[b]“LADY ARROGANCE” SUPERA LA PROVA DEL FUOCO. ALMENO IN APPARENZA.[/b][img align=right]library/arrog150.jpg[/img] di Massimo Mazzucco Non è bruciata viva, ma che la sua testimonianza sia davvero stata utile al futuro dell’amministrazione resta tutto da vedere. Dopo settimane di accese discussioni, che hanno coinvolto l’intera nazione, Condolezza Rice aveva dovuto cedere ed accettare di apparire sotto i riflettori – e soprattutto sotto giuramento - davanti alla commissione indipendente sull’11 Settembre (la commissione ufficiale ha già concluso i lavori l’anno scorso; questa è stata voluta di forza dai parenti delle vittime, insoddisfatti dai risultati soporiferi della precedente). Tesa e concentrata come Gloria Swanson all’ultimo ciack di Sunset Boulevard, ha respinto punto per punto ogni accusa, implicita ed esplicita, che arrivasse da destra come da sinistra (la commissione è composta da 5 democratici e 5 repubblicani, ma questi ultimi non sono certo fra i più teneri con l’amministrazione Bush riguardo al pre-11 Settembre). L’accusa, contenuta nel libro di Richard Clarke da poco uscito, è di aver ignorato decine di avvisaglie che indicavano l’imminenza dell’attacco a torri e Pentagono. (Per coloro che sono convinti che invece l”abbiano – come minimo - lasciato succedere”, ovviamente non ci sono altre risposte da dare). A sentire invece Condolezza, che compare nella versione “innocenza perduta”, Bush “aveva ben chiara la necessità di combattere il terrorismo, ma... .... aveva anche altre priorità a livello internazionale.” E poi: “Era da molti anni ormai – sotto Clinton, vuole dire - che il pericolo terrorista montava, ma noi abbiamo avuto solo 233 giorni per preparare una risposta adeguata.” Peccato che ci abbiano messo solo un paio di settimane, subito dopo, a preparare e scatenare un’intera guerra in Afghanistan. Ci sono stati momenti molto tesi, come ad esempio quello scaturito da una frase infelice della Rice, che ha detto: “Il presidente voleva preparare un’azione concertata e unitaria contro il terrorismo, era stufo di schiacciare un moschino per volta”. Alla quale uno dei dieci della commissione è sbottato, replicando (letteralmente): “Ma come diavolo fa ad essere stufo, se l’unico moschino che abbiamo mai schiacciato è stato un missile tirato su un laboratorio chimico in Sudan? E per giunta da Clinton?” Lei ha battuto subito la ritirata, dicendo “Era solo un modo di dire”. Ma il motivo che suggerisce che in fondo di vittoria non si tratti, è il fatto che, travolta dalla sua incontenibile arroganza, Condolezza non ha minimamente pensato di scusarsi, in un qualunque modo, con i parenti delle vittime, presenti alla deposizione. Mentre Clarke, molto più umanamente, l’aveva fatto, dicendo: “Questa nazione vi ha fatto un torto, questa amministrazione vi ha fatto un torto, io stesso vi ho fatto un torto, e vi devo ufficialmente delle scuse,” lei invece ha detto che non solo non si scusa, ma che ha “sofferto moltissmo anche lei per quegli attacchi.” Sai come saranno stati felici quelli che hanno perso il marito o la sorella in quelle macerie. La ragione,quindi, potrà anche aver salvato la Rice, nel senso che non è mai incappata in grosse contraddizioni (era da quattro giorni che la allenavano, dopotutto), ma in fondo al cuore voi cosa credete? Che la gente dia più credibilità a chi si scusa, chiaramente dispiaciuto, o a chi si rifiuta di farlo con la puzza sotto il naso, pur di non mettere in difficoltà il suo caro presidente? Massimo Mazzucco