La vicenda Alitalia mette in luce due contraddizioni clamorose del sistema-pensiero neoliberista.

La prima contraddizione è la completa trasformazione del ruolo dei sindacati, che sono passati da effettivi difensori del lavoratore a semplici passacarte dei diktat delle aziende. In un mercato dove il ricatto da parte dell'azienda è diventato ormai la norma, i sindacati si sono lentamente trasformati in uno strumento di manipolazione mentale del lavoratore, costringendolo ad accettare compromessi sempre più umilianti "perchè altrimenti andiamo tutti a casa".

Ma il secondo aspetto del neoliberismo è sicuramente il più deleterio, ed è quello che supporta la mentalità per cui i guadagni sono sempre del privato, mentre le perdite diventano pubbliche.

Quando il buon Prodi lanciò Alitalia verso la privatizzazione, lo si faceva "per essere più competitivi" e "per adeguarsi alle regole del libero mercato". Allora spirava il vento fresco del neo-liberismo, e nessun impiegato della compagnia di bandiera protestò, allettato dall'idea che "il privato è sempre competitivo, per sua definizione". Sembrava quasi che mettersi nelle mani dei privati fosse un toccasana, "perchè loro sanno bene quello che fanno".

Ebbene, lo sanno talmente bene quello che fanno, che per restare competitivi hanno dovuto proporre dei pesanti tagli al budget e agli stipendi.

E a questo punto i lavoratori dell'Alitalia si ribellano, e invece di accettare le regole del libero mercato tornano ad invocare l'intervento della mamma: lo stato.

«I tagli e il rilancio proposti dalla società non ci porteranno a niente di buono - dice un pilota dell'Alitalia - La strada è tutta in salita, e deve prenderne atto anche il governo che non può assistere inerte alla liquidazione dell’azienda. Anzi deve intervenire direttamente con la nazionalizzazione».

«Perché il governo non ci dovrebbe aiutare? - si domanda un'impiegata dell'Alitalia - Ha salvato le banche, ha salvato l’Ilva, perché noi no?».

Antonio Amoroso, segretario nazionale del sindacato Cub trasporti, butta apertamente il ricatto sul piatto della bilancia: «Voglio proprio vedere come farà il governo a non sostenerci. In ballo non ci sono solo i 12 mila dipendenti Alitalia, ma oltre 50 mila lavoratori, se si pensa che per ogni nostro dipendente ce ne sono altri quattro dell’indotto. ... Lo Stato non può abbandonarci: ha trovato 20 miliardi per le banche? Bene, adesso si ingegni a trovare il miliardo che occorre per mettere in salvo noi».
 
Naturalmente, il problema non sta nè nella eccessiva liberalizzazione del mercato nè nell'eccesivo  protezionismo statale: si tratta semplicemente di buon management, che a noi ovviamente manca. Oggi ci sono compagnie aeree, come Ryan Air, Easy Jet o Air Berlin, che viaggiano in attivo e continuano ad espandersi a vista d'occhio.

Perchè da noi nessuno è capace di far funzionare le cose come fanno nel resto del mondo?

Massimo Mazzucco