsi. Ma, inquadrandosi, si adegua ad uno stato sociale e, alla fine, credimi, è meglio per tutti così.

- Quindi tenere le persone con la paura di perdere il posto di lavoro, di non avere la certezza per il domani, con un mutuo da pagare, è una sorta di calmiere sociale che serve per una società che voglia vivere senza conflitti? Ma i conflitti ci sono lo stesso, anzi, forse ancora maggiori!

- Ma qui non si sta parlando delle eccezioni. Vedi, le eccezioni ci saranno sempre, i violenti, i ladri, quelli che non sono mai contenti e cercheranno di arraffare sempre di più, esisteranno sempre. Qui si parla d’altro. Immagina se funzionasse, come potrebbe essere – e ti garantisco che date le risorse in natura potrebbe essere così – che nessuno dovesse lavorare, fare alcunchè: in breve tempo sarebbe il caos. Stesso principio per cui il bambino, se non opportunamente ripreso e minacciato (passami il termine) lascia la sua stanza nel caos più totale e passa la giornata ai videogiochi.

- Il tuo modello è quello di un uomo intrinsecamente cattivo: per renderlo sociale, o socievole, o diremo ancora meglio “socialmente utile” serve una imposizione dall’esterno.

- Beh, le leggi che ci starebbero a fare se no? Le punizioni, le galere, che senso avrebbero se non fosse così? Quindi, in estrema sintesi, se noi creiamo il denaro a debito, e indebitiamo i cittadini, le famiglie, le imprese, le nazioni, tutto questo serve per l’ordine, per tenere in riga una società che altrimenti sarebbe senza guida, senza mèta, e un po’ alla volta finirebbe nel caos.

- Potremmo dire che siete dei benefattori...

- Anche. Ma se lasci perdere le battute, al di là del fatto che non è certo l’avidità che ci muove (come ben sai non abbiamo limiti al nostro potere di creare denaro) fatti questa domanda: quale altro scopo potremmo avere per fare quello che facciamo? E l’ordine e la continuità dello stato sociale sono, credimi, le nostre uniche aspirazioni. Perchè è solo con ordine e la stabilità sociale che l’uomo si sente a suo agio, e può produrre qualcosa di positivo per sè, per la sua famiglia, per i suoi cari.

- Quasi quasi mi convinci..

- Vedi? Non è poi difficile. Ogni gregge ha bisogno del suo pastore, e noi, con la leva della scarsità economica (che possiamo più o meno dulare a nostro piacere), siamo la guida di questo gregge: a seconda del momento, decidiamo se ritirare o immettere un po’ di liquidità nel mercato, a seconda dei momenti, delle contingenze, decidendo la maniera di erogazione... perchè ridi?

- Rido perchè hai usato la parola “gregge”, e...

- ..era un modo di dire..

- ..e questo termine è molto usato per giustificare l’obbligatorietà dei vaccini: la famosa “immunità di gregge”.

- Era un modo di dire.

- Sai cosa cercano 9 persone su 10 che sono malalte o che hanno qualche dolore, quando vanno dal dottore?

- Di guarire, che gli passi il male.

- Esatto. Ma c’è 1, 1 su 10, che cerca qualcos’altro. E sai cosa?

- Cosa vuole? Stare peggio? (ride)

- No. Vuole capire. Non si accontenta che gli passi l’emicrania, il mal di pancia, o qualsiasi altra cosa. Vuole capire. Sa che quello è un segno. Sa che c’è qualcosa da imparare anche da quella situazione.

- E vabbeh, si sa, siamo tutti diversi, che c’è di strano?

- Vedi, il punto è proprio questo. Non siamo tutti uguali. Non siamo tutti desiderosi di avere chi decide per noi, chi ci dica cosa fare e cosa non fare. E il tuo ragionamento è un ragionamento sbagliato.

- Perchè? Te l’ho spiegato come è fatto l’essere umano, che ci sia qualche eccezione ci può stare, ma l’hai detto anche tu: è uno su cento che è diverso, e quindi...

- No!

- Primo, perchè grazie a quell’uno su dieci capiamo come vanno le cose. Secondo, perchè siete proprio voi, con le vostre politiche, che vi autosostenete. Avete una teoria che in economia finanziaria si definirebbe una previsione auto-avverante. Sai cos’è una previsione auto-avverante?

- Ne ho sentito parlare...

- È una previsione che, influenzando i mercati, fa sì che i mercati si comportino proprio nel modo in cui la previsione aveva predetto. Ad esempio: se un gran numero di persone crede che il tal titolo andrà giù, comncia ad andare short su quel titolo e il movimento di vendita ingenera la paura anche negli altri investitori che copiano le mosse, causando l’avveramento di quella previsione.

- Non capisco cosa c’entri con quanto ti dicevo io prima.

- Eh sì, caro il mio illuminato. Perchè tu imbrogli, forse sapendo di imbrogliare.

- Quando mi dici che non si può, senza coercizione, tenere 25 bambini di 7 anni in 40 mq seduti, per 5 ore, hai ragione, ma il punto vero è: chi l’ha detto che sia GIUSTO tenere 25 bambini di 7 anni seduti per 5 ore?

- E quando mi dici che, senza controllo, il bambino magerebbe solo schifezze (cioè cibo che non gli fa bene), perchè non ti poni invece la domanda: “e chi l’ha fatto quel cibo che fa male? E perchè l’ha fatto, se non per pura avidità e desiderio di guadagno, sapendo che faceva male?”

- E se mi dici che senza minaccia il bambino starebbe ore ed ore davanti ai videogiochi, io ti domando: ma chi ha creato quei videogiochi?

- Sì ma un mondo ordinato è meglio del caos.

- Ancora una volta: parti da presupposti sbagliati. Certo che, stante la situazione attuale, se vuoi mantenere lo status quo, c’è bisogno di regole, di repressione, di minaccia. Ma è questo il motivo per cui siamo stati messi al mondo? Questo il motivo per cui siamo in questa avventura terrena? Questo lo scopo delle nostre esperienze?

- Ormai non si torna indietro. Questo è il mondo che abbiamo, e con questo dobbiamo fare i conti.

- La mancanza di fantasìa che ti caratterizza, è avvilente. Abbiamo una sola vita, e non possiamo sprecare nessuna opportunità per prenderla nelle nostre mani, e farne un capolavoro. Senza copiare quella di qualcun altro: ognuno ha una storia a sè. E ognuno deve dare il meglio che può, pensando al di fuori degli schemi, al di fuori dei solchi tracciati, aumentando a dismisura le possibilità concesse. Questo è il significato che dobbiamo dare alla nostra esperienza: una smisurata gara con noi stessi per trovare il bello, in ogni contesto, in ogni organizzazione, in ogni ambito. Anche e soprattutto fuori dalle regole.

- Noi sproniamo l’uomo a fare, a lavorare, se lo facciamo col bisogno, che problema c’è?

- Con il bisogno puoi, certo forzare le persone a fare quello che vuoi tu, ma questa non è crescita personale, spirituale. Lasciando invece le persone libere di agire in base al desiderio (de-sidera: dalle stelle) le possibilità realizzative si moltiplicano all’infinito.

- Utopia. Ricorda: le rane vogliono un re.

- Forse. Ma io credo che siete voi che, lasciando le persone nell’indigenza, le riducete a poco più di animali, unicamente occuate dal risolvere i bisogni primari.

- Fuori dallo stato di bisogno si apre un oceano di possiblità, e la realizzazione vera dell’individuo. Forse questo non vale per tutti: molti forse preferiranno cercare di restare nella zona del comfort di una vita regolare, pianificata, ripetitiva.

- Ma qualcuno ha già cominciato ad uscirne.

- E comincia ad aprire la strada per molti altri che seguiranno.

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