Se dovessi provare a definire l'anno che si chiude con una sola parola, utilizzerei il termine "delusione".

Questa delusione nasce dalla realizzazione che qualunque governo possa venire a formarsi in Italia, la nostra situazione non potrà mai cambiare in modo sostanziale.

Certo, si potranno dare 100 euro in più a chi è povero, e magari mandare in pensione qualche mese prima chi se lo è meritato, ma la realtà complessiva che ci circonda non potrà mai cambiare più di tanto: siamo una nazione schiava.

Schiava economicamente, a causa di un debito che ci schiaccia in maniera insopportabile, e che ci toglie ogni margine di manovra per cambiare efficacemente la nostra organizzazione sociale. Schiava politicamente, perché siamo legati mani e piedi al patto Atlantico, e da quello non possiamo uscire. Schiava ideologicamente, perché legati a certi dettami del pensiero unico che viene controllato ferocemente dai media di sistema, e che impedisce una qualunque mutazione sostanziale nelle opinioni delle masse.

Intendiamoci, non sto dicendo che mi aspettavo una rivoluzione travolgente da parte del nuovo governo giallo-verde. Non sono un ingenuo, ed ho vissuto abbastanza a lungo da capire che certe mutazioni possono avvenire solo nel corso del tempo. Ma quando vedo un governo i cui rappresentanti erano palesemente a favore di un'uscita dall'Euro(pa), e ora si ritrovano invece a piegare la testa ai dettami di Bruxelles, mi coglie un senso di frustrazione e di impotenza.

Quando vedo un governo i cui rappresentanti erano palesemente contrari alle vaccinazioni obbligatorie, e ora invece sembrano diventati i camerieri di Big Pharma, mi coglie un senso di frustrazione e di impotenza.

Quando vedo un governo che sosteneva apertamente che gli F-35 sono dei bidoni ingovernabili, e ora invece ne tessono le lodi come se fossero dei gioielli di tecnologia futuristica, mi coglie un senso di frustrazione e di impotenza.

Quando vedo un governo che era apertamente a favore dell'abolizioni delle sanzioni contro la Russia, e ora invece ha completamente smesso di parlare di questo argomento, mi coglie un senso di frustrazione e di impotenza.

Forse il senso della storia sta proprio qui, nella distanza che esiste fra le aspettative e la realtà, e nello sforzo che ogni generazione deve compiere per coprire quella distanza. Ma di certo questo non è stato un anno entusiasmante rispetto a questo tipo di progresso.

Questo non significa naturalmente che dobbiamo smettere di fare il nostro lavoro. Per quel che mi riguarda, continuerò imperterrito a seguire la strada che mi detta la mia coscienza, anche perchè vedo che la crescita di consapevolezza collettiva è comunque in atto, e non si è affatto arrestata. Questo mi basta e avanza per continuare a fare quello che faccio.

Forse stiamo solo vivendo la parte bassa di un'onda lunga, della quale non vediamo che i risvolti negativi, perchè sono i più vicini a noi. Magari queste fluttuazioni fanno parte di un ciclo più ampio, la cui summa totale sarà comunque positiva.

Lo spero con tutto il cuore, e spero che anche molti di voi la pensino allo stesso modo.

Massimo Mazzucco