Vorrei parlare della vicenda di DJ Fabo non dal punto di vista etico o morale, ma da quello del percorso individuale.

Tutti noi viviamo la prima parte della nostra vita convinti di essere noi a determinare quello che ci accade. Facciamo delle scelte, esercitiamo il nostro libero arbitrio, decidiamo man mano di andare a destra piuttosto che a sinistra, in alto piuttosto che in basso, ed iniziamo a costruire quello che diventa il nostro percorso individuale.

Poi però ci accadde qualcosa (di solito intorno ai 40 anni) per cui entriamo nella famosa "selva oscura" di cui ci parla Dante. Perdiamo le coordinate del nostro percorso, ci sentiamo improvvisamente impotenti rispetto al nostro destino, e lentamente capiamo che non siamo noi a condurre la nostra vita, ma che è lei a suggerire a noi dove dobbiamo andare.

A quel punto di solito avvengono due cose: o la persona si intestardisce, continua a cercare di voler andare dove vuole arrivare lui, e quindi soffre per il costante conflitto di non riuscirci (quasi mai) in pieno, oppure accetta questa nuova realtà delle cose, capisce che la vita gli sta dando dei suggerimenti utili, comprende che c'è qualche motivo superiore per il quale gli conviene seguirli, e diventa la nuova persona che caratterizzerà la seconda parte della sua esistenza. Più docile, più umile, più altruista, più al servizio della vita che non di sè stesso

Di solito tutto questo avviene per noi in modo progressivo, nel senso che la fase della "selva oscura" dura diversi anni, e che prima di riuscire a completare la trasformazione ci si ritrova ad essere un individuo completamente diverso da quello che ci era entrato.

Tutto questo invece per Fabiano Antoniani è accaduto in modo improvviso e traumatico. Fino a ieri era un ragazzo attivo che si divertiva, che amava la vita fisica, e che determinava le proprie scelte in base ai propri gusti e alle proprie passioni. Poi di colpo, a causa di un incidente stradale, questa possibilità gli viene a mancare. Fabiano entra nella "selva oscura" dalla sera alla mattina. Nell'arco di pochi giorni si rende conto, in modo eclatante e drammatico, che non solo non può più fare nulla di tutto ciò che faceva prima, ma che la vita gli ha lasciato soltanto una scelta possibile: quella di continuare ad esistere come essere pensante. Senza più disporre del proprio corpo, e senza poter disporre anche soltanto della vista, a Fabiano rimane solo la possibilità di una flebile comunicazione vocale con l'esterno, ed un'immensa ed illimitata capacità di pensare, al suo interno. La vita gli ha voluto insegnare, nell'arco di pochissimi giorni, che lui non è assolutamente padrone di nulla, e che ora è costretto a subire le svolte del proprio destino, invece che provare a determinarle.

Nell'arco di poche settimane Fabiano comprende e digerisce questa maestosa lezione esistenziale, e decide di porre termine alla propria vita.

Ora che ha capito che non siamo noi a determinare il nostro percorso, ma che è la vita stessa ad imporcelo, può tranquillamente lasciare questo ciclo vitale e tornare a viverne un altro, daccapo, con un corpo nuovo, avendo acquisito l'umiltà esistenziale che ancora gli mancava.

Sono certo che nella sua prossima esistenza Fabiano saprà mettere molto presto il proprio percorso a disposizione della vita, e non più viceversa.

Massimo Mazzucco