Ieri è successo un fatto interessante. Anzi, un doppio fatto interessante: inizialmente, la CIA ha dichiarato di avere le prove di un coinvolgimento diretto da parte degli hacker russi per favorire la vittoria di Trump nelle elezioni americane. Il secondo fatto interessante è che lo stesso Trump ha apertamente respinto questa ipotesi, delegittimando la rivelazione della CIA con una frase al vetriolo: "Presumo che queste siano le stesse persone che nel 2003 avevano scoperto che Saddam aveva le armi di distruzione di massa".

In pratica, con una semplice frase ha sputtanato pubblicammente la credibilità della CIA.

Il commento di Tump è stato talmente sorprendente che l'ex-direttore della CIA, Hayden, ha dichiarato: "Wow! Il neoeletto presidente non crede ai dati fattuali della CIA!"

Ma di fattuale, come sappiamo, c'è ben poco. E mentre la Russia chiede apertamente che vengano mostrate al mondo le prove del loro coinvolgimento, lo stesso Trump ha dichiarato: "Per quel che ne so io, [a violare i server dei democratici] potrebbe essere stata la Russia, la Cina, oppure un tizio qualunque che abita nel New Jersey."

Questo attacco frontale alla CIA da parte di Trump sembra fare da contraltare all'appoggio chiaramente partigiano che Trump ha ricevuto dall'FBI prima del voto presidenziale.

Come tutti ricorderanno infatti, fu il capo dell'FBI, James Comey, a far pendere l'ago della bilancia verso Trump, quando dichiarò di avere riaperto le indagini contro Hillary Clinton, nello scandalo delle e-mail, a soli 7 giorni dall'apertura delle urne.

In altre parole, sembra che in questo caso l'FBI si sia chiaramente schierata a favore del neo-eletto presidente, mentre la CIA si stia schierando chiaramente contro di lui. (Il motivo è evidente: da un lato, Trump ha promesso di rafforzare le risorse interne dell'FBI "per combattere il crimine" negli Stati Uniti, mentre dall'altro la CIA è preoccupata per il mancato supporto che verrà probabilmente da Trump nell'alimentare la loro guerra segreta contro Putin, soprattutto in Ucraina).

Se questo fosse vero, non sarebbe che l'ennesimo episodio nel quale le due più potenti agenzie americane, CIA e FBI, si scontrano nell'ambito di una guerra fratricida che risale praticamente agli anni 50 del secolo scorso. E non è certo la prima volta che le due agenzie si trovano schierate su fronti opposti, rispetto alla presidenza.

Il caso più clamoroso è sicuramente quello che avvenne nel 1974, sotto la presidenza Nixon. Nel tentativo di mettere sotto controllo lo scandalo Watergate, il presidente americano decise di utilizzare la CIA per fermare le indagini dell'FBI che stavano portando alla luce il suo coinvolgimento diretto nella vicenda. Lo scontro interno fra CIA e FBI fu violento, ma alla fine gli uomini dell'FBI non si lasciarono piegare, e denunciarono addirittura il tentativo della CIA di metterli a tacere.

Fu uno dei momenti più bassi della storia americana, che costò non solo la presidenza a Nixon, ma che lasciò nella popolazione una traccia indelebile di sfiducia verso il proprio governo e le proprie istituzioni.

Gli episodi di guerra fra CIA e FBI sono innumerevoli nella storia americana (per chi conosce l'inglese, questa è una pagina illuminante). Ci fu solo un caso nel quale CIA e FBI si trovarono perfettamente d'accordo, e fu l'assassinio del presidente Kennedy. In quel caso infatti i due fratelli Kennedy erano riusciti ad inimicarsi contemporaneamente la CIA (per la questione di Cuba) e l'FBI (per la questione della mafia). In quel caso quindi le due agenzie non fecero nessuna fatica ad unire le forze per liberarsi dell'ostacolo sul loro percorso.

Ma non è certo il caso di Donald Trump, che per ora non ha ancora nemmeno messo piede alla Casa Bianca, e che verrà sicuramente rimesso "sulla giusta strada" con manovre molto più semplici e meno appariscenti di un omicidio. È solo questione di tempo.

Massimo Mazzucco