[b]IL MALE E LA CURA[/b] Una fulminante battuta di Karl Krauss, contemporaneo di Freud, sintetizzava qualcosa che va ben oltre una gustosa critica all’allora scienza nascente: “La psicanalisi è una malattia travestita da cura”. Questa curiosa ambivalenza, che anche un convinto difensore della psicanalisi non vorrebbe negare, sembra essere un vero e proprio marchio di fabbrica di tutta la nostra cultura occidentale: creare il problema, per poi risolverlo. Abbiamo distrutto la Serbia, per poi arrivare pieni di offerte e di buona volontà per ricostruirla da cima a fondo. Lo stesso stiamo facendo in Iraq, poichè anche lì, qualunque sia l’esito finale, avranno bisogno di noi per rimettersi in piedi. Indeboliamo il sistema immunitario di intere generazioni, con scellerate (ma lucrosissime) vaccinazioni a tappeto, per poi dover spendere almeno altrettanto... ... per ricoverare migliaia di vecchietti colpiti dalla solita influenza autunnale (com’è che i nostri nonni non si ammalavano mai di queste cose? Avete mai visto intere guarnigioni di sani contadini padani riporre gli aratri in Ottobre, e ritirarsi con rassegnazione in attesa della "portoghese"? ). Questo per non parlare dei costi della ricerca su AIDS, cancro, sclerosi multipla, artrite reumatoide, e mille altre malattie, che – sarà un caso - sono dette tutte autoimnuni. Roviniamo in maniera vergognosa l’ambiente, tollerando uno sviluppo industriale sregolato e irresponsabile, per poi essere obbligati a mettere la marmitta catalitica persino al sedere del nostro cane, piuttosto che a portare noi stessi la mascherina nell’ora di punta. Creiamo falsa ricchezza, attribuendo un valore ad oggetti che non esistono, per poi dover assistere ad inevitabili crolli in borsa, che riportino ciclicamente in pari il rapporto con la realtà. (Chi l’avrebbe mai detto che anche un crollo in borsa può essere visto come una “cura”?) Vendiamo armi di ogni tipo e dimensione a paesi che non ne hanno, pur di aizzarli contro un nostro nemico, solo per dover tornare, anni dopo, a combattere gli stessi cannoni che abbiamo costruito noi. (Afghanistan ed Iraq sono solo due esempi fra i più recenti. Ma lo stesso Bush che commemorava i caduti di Normandia, morti sotto i cannoni costruiti coi soldi di suo nonno, non è stato un esempio da poco). E così di questo passo, scopriremo magari un giorno che l’intera storia dell’occidente moderno è nata il giorno dell’infausto matrimonio fra Costantino e la Chiesa, e che è proprio questo occidente il vero responsabile dell’olocausto, per aver seminato nei secoli germi di antisemitismo che risiedono addirittura nelle pagine del Vangelo. Finchè lo stesso occidente non ha poi partorito un Hitler, che alla fine abbiamo dovuto seppellire fra le macerie del suo bunker, per poi “fare giustizia” dei suoi tirapiedi, col processo di Norimberga. E tutti a far finta che l’antisemitismo fosse arrivato la sera prima su un qualche meteorite di passaggio. Oggi con Saddam la meccanica e la retorica si ripetono, identiche e puntuali come orologi svizzeri. Norimberga, l’Aia, Baghdad, tutti tribunali di giustizia impiantati da coloro – noi stessi – che per primi hanno perpetrato l’ingiustizia. In attesa di Osama. Massimo Mazzucco (Articolo del Luglio 2004)