Il credente dice: "Dio esiste". L'ateo gli risponde: "Dimostralo!" Il credente replica: "No, sei tu che devi dimostrare che non esiste".

A chi sta l'onere della prova?

Questo è un problema che si pone molto di frequente, nelle discussioni di ogni livello, e sembra non esserci una regola universale per stabilire di volta in volta chi sia a dover dimostrare che cosa. O meglio, la regola esiste, ma è passibile di interpretazione: secondo la definizione più classica, infatti, "sta a chi vuole dimostrare l'esistenza di un fatto di fornire le prove per l'esistenza di quel fatto".

Benissimo. Quindi, se io voglio sostenere, ad esempio, che Peter Sellers ha avuto una storia d'amore con Sophia Loren, devo trovare fotografie, lettere e testimonianze di vario tipo che confermino quello che sostengo. Se le prove saranno sufficienti, la mia tesi sarà stata dimostrata, se invece non lo saranno, la mia tesi resterà una semplice illazione.

Fin qui, sembra tutto facile. Ma come ci si comporta quando vi sono due verità contrapposte che si combattono a vicenda? Come ci si comporta quando due persone vogliono affermare l'esistenza di due fatti fra loro contrari?

Se, ad esempio, il debunker dice "le torri gemelle sono crollate a causa degli incendi", e il complottista dice "le torri gemelle sono crollate a causa degli esplosivi", su quale dei due ricade l'onere della prova? A chi sta dimostrare ciò che sostiene?

In fondo sono due affermazioni equivalenti, dal punto di vista giuridico. Come si fa a decidere chi sia a dover dimostrare che cosa?

Io una risposta ce l'avrei, ma preferisco che sia ciascuno di voi a proporre le propria soluzione a questo tipo di enigma.

Massimo Mazzucco