DO YOU KNOW JANJAWEED? Il primo che vedrà comparire per tre volte su un giornale questa parola - Janjaweed - o la sentirà pronunciare tre volte da qualche emittente di governo, saprà con certezza che è il Sudan la prossima pedina nell’infinita partita a scacchi col mondo che sta alla base del progetto neocons americano. Janjaweed sono i miliziani arabi (sudanesi) che terrorizzano, violentano ed uccidono sistematicamente le popolazione nere (sudanesi) di Durfur, lungo il confine con il Chad, con silenzioso benestare del governo di Kartoum. Non solo quindi i Janjaweed saranno probabilmente i nuovi cattivi dei nostri telegiornali estivi, ma è il governo stesso del Sudan che potrà entrare presto nel mirino di Washington, “se non si sbriga a mettere sotto controllo questi miliziani che violano sistematicamente i diritti umani”. L’ha detto Powell, ieri a Kartoum. Ovvero – tanto ormai certi passaggi possiamo permetterci di saltarli – come potenziale riserva di petrolio il Sudan comincia a diventare una appetibile alternativa ... ...alla dipendenza ormai sicura dai vari principi sauditi. Non ce n’è molto, nè sarà così facile estrarlo, e comunque occorre prima pacificare tutta la zona dove – guarda caso – proprio oggi si stanno svolgendo le pulizie etniche. Infatti, in alternativa, si potrà semplicemente aspettare ancora qualche mese, e gli abitanti di Durfur si saranno tutti “pacificati” da soli, grazie alle continue incursioni dei Janjaweed, alla fame alla sete ed alla mancanza quasi totale di medicinali e di assistenza, che affligge da tempo i sempre più pochi sopravvissuti a questo ennesimo genocidio silenzioso. Questo per non parlare di centinaia e centinaia di casi di ripetuta violenza sessuale, o del milione circa di gente scacciata a viva forza dai loro villaggi, che si aggira come fantasmi fra le sabbie del deserto, senza più possedere nemmeno uno straccio con cui coprirsi. Per non dare però troppo nell’occhio, questa volta, sarà bene portarsi avanti e cominciare a farsi vedere in zona in tempi non sospetti: ecco così che Powell ti compare all’improvviso in Sudan, da dove le TV di tutto il mondo si premurano di farci sapere che è andato a “sculacciare” i governanti locali, che tollerano questo “orribile genocidio”. (Tutto ciò che ho descritto sopra, e che è in corso da più di un anno, lui l’ha scoperto per caso l’altra sera, guardando un documentario di National Geographic). Quando poi di questi poveracci ne saranno rimasti soltanto quindici o venti, interverremo tempestivamente con la solita missione umanitaria, ed il misfatto sarà di nuovo compiuto. (Sappiate che comunque, per i più esigenti in fatto di motivazioni, il Sudan ha anche ospitato bin Laden per circa venti minuti nel 1990). Fa quasi sorridere (se non si avessero davanti agli occhi le immagini di quella gente) questa ciclica epifania in Powell & Company, che ogni tanto sembrano quasi richiamati a “fare il bene” da un qualche Arcangelo di passaggio. Non hanno evidentemente il senso della continuità del tempo, e si dimenticano che mentre tutti hanno ancora negli occhi le immagini delle torture, loro non hanno ancora nemmeno liberato tutti quei prigionieri innocenti nè di Guantranamo nè di Abu Grahib. E’ chiaro a questo punto che i neocons debbano essere geneticamente diversi da noi, poichè evidentemente “non collegano”, come facciamo noi, presente e passato, e credono semplicemente di poter chiudere una pagina della storia aprendogliene sopra un’altra, anche se comincia con la stessa identica filastrocca: “In un paese lontano lontano, c’erano una volta degli uomini cattivi che violavano i diritti umani della povera gente....” Chissà quanto ancora ci vorrà perchè i bambini che li hanno votati diventino abbastanza grandi da stufarsi di questa rivoltante ninna nanna? Massimo Mazzucco