[lib align=left]salgado-train.jpg[/img] [b][size=x-small]AVVISO AI PASSEGGERI: IL TRENO RADICALE NON TRANSITA PIÙ QUI.[/size][/b] [b]Rivolgersi allo sportello in fondo a destra.[/b] [b]di Massimo Mazzucco[/b] Manco dall'Italia da una decina d'anni, e risale ad almeno il doppio l'ultima volta che votai per Pannella, col cuore in mano. Ma mai avrei pensato di sentire dalle labbra di un deputato radicale, e per giunta europeo, le parole che portano oggi la firma di Emma Bonino e Gianfranco Dell’Alba, sotto il titolo «Un’Onu rifondata per Paesi democratici», sul Corriere della sera di ieri 13 Luglio. Non solo essi vedono la "liberazione" dell’Iraq come "la premessa di un possibile nuovo ordine internazionale" (che paura, quei tre termini usati in positivo!) ma ci parlano con entusiasmo della "dimostrazione che con volontà e determinazione [immagino si riferiscano alla guerra, visto che negli ultimi anni è stata l'unica via d'azione da Kosowo ad Iraq, e via Afghanistan] è possibile globalizzare la democrazia, oltre al commercio." Ma la sorpresa diventa folgorazione assoluta quando ... ...leggo che è in nome proprio di questa visione internazionale che vorrebbero rifondare, o comunque in qualche modo rifare, le Nazioni Unite. Le quali, come essi ci ricordano, nascono sì "come una comunità di nazioni che si riconoscono nei valori di libertà e giustizia" (contro nazifascismo - e non, mi permetterei di aggiungere), ma che fanno anche del rispetto delle sovranità nazionali il terzo caposaldo assoluto del loro stesso motivo di esistere. Non l'ho scritto io il charter originario, nè mi risulta che portasse clausole particolari per i cattivoni coi baffi più lunghi degli altri. E più in generale comunque, la loro arbitraria quanto manichea suddivisione del mondo in "dittature" e "democrazie" - sulla quale imperniano l'intero discorso - fa quasi rimpiangere la saggezza ed ampiezza di visione del Bush post-11 Settembre. Talmente stravolgono gli autori, a mio giudizio, l'essenza stessa delle Nazioni Unite, che quasi quasi viene da suggerire loro di fondare una organizzazione ex-novo, con diverso nome e... "indirizzo". E già che ci sono, suggerirei loro di guardare a destra anche per un'altra cosa: Fini non sarà portatore di un messaggio particolarmente nobile nemmeno oggi, ma almeno il coraggio, l'abilità, e l'acume di cambiare nome al suo partito li ha avuti al momento giusto, e in tempi di certo non sospetti. Questo lo facciano, i deputati radicali, se non altro in rispetto a quei quattro imbecilli che a certi valori, una volta, hanno creduto fino in fondo. Massimo Mazzucco *** [b]CORSERA 13 Luglio 2003 LA PROPOSTA - «Un’Onu rifondata per Paesi democratici» di EMMA BONINO e GIANFRANCO DELL’ALBA (deputati europei radicali)[/b] La liberazione dell’Iraq dalla dittatura di Saddam Hussein, uno dei regimi piu feroci e sanguinari dell’era contemporanea, rappresenta un potenziale spartiacque. Lungi dall’essere, come sostengono molti pacifisti, un’operazione neocoloniale dell’estrema destra americana, costituisce la premessa di un possibile nuovo ordine internazionale. Come arrivarci? Certamente ridando all’Onu il proprio ruolo di garante della legalita internazionale. Noi radicali riteniamo che l’evoluzione delle Nazioni Unite nel corso degli anni ha portato a una sorta di Costituzione materiale sovente in contrasto con i principi ispiratori della Costituzione legale, ovvero della Carta stessa. Le Nazioni Unite nascono come una comunita di nazioni che si riconoscono nei valori di liberta e giustizia alla base della lotta contro il nazifascismo. Lo scopo e di salvaguardarli e promuoverli. L’art. 53 paragrafo 2 della Carta, tuttora in vigore, qualifica come «Stato nemico» (delle Nazioni Unite) «ogni Stato che durante la Seconda guerra mondiale sia stato nemico di uno dei firmatari del presente Statuto». Cosi l’Italia, pur essendo membro fondatore della Nato nel 1949 e della Ceca nel 1952, ha dovuto aspettare il 1955 per essere ammessa alle Nazioni Unite. Il Giappone il 1956 e la Germania addirittura il 1973. In altre parole, la Carta sottoscritta a San Francisco da cinquanta Paesi (oggi siamo a oltre 190 Stati membri) contiene si una serie di nobili obiettivi politici - decolonizzazione e autodeterminazione dei popoli, progresso sociale, promozione dei diritti fondamentali della persona umana - ma si presenta soprattutto come il manifesto delle nazioni che condividono i valori di liberta e giustizia. Al punto di dotare le Nazioni Unite di meccanismi per reagire a eventuali minacce alla pace e all’ordine internazionale provenienti da Stati che quei valori non condividono - dunque estranei all’Onu stessa. La crisi dei rapporti fra i Paesi occidentali e l’Unione Sovietica nell’immediato dopoguerra, e la nascita del movimento dei non allineati nel 1955 a Bandung, mandano pero all’aria le intenzioni dei padri fondatori. Oggi si e cosi lontani dallo spirito originario da far sembrare legittimo che siano le dittature a giudicare le democrazie. Al punto che la Libia ha presieduto quest’anno la Commissione per i diritti umani. La convivenza tra democrazie e dittature all’interno del club dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza s’e tradotta nella sua paralisi. La seconda ragione della paradossale situazione odierna risale al vertice di Bandung, dove i leader dei Paesi non allineati - Chou En Lai, Nehru e Tito in testa - lanciarono una sorta di ideologia vicaria delle Nazioni Unite. Alla base di questa ideologia c’era, innanzitutto, la riaffermazione del principio di non ingerenza negli affari interni di uno Stato e la sua precedenza rispetto ai diritti dei singoli individui enunciati all’articolo 1 della Carta. C’era, inoltre, l’enunciazione del principio per cui tutti i Paesi sovrani hanno diritto ad essere membri delle Nazioni Unite. Questo approccio ha stravolto completamente l’iniziale concezione dell’Onu, che da club di Paesi accomunati dagli stessi valori s’e trasformata nel foro della comunita internazionale. Una comunita amorfa e indistinta, quindi, che mai indaga sulle credenziali democratiche dei propri membri, pronta ad accogliere chiunque. La situazione attuale, dove i compiti specifici dell’Onu in materia di promozione dei diritti fondamentali della persona vengono assunti anche da Stati che tali diritti conculcano, non e piu accettabile. Si tratta di mettere mano non solo ai meccanismi di funzionamento dell’Onu, ma anche alla sua composizione. Noi radicali ci battiamo da tempo per la creazione di un’Organizzazione mondiale delle democrazie e della democrazia (Omd) che, partendo dall’embrione gia esistente della Community of Democracies, possa raggruppare i Paesi democratici nelle istanze internazionali, per promuovere concretamente democrazia, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Quanto alla sua organizzazione, ci si puo ispirare a vari modelli: dall’Organizzazione mondiale della democrazia al Consiglio d’Europa. Nel caso di quest’ultimo, l’ammissione e il mantenimento della qualita di membro sono subordinati al rispetto di specifici standard democratici. Cio ha indotto i Paesi dell’ex blocco sovietico ad adattare rapidamente la propria legislazione ai requisiti di questa organizzazione, permettendo loro di entrare nell’Unione Europea. Con un Consiglio di sicurezza che sembra spesso l’ultimo baluardo delle dittature di tutto il mondo e l’Onu diventata lo strumento di conservazione dell’ordine costituito, v’e da chiedersi se la nostra idea di Omd non debba costituire il mezzo per riaffermare i valori originari a fondamento delle Nazioni Unite, rimpiazzandone progressivamente ruolo e funzioni. Per entrare e restare in tale club occorrerebbe semplicemente il rispetto degli stessi impegni assunti a livello internazionale da ciascuno Stato, a cominciare dalla Carta dell’Onu e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Molti Paesi negli ultimi anni hanno pagato il prezzo della democrazia politica, anche grazie al sostegno internazionale, fornendo la dimostrazione che con volonta e determinazione e possibile globalizzare la democrazia, oltre al commercio. Altri ne restano caparbiamente estranei, mentre alcune democrazie possono conoscere derive autoritarie. Perche i progressi degli uni e i regressi degli altri dovrebbero continuare a essere del tutto ininfluenti sullo status internazionale di ciascun Paese? Proponiamo, insomma, di rifondare l’Onu secondo i principi originari. Un’Onu che abbia come criterio di ammissione non la mera esistenza di un Paese, ma il soddisfacimento da parte del relativo governo di alcuni indicatori di democrazia. Un’Onu che preveda - come del resto avviene nell’Unione Europea - meccanismi di sospensione o, addirittura, di espulsione in caso di mancato rispetto dei parametri democratici. Queste nuove Nazioni Unite avrebbero la legittimita necessaria per reagire credibilmente alle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale e per promuovere liberta e diritti umani. Cosi che appartenere a tale organizzazione diventi un fine, e non un mezzo, dell’azione politica dei singoli Stati del mondo. Un primo passo in questa direzione puo e deve essere la convocazione, sin dalla prossima Assemblea generale di settembre, di un primo «caucus» dei Paesi democratici, una riunione costitutiva di quella Community of Democracies che gia rappresenta l’embrione dell’Organizzazione mondiale della democrazia.