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Colpa mia che ho usato come immagine il cerchio. Ma la ciclicità che intendo io non implica ripetizione o ripassaggio da luoghi noti, che è quello che l'immagine del cerchio suggerisce. Parlerei allora di trasformazione continua ed eterna. Se si dovesse passare per "stati della materia" già noti potrebbe essere una possibilità ma non vincolante.P.K.89 ha scritto: La tua visione ciclica è in contrasto con quello che asseriscono i fisici dell'articolo
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Beh il momento stesso che vai ad ipotizzare delle geometrie distruggi l'infinito. Che sia un cerchio, uno rovesciato, un toroide... la provocazione sarebbe chiedere cosa c'è oltre al cerchio, che è infinito nel suo moto e allo stesso tempo finito per definizione.
La geometria fa parte della dimensione duale...
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Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendenteAnteater ha scritto: Ma che vuol dire duale? Gli opposti?
Che c'entra col tempo?
Se la forza del ragionamento duale è ciò che mi è stato "suggerito" sopra e cioè un contrario: infinito/finito ...e su questa base parlar del tempo...beh..insomma..c'è un po' di confusione, direi..oppure mi sfugge la genialità della cosa...
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Shavo ha scritto: ..sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima..
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Saremmo dunque su un cerchio sul quale origine e fine non hanno senso assoluto ma vengono disegnati da noi come archi di "vita." Siamo noi a fissare in maniera relativa i due punti creando passato e futuro: due impostori.
Senza tempo non esisterebbe la musica, voi lo sapete immaginare un universo senza musica?
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Che possa non esistere il passato o il futuro, in una qualche forma dimensionale è soltanto un ipotesi,
ma che un animale non abbia coscienza in qualche modo del suo passato è molto forte come affermazione. Pensiamo ad esempio ad un qualsiasi animale, tutti hanno memoria del loro passato, la diversità stà nella quantità e la durata dei dati che possono immagazzinare, ma tutti ricordano ad esempio se in un determinato punto c'è un facile accesso al cibo, o se vi è un pericolo, e non di meno ha cognizione del futuro, pensiamo ad esempio ad alcuni animali o insetti che fanno provviste per le stagioni più rigide e povere di cibo. Quel tipo di comportamento implica una memoria di eventi passati e un pensare al futuro per garantirsi una sopravvivenza.
Anche lo stesso mondo vegetale ha un "memoria" a meno che non ci limitiamo ad una visione di coscienza soltanto in presenza di un sistema nervoso centrale, ma ampliando le nostre vedute, anche il comportamento di una pianta al susseguirsi delle stagioni è in qualche modo una conseguenza di un esperienza nel tempo.
Negare questo e liquidare la cosa con: processi biochimici, porterebbe poi ad una successiva riflessione sul perchè dell'innescarsi di certi processi, e parimenti negli esseri dotati di sistema nervoso, anche la gioia è data da una reazione chimica nel nostro cervello, pertanto la domanda resterebbe.
Il vuoto dell'esempio dell'atomo è perfettamente duale, in quanto c'è il pieno o materia
Ma anche in questa "visione" , trovo qualche difficoltà a definire il tempo "solo" come spostamento nello spazio, mi è più facile immaginarlo come uno spostamento ordinato e conseguenziale nello spazio.
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Ora, domanda (per chi avra' voglia di rispondere): la non-dualita' (quella evocata originariamente da AL ... credo), se esistesse, sarebbe destinata a finire o no? Si esaurisce? Muta in qualcos'altro?
L'esempio del vuoto dell'atomo e' una analisi relativa e nonostante riesca egregiamente a spiegare il concetto che si poneva all'attenzione e' allo stesso tempo uno sviluppo concettuale relativo all'impossibilita' di dare consistenza ad esistenze infinitesimalmente piu' piccole di cio' che per noi risulti esistente.
La ragione per cui il vuoto potrebbe non essere privo di materia, usufruisce della stessa spiegazione delle "non-dualita'" del concetto di sviluppato di Al.
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Ma che vuol dire duale? Gli opposti?
Che c'entra col tempo?
Se la forza del ragionamento duale è ciò che mi è stato "suggerito" sopra e cioè un contrario: infinito/finito ...e su questa base parlar del tempo...beh..insomma..c'è un po' di confusione, direi..oppure mi sfugge la genialità della cosa...
Anche Dio o gli Dei sono e sono stati teorizzati, percepiti, immaginati, anche per dare uno sblocco al loop che la nostra ragione ci presenta con la percezione temporale.
La parola creazione perde di significato senza la dimensione tempo.
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Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendente
Nella mia ipotesi, perché di ipotesi personale si tratta, il significato di “dualità” rappresenta la frammentazione in tanti parti distinti e separate tra loro, in pratica è l’opposto della “non-dualità” che rappresenta unità, la totalità non frammentata del tutto.
La dimensione “non duale” rappresenta la totalità, l’insieme di tutto quello che può esistere, ma lo rappresenta in potenzialità, in modo a-spaziale e a-temporale, ovvero senza la separazione in forme determinate.
...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
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Al2012 ha scritto: @ Shavo
Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendente
Io ho provato a spiegarti che cosa intendo con il termine “duale” e “non duale”
Nella mia ipotesi, perché di ipotesi personale si tratta, il significato di “dualità” rappresenta la frammentazione in tanti parti distinti e separate tra loro, in pratica è l’opposto della “non-dualità” che rappresenta unità, la totalità non frammentata del tutto.
La dimensione “non duale” rappresenta la totalità, l’insieme di tutto quello che può esistere, ma lo rappresenta in potenzialità, in modo a-spaziale e a-temporale, ovvero senza la separazione in forme determinate.
E sono sicuro che tu hai compreso.
Ho usato termini impropri? Non sarebbe la prima volta, ma aldilà di questo penso che sia importante discutere sul significato che uno da al termine più che sul termine stesso.
Duale, per me, significa la molteplicità contrapposta alla unicità.
...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
Siccome ritengo questa tua frase rivolta a me, non comprendo il perché tu continui a riferiti al termine più che al significato che io gli do.
Ripeto, siccome tu hai compreso a cosa mi riferisco, perché non mi suggerisci un termine più appropriato?
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E' semplice: il "vuoto" di materia e' una approssimazione relativa all'impossibilita' percettiva (impossibilita' di raggiungere quella parte necessariamente oggettiva di cui c'e' bisogno per arrivare a comprendere le ipotesi formulate individualmente) di andare oltre.Pensiero a me poco chiaro che cerco d’interpretate a mio modo.
Le percentuali 99,99999% di spazio vuoto e 0,00001 % di massa (materia) relative all’atomo sono valide per tutto quello che da atomi è formato.
Nel vuoto quantistico appaiono e scompaiono continuamente particelle cosiddette virtuali.
Noi immaginiamo le particelle come se fossero delle piccolissime palline, ma in realtà sono composte da vibrazioni.
Ipotizzare una realta' infinita significa dover fare i conti anche con una infinita' di modi per descriverla e tutti corretti (soprattuto perche' immaginari).Cosa che io paragono ad una immensa lastra olografica, un universo olografico, da cui si può fare emergere una infinità di immagini tridimensionali, tenendo conto che, secondo il neurochirurgo Pribram, anche il nostro cervello funziona in modo olografico.
Stai sconfinando nell'interpretazione, aggiungendo una relativizzazione imprescindibile dalle argomentazioni che riporti.Le mutazioni avvengo sempre a livello duale seguendo una logica collegata alla evoluzione delle coscienze ed alla consapevolezza raggiunta.
Il non-duale non muta anche se ciò che può emergere da esso si concretizza i qualcosa di nuovo, perché già potenzialmente presente. (lavori in corso)
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Mi dichiaro colpevole e mi discolpo dicendo che mi è piaciuto.mc ha scritto: Per tornare al Tempo:
siamo finiti nel dualismo, perche' lo si ipotizzava infinito. E per introdurre l'infinito ci si e' spinti al definire la limitata concezione di finito. Dopo di che', si e' iniziato a discriminare i termini ed i concetti in base alla propria (autocertificata) artificiosita' razionale, come se non si stesse, tutti quanti in tutte le teorie finora affrontate, gia' in quel contesto.
Per cui, chi asserisce che il tempo, cosi' come lo fa per il concetto di infinito, e' una artificiosita' dettata dai limiti umani, si illude che concetti come "dualita'" e "atemporalita'" e "aspazialita'" non lo siano, ma senza confermare nulla in piu' rispetto a cio' che si pone di "superare" di limitato.
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...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
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Ottimo! AggiudicatoAl2012 ha scritto:
Più che di cerchio io mi riferirei alla spirale
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Al2012 ha scritto:
Nella mia ipotesi, in un animale molte nozioni fanno parte di una conoscenza che definerei “istinto di specie” ciò non nega che sia cosciente e che possa imparare dalle proprie esperienze, che applica all’occorrenza, però senza la consapevolezza di qualcosa che ha imparato in un tempo passato, diciamo che sa e ha imparato quello che conviene fare, ma non che questo suo sapere deriva da un tempo passato.
In riferimento alla definizione del tempo che lo spostamento sia Casuale o Causale non vedo alcuna differenza (se ho compreso bene cosa intendi dire).
Io penso che sia tutto causale, e l’origine, anche se inconoscibile, sia il quello che definisco “Non-Duale”
Non lo chiamo Dio perché questa parola, per me, indica la volontà della creazione, l’atto della creazione, la scissione in entità superiori ed inferiori, di cui non nego l’esistenza, ma che colloco entrambe nella dimensione “Duale”.
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Se la "realta' che ci circonda, il Tutto cosmico, il Tutto esistenziale, fossero infiniti, vi sarebbero, di cosneguenza, infiniti modi per descriverlo e infinite configurazioni temporali e atemporali:
credo che fondamentalmente sia questo lo scopo di "dichiarare l'infinito", e cioe' quello di non dover (poter soprattutto) dare spiegazioni puntuali... specifiche... ;-)
Potrei sembrare polemico dicendo cio', ma non lo sono affatto:
E' un risultato, molto molto approssimativo, ma e' pur sempre un risultato ... :-) non porta a nessuna conclusione, ma si apre ad una infinita' di esse.. mica poco, esserne consci!!! :-)
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Al2012 ha scritto:
@ Hito
Senza tempo non esisterebbe la musica, voi lo sapete immaginare un universo senza musica?
La musica non esisterebbe se non ci fossero le vibrazioni, ma senza di esse non potrebbe esistere neanche l’universo
Anche le vibrazioni sono caratterizzate da ciclicita' ... la ciclicita' non ha senso se non rapportata al tempo... cosi' come diventa inutilizzabile il concetto di energia o di forza o di mutazione, cambiamento, evoluzione senza tale entita' sequenziale.
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mc ha scritto: "Per quanto riguarda Dio......"
Abbiamo terminato gli argomenti interessanti...?
:-)
mc
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Anteater ha scritto: Per filosofeggiare sul se David Hume è interessante per certi aspetti ..ecco la sua visione sul tempo...
...premesso che non è propriamente la mia...
Hume critica i concetti di spazio e di tempo con due argomentazioni.
1. Le idee dello spazio e del tempo non hanno origine dalle impressioni: infatti con la vista e col tatto si hanno solo le immagini dei punti colorati e tangibili che costituiscono qualsiasi oggetto, come, ad esempio, un’arancia o una sedia che sta davanti al soggetto senziente, e non si ha la percezione dello spazio, che sarebbe una nuova e diversa impressione in aggiunta all’immagine visiva e tattile; ugualmente con l’udito si ascolta il suono delle parole pronunciate una dopo l’altra da qualcuno e non si percepisce in nessun modo il tempo, la cui immagini è diversa da quella prodotta dal suono.
2. Inoltre nei concetti di spazio e di tempo è implicita l’idea di un insieme composto da parti, spaziali e temporali, ciascuna delle quali possa essere divisa all’infinto; in effetti, in questa divisione, non è possibile procedere oltre quanto si vuole e si trovano punti spaziali e istanti temporali che non sono ulteriormente divisibili: punti privi di estensione e instanti privi di durata, li chiama Hume.
Perciò le idee di spazio e di tempo sono contraddittorie perché l’estensione spaziale e la continuità temporale non possono essere formate da punti e da istanti che non sono divisibili in quanto inestesi e privi di durata.
La conclusione di Hume relativamente allo spazio ed al tempo è diversa da quella di Newton, secondo cui invece spazio e tempo esistono realmente e sono come vasti recipienti, entro i quali sono sistemate le cose e si svolgono gli eventi.
Anteater
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