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  Atlantide.

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  •  benitoche
      benitoche
Re: Atlantide.
#71
Dubito ormai di tutto
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Le meraviglie della metallurgia atlantica

Cominciamo da Platone. Egli dice che i tre bastioni della capitale atlantidea erano intonacati per tutta la loro estensione: il primo di rame, il secondo di stagno, il terzo d’oricalco dai riflessi di fuoco.
Se voi mi chiedeste che cosa sia l’oricalco, io non vi saprei rispondere. È una lega di oro, allo stesso modo che il peltro è una lega d’argento, ma gli altri componenti ci sono ignoti. Gli Atlanti, venendo in Europa, vi portarono la conoscenza della fucinazione dei metalli, ma molte delle loro nozioni andarono perdute.
Enrico Schliemann, il celebre archeologo scopritore di Troia, lasciò scritto d’aver trovato fra il tesoro del re Priamo un vaso con la scritta in geroglifici fenici: «Dal re Chronos di Atlantide». Il vaso era fatto di una lega di platino, alluminio e rame. E lo Schliemann annota: «Questa specie di lega non fu mai conosciuta dagli altri popoli antichi ed è sconosciuta oggi».
Queste testimonianze antiche forse non persuadono. Cerchiamone perciò delle altre, piú recenti e lampanti, riportate da coloro che misero piede in America e che videro con i loro occhi. Nel diario di Cristoforo Colombo troviamo scritto che il navigatore genovese riportò dall’America in Europa, come oggetto piú prezioso, un rasoio di rame temperato. Cristoforo Colombo ne era giustamente sbalordito, e sbalorditi ne siamo anche noi. Da allora sono passati quasi cinque secoli, ma la tecnica moderna non ha trovato ancora il modo di rendere duro alcun metallo, fuorché il ferro, ottenendone l’acciaio. L’idea di un acciaio di rame, proprio della civiltà atlantidea, sta per l’arte metallurgica moderna al di là di ogni immediata o remota possibilità.
Montezuma regalò a Cortez alcuni specchi di platino incorniciati d’oro, ciò che prova che la fusione e la lavorazione del platino erano ben note agli Indiani.

Il Carli, nelle sue Lettere americane, dice che tanto per il matematico quanto per il tecnico rimane un problema insolubile il fatto che i popoli d’America siano riusciti a fondere statue d’oro e d’argento, tutte d’un getto, vuote nell’interno, sottili e senza sostegni. Egli scrive: «Ho potuto ammirare dei piatti con otto riquadri, ciascuno d’un metallo diverso, cioè alternati d’oro e d’argento, senza alcuna apparente saldatura; pesci ed uccelli dei quali le scaglie e le pinne, ora d’oro, ora d’argento, si alternavano senza la minima traccia di saldatura artificiale».
Oviedo vide oggetti fatti di una lega di oro e rame ad altissima tempera, e perciò piú resistenti dell’acciaio. Cieza de Leòn ci lasciò una descrizione addirittura fiabesca di Cuzco del Perú, città reale degli Incas barbaramente saccheggiata e distrutta dai conquistatori spagnoli. Su di un’altura dominante la città sorgeva il grande tempio del Sole, circondato da sei templi minori per gli altri pianeti. Nello spiazzo fra i templi si elevavano alte colonne metalliche, sulle quali erano incise le osservazioni dei sacerdoti astronomi sui movimenti degli astri. Davanti al tempio del Sole si estendeva un meraviglioso giardino a terrazze, il quale terminava a picco sul fiume Huatanay. Questo veniva con ragione chiamato il giardino metallico. Ogni sua terrazza aveva per pavimento una lastra di oro puro, dalla quale si innalzavano alberi d’argento e messi di spighe fatte d’oro. Nel giardino metallico si vedevano inoltre farfalle posate sui fiori, uccelli nascosti tra le foglie, serpenti avvolti intorno ai rami, verdi lucertole, chiocciole, tutto in oro puro e in argento cesellato con arte mirabile e tempestato di gemme. Il vento piú impetuoso non poteva sradicare il piú sottile stelo di quel magico giardino, ma le soldataglie spagnole furono piú forti del vento.
Non credo che sia necessario spendere altre parole per mettere in rilievo la portentosa arte metallurgica degli Indiani. Per quanto meravigliosa ci possa apparire, ricordiamoci che essa non è che una fievole eco di quella che fu la tecnica e la scienza degli Atlanti. Di fronte a tanta meraviglia la nostra scienza ufficiale si mostra perplessa ed impotente.
_________________
la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 19/1/2015 13:32
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  •  Mrexani
      Mrexani
Re: Atlantide.
#70
Mi sento vacillare
Iscritto il: 23/6/2014
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Citazione:
meno male ci siamo ripresi con l'arrivo degli americani.


Eh chi potrebbe fare a meno degli americani? ....



Comunque abbiamo ancora alcune frecce al nostro arco:

1) Un rito di incubazione in una Tomba dei Giganti, alla moda degli antichi. (soluzione romantica)

2) Un rito funebre collettivo che decreti la nostra estinzione.(soluzione tardo-romantica)

3)''Bi cheret una furca e una fune,/ e impiccar'impiccare continu,/ finas a si purgare sa Comune.''
Inviato il: 7/12/2014 22:33
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  •  Pyter
      Pyter
Re: Atlantide.
#69
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
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Secondo me ci sono tracce evidenti che potrebbero far pensare che Alantide possa essere stata l'isola di Ibiza, che sarebbe poi quel che ne resta.
Nel dialogo di Platone è chiaro il riferimento all'abbigliamento femminile oggi chiamato bikini.

Ma a parte i discorsi scientifici, interessante l'idea che possa essere stata la Sardegna.
In origine quindi il sardo era alto più di due metri, poi il cataclisma e poi l'invasione dei popoli nordici e poi quelli della lega nord ci hanno ridotti quel che eravamo e meno male ci siamo ripresi con l'arrivo degli americani.
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 7/12/2014 17:23
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  •  Mrexani
      Mrexani
Re: Atlantide.
#68
Mi sento vacillare
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....Un articolo, mi sembra interessante. Analisi del'aspetto astronomico/astrologico del mito atlantideo, morte e nascita di un Ciclo Cosmico..

http://archeologianuragica.blogspot.it/2014/10/atlandide-sardegna.html
Inviato il: 7/12/2014 15:32
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  •  ohmygod
      ohmygod
Re: Atlantide.
#67
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 16/10/2007
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Inviato il: 18/9/2014 19:04
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  •  ahmbar
      ahmbar
Re: Atlantide.
#66
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 25/3/2007
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Non avevo mai sentito parlare de "una civiltà sotto ghiaccio", sembra interessante. Però ho imparato a diffidare di chi adotta come fonte la mappa di Piri Reis... spero non se ne parli con troppa importanza in questo libro..

Le mappe che esamina Barbiero sono tutte quele di cui si aveva conoscenza nel 1974, ma tranquillizzati pure, le prende in considerazione solo dopo aver spiegato con i soli argomenti scientifici a supporto la sua tesi dell'iavvenuto mpatto di un asteroide o di una cometa (piu' probabile quest'ultima , vista la diffusa credenza popolare che portino sventura)

E l'approccio che ha verso di esse, non solo quella di Piri reis, e' quello di uno con i piedi saldamente ancorati al terreno della scienza e dei fatti accertati


Come ho sottolinato piu' volte, e' il miglior libro che io abbia mai letto sull'argomento "Atlantide" (o comunque si chiamasse quella civilta' distrutta)



Falchetto@
Se però leggi lo sprofondamento delle terre come l'innalzamento del livello del mare non solo non è i impossibile ma "quadra" parecchio con tutti gli altri elementi.

Come appunto Barbiero sottolinea, dipende dai punti di vista : se sei ia terra vedi distintamente che e' uno tsunami, quello che ti sta sommergendo, ma se sei n mare, vedi la tua terra inghiottita dalle acque come se sprofondasse
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Per chi desidera informarsi sulla piu' grande menzogna dell'era moderna
FAQ 11 settembre 2001
Inviato il: 18/9/2014 18:13
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  •  Falchetto
      Falchetto
Re: Atlantide.
#65
Mi sento vacillare
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Citazione:

PCornelio ha scritto:
Ad ogni buon conto, ho dimenticato di sottolineare come personalmente non creda nell'ipotesi dell'isola o continente "sprofondato" nell'oceano, quest'ipotesi è davvero letteralmente impossibile...


"Impossibile" magari no. Certamente troppo improbabile per prendere l'ipotesi per buona.

Se però leggi lo sprofondamento delle terre come l'innalzamento del livello del mare non solo non è i impossibile ma "quadra" parecchio con tutti gli altri elementi.
Inviato il: 18/9/2014 16:56
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  •  PCornelio
      PCornelio
Re: Atlantide.
#64
Ho qualche dubbio
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Non avevo mai sentito parlare de "una civiltà sotto ghiaccio", sembra interessante.
Però ho imparato a diffidare di chi adotta come fonte la mappa di Piri Reis... spero non se ne parli con troppa importanza in questo libro..
Inviato il: 18/9/2014 16:15
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  •  ahmbar
      ahmbar
Re: Atlantide.
#63
Dubito ormai di tutto
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PCornelio@
Ad ogni buon conto, ho dimenticato di sottolineare come personalmente non creda nell'ipotesi dell'isola o continente "sprofondato" nell'oceano, quest'ipotesi è davvero letteralmente impossibile..

Se leggessi "Una civilta' sotto ghiaccio" sono convinto che cambieresti idea
Le ipotesi di Barbiero partono dall'osservazione dei fatti conosciuti, e ricostruiscono quello che, a mio parere ovviamente, e' l'unico scenario che raccolga l'insieme delle certezze i scientifiche di cui siamo in possesso

E' come per un pezzo di un puzzle, se lo esamini singolarmente lo puoi posizionare come ti pare, ma se lo devi inserire nel disegno che vuoi ricostruire, esiste una (e solo una) posizione corretta

Nel 10500 a.c. ca e' successo qualcosa che
-ha spostato i poli nella posizione attuale, spingendo zone temperate, abitate da decine di milioni di erbivori come Siberia ed Alaska ,nelle vicinanze del circolo polare artico, provocando l'estinzione di numerose specie,
-ha lasciatoo enormi depositi di ceneri rilevate nei carotaggi, come ora sappiamo succedere nel caso di violente eruzioni vulcaniche,
-ha provocato l'innalzamento di 5° (un enormita') della temperatura mondiale in pochissimi anni
-ha causato terremoti in tutto il globo, evento dimostrato dalla caduta delle stalattiti avvenuta simultaneamente (geologicamente parlando) in tutte le caverne esaminate
-ha causato un innalzamento dei mari immediato (il diluvio universale, ricordato in tutto il mondo) ed innescato un inalzamento progressivo durato quasi 3000 anni, sino a raggiungere il livello attuale di 150 mt in piu' di quanto fosse in precedenza

Questi fatti, unitamente ad altre prove, hanno un'unica spiegazione per giustificare quella che la stessa scienza ha definito la fine di un'era, il pleistocene: l'impatto di un asteroide

Gli efetti che un evento simile avrebbe su di una civilta,' anche evoluta, com'era quella che ci ha lasciato cosi' tante testimonianze in tutto il mondo, sarebero devastanti






Qualcuno ha ipotizzato che Atlantide possa coincidere con il sito di Tiahuanaco, in Bolivia... ma al prezzo di enormi forzature.


Tiahuanaco, o Tiwanaku, malgrado ne sia stata riportata ala luce solo una infinitesima parte (ca il 5%)ha il pregio di raccogliere in se' praticamente tutte le anomalie che si possono trovare in tutto il mondo, e che corrobora l'ipotesi di una civilta' progredita umana molto antecdedente a quanto ipotizzato sinora
Ma non mi risulta che sia mai stata identificata come "Atlantide", al massimo come una delle colonie di sopravvissuti al cataclisma che colpi' la terra ca 12.000 anni fa'

Nella scheda che ho postato nel thread su Gobekli tepe che potete legere qui Inviato: 13/10/2011 3:02 Aggiornato: 15/10/2011 4:23 vengono evidenziate un po' tutte le anomale conoscenze che gli edificatori ci hanno tramandato, con in piu' delle testimonianze paleontologiche che dimostrano inequivocabilmente che il mondo era unito, conosciuto (ed attraversato ) molti millenni, non centinaia di anni, prima di Colombo
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FAQ 11 settembre 2001
Inviato il: 18/9/2014 13:31
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  •  PCornelio
      PCornelio
Re: Atlantide.
#62
Ho qualche dubbio
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Ad ogni buon conto, ho dimenticato di sottolineare come personalmente non creda nell'ipotesi dell'isola o continente "sprofondato" nell'oceano, quest'ipotesi è davvero letteralmente impossibile.. benché sia invece possibile che in seguito ad un terremoto particolarmente intenso una zona costiera possa sprofondare sotto il livello delle acque. Abbiamo un caso perfino nella storia moderna e contemporanea, e cioè i due terremoti che colpirono Port Royal, la città dei pirati in Giamaica, nel XVII secolo e agli inizi del XX, facendola sprofondare in mare.
E' ipotizzabile che un cataclisma di questo genere, avvenuto in epoche remote, unitamente alla forza dell'erosione delle correnti marine per migliaia di anni, possa aver completamente cancellato una città marittima del neolitico.

Ad ogni buon conto, resta il dilemma della totale assenza di ritrovamenti archeologici "atlantidei" nelle zone che, ipoteticamente, avrebbero subito l'influenza di Atlantide. Questo fatto spinge a chiedersi se forse, la civiltà atlantidea di Platone non costituisse una sorta di parafrasi di altre antiche civiltà amerinde delle quali invece abbiamo una seppur superficiale conoscenza. Del resto è stato dimostrato, in epoche recenti, come la navigazione oceanica fosse possibile anche con tecnologie antecedenti a quelle del XV secolo.
In questo senso è molto interessante la scoperta su alcune mummie egizie ed europee di tracce di nicotina (che potrebbero rivelare la presenza di tabacco, pianta sconosciuta in Europa fino al viaggio di Colombo) anche se è plausibile che la nicotina fosse contenuta in piante utilizzate nell'imbalsamazione dei corpi.
Qualcuno ha ipotizzato che Atlantide possa coincidere con il sito di Tiahuanaco, in Bolivia... ma al prezzo di enormi forzature.
Inviato il: 18/9/2014 10:56
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  •  Falchetto
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Re: Atlantide.
#61
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Citazione:

horselover ha scritto:
anche se erodoto non è affidabilissimo si può dedurre che gli antichi greci non credessero all'ipotesi santorini


L'esplosione di Santorini e la distruzione dei porti minoici è un fatto molto più recente che si è mischiato - avendo elementi simili - al mito di Atlantide.

Io penso che Atlantide sia il ricordo moooooolto vago di una civiltà sepolta dal mare 10.000/12.000 anni fa, ma difficilmente troveremo qualcosa nel Mediterraneo.

Considera che i fatti narrati nell'Iliade e nell'Odissea che sono miti molto più vicini a accadono in... scandinavia e che Erodoto non è testimone diretto.

C'è una teoria interessante che guarda al polo sud ma qualcuno ha mai guardato al polo nord invece?

Se volete discutere del disco di festo ho una copia perfetta in scala 1:1 sul tavolino acquistata quest'estate a Creta: uguale uguale a parte i bordi bruciati tipo pizza
Inviato il: 18/9/2014 1:25
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  •  Merio
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Re: Atlantide.
#60
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é un ipotesi come un'altra.

Quando indagherò meglio le altre teorie saprò fare un sunto della cosa.
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Inviato il: 17/9/2014 22:59
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  •  horselover
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Re: Atlantide.
#59
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anche se erodoto non è affidabilissimo si può dedurre che gli antichi greci non credessero all'ipotesi santorini
Inviato il: 17/9/2014 21:38
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  •  PCornelio
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Re: Atlantide.
#58
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Sì Falchetto, è quello.
Inviato il: 17/9/2014 21:08
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  •  Merio
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Re: Atlantide.
#57
Sono certo di non sapere
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Sembra sia stato Erodoto:

Citazione:
The oldest known mention of "Atlantic" is in The Histories of Herodotus around 450 BC (Hdt. 1.202.4): Atlantis thalassa (Greek: Ἀτλαντὶς θάλασσα; English: Sea of Atlas).[...]


Citazione:
The Atlantic Ocean was named by the ancient Greeks after either Atlas the Titan or the Atlas Mountains named for him;[4][5] both involve the concept of holding up the sky.


Cultural significance
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Inviato il: 17/9/2014 20:25
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  •  horselover
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Re: Atlantide.
#56
Dubito ormai di tutto
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chi ha deciso di chiamare atlantico l'oceano oltre lo stretto di gibilterra e quando?
Inviato il: 17/9/2014 20:16
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  •  Falchetto
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Re: Atlantide.
#55
Mi sento vacillare
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Inviato il: 17/9/2014 18:29
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  •  Falchetto
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Re: Atlantide.
#54
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Citazione:

PCornelio ha scritto:


Questo simbolo, composto da una croce greca i cui bracci si sviluppano in forma circolare a formare una traccia che ricorda un labirinto, compare misteriosamente in luoghi e culture lontanissime nel tempo e nello spazio. Lo si trova in varie raffigurazioni ed incisioni rupestri in Italia, ad esempio fra quelle dei Camuni risalenti al I-II millennio a.c., oppure sottoforma di stone circle sull’isola di Gotland, in Svezia:


Ma anche su vasellame etrusco, inciso in grotte della Cornovaglia, in un tempio egizio a Kon Omb, su alcune monete Cretesi, e in numerosi altri reperti dell’area mediterranea.
Ma i ritrovamenti più sensazionali riguardano questa incisione a Goa, in India:


probabilmente legato ad una rappresentazione del Manas Chakra, e ancor più la raffigurazione di un simbolo sacro degli indiani Hopi, come di altre ritrovate nel sud degli Stati Uniti, fino ad arrivare ad una controversa rappresentazione a Machu Picchu (controversa perché troppo poco documentata).

Le origini di questo simbolo sono pressoché sconosciute. Di certo si tratta di un simbolo complesso la cui rappresentazione in culture tanto distanti non può essere semplicemente spiegata come sviluppo spontaneo di archetipi simbolici, quali possono essere, invece, croci, triangoli rovesciati, simboli fallici e quant’altro.


E' questo?

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Inviato il: 17/9/2014 17:55
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  •  PCornelio
      PCornelio
Re: Atlantide.
#53
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Anni fa mi sono molto appassionato al mito di Atlantide ed avevo letto moltissimo materiale al riguardo. Ho anche scoperto che molte delle sedicenti prove a sostegno della teoria dell'esistenza di Atlantide come un continente/stato sede di una civiltà progredita non erano altro che mistificazioni, spesso notizie false, scoperte non verificate, reperti dubbi e senza alcuna autorevolezza. C'è però un dettaglio che ancora oggi trovo estremamente interessante, avevo scritto una breve monografia al riguardo. L'ho trovata e ve la riporto, sottolineo che questo testo l'ho composto IO, fatene quel che volete. (C'erano anche delle immagini che non riesco a copiare).

Citazione:
Le ipotesi dell’esistenza di una civiltà progredita antecedente a quelle mesopotamiche si fondano su elementi simbolici, leggende e miti comuni a diverse popolazioni lontanissime fra loro nel tempo e nello spazio. Per altro la memoria di un grande cataclisma che avrebbe spazzato via una grande civiltà lasciandone solamente pochi superstiti è condivisa dai popoli primitivi di tutti i continenti: il diluvio biblico, la storia indù di Manu, l’Epopea di Gilgamesh etc. etc. fino ad arrivare ai miti delle civiltà precolombiane e dell’Oceania, all’altro capo del globo rispetto a quella che è comunemente considerata la “culla” della civiltà umana.
Vi è un elemento, tuttavia, che per la sua diffusione ed alcune sue peculiarità affascina ed intriga perché potrebbe costituire la chiave di volta delle teorie riguardo l’esistenza di una civiltà atlantidea: il simbolo del labirinto.


Questo simbolo, composto da una croce greca i cui bracci si sviluppano in forma circolare a formare una traccia che ricorda un labirinto, compare misteriosamente in luoghi e culture lontanissime nel tempo e nello spazio. Lo si trova in varie raffigurazioni ed incisioni rupestri in Italia, ad esempio fra quelle dei Camuni risalenti al I-II millennio a.c., oppure sottoforma di stone circle sull’isola di Gotland, in Svezia:


Ma anche su vasellame etrusco, inciso in grotte della Cornovaglia, in un tempio egizio a Kon Omb, su alcune monete Cretesi, e in numerosi altri reperti dell’area mediterranea.
Ma i ritrovamenti più sensazionali riguardano questa incisione a Goa, in India:


probabilmente legato ad una rappresentazione del Manas Chakra, e ancor più la raffigurazione di un simbolo sacro degli indiani Hopi, come di altre ritrovate nel sud degli Stati Uniti, fino ad arrivare ad una controversa rappresentazione a Machu Picchu (controversa perché troppo poco documentata).

Le origini di questo simbolo sono pressoché sconosciute. Di certo si tratta di un simbolo complesso la cui rappresentazione in culture tanto distanti non può essere semplicemente spiegata come sviluppo spontaneo di archetipi simbolici, quali possono essere, invece, croci, triangoli rovesciati, simboli fallici e quant’altro.

Ebbene, torniamo per un momento alle origini del mito atlantideo, ovvero il dialogo in cui Platone descrive la città di Atlantide per bocca di Crizia, la più antica testimonianza scritta del mito di Atlantide. Poseidone, signore dell’isola di Atlantide, ha sposato una giovane donna dalla quale ha avuto cinque coppie di gemelli, e divide in questo modo il centro dell’isola:

Spaccando la terra inglobò la collina nella quale lei viveva con zone alternate di mare e terra, più larghe e più strette, l'una circoscritta dall'altra, ve ne erano due di terra e tre d'acqua, che egli formò come ruotando intorno ad un asse. Ognuno aveva la circonferenza sempre equidistante dal centro così che nessun uomo potesse arrivare all'isola, perché le navi e i viaggi non erano come ora. [....] E, iniziando dal mare, essi costruirono un canale di trecento piedi di grandezza, cento piedi di profondità e cinquanta stadi di lunghezza, che essi realizzarono attraverso la zona circostante, facendo un passaggio tra il mare e la città-palazzo, che divenne un porto, lasciando una apertura sufficiente atta a consentire ai più grandi vascelli di poter entrare.[...]noltre essi divisero, in corrispondenza dei ponti, le strisce di terra che erano interposte alle strisce di mare lasciando lo spazio necessario perché una singola trireme potesse passare da una zona all'altra, quindi ricoprirono i canali così da creare una strada sotterranea per le navi, in quanto i moli erano innalzati considerevolmente al di sopra del livello dell'acqua. Dunque, la zona più larga attraverso la quale fu realizzato un passaggio/canale sul mare era di tre stadi (circa 600 metri) e la striscia di terra che veniva dopo era della stessa larghezza, ma le due zone successive, una d'acqua e l'altra di terra erano di due stadi, e quella che circondava l'isola centrale era solo uno stadio di grandezza. L'isola in cui si trovava il palazzo aveva un diametro di cinque stadi (circa 1 chilometro). Tutto ciò, incluse le zone e i porti, i quali avevano una larghezza pari alla sesta parte di uno stadio, circondarono con mura di pietra su ogni lato, aggiungendo torri e porte sui ponti in cui passava il mare.

Ebbene, anche ad una lettura superficiale non si può fare a meno di notare come la descrizione della pianta della città riportata da Platone risulti affine agli elementi principali del simbolo del labirinto: i cerchi concentrici di terra e acqua, il grande canale che conduce alla cittadella, la cinta muraria. Una città con una pianta singolare, certamente originale, e risultato di opere monumentali che devono aver costituito l’orgoglio di una ipotetetica nazione atlantidea al punto, forse, di ispirare un logogramma che diventò il vessillo della città stessa: il simbolo del labirinto.
Questa teoria, che indulge molto alla fantasia e alla speranza di poter trovare una soluzione al mistero, spiegherebbe tuttavia la presenza di un simbolo piuttosto particolare in culture distanti e separate addirittura dagli oceani. E’ possibile supporre, infatti, che una città-stato situata su di un’isola al centro dell’Atlantico disponesse di una flotta in grado di visitare ambo le sponde dell’Oceano e, forse, spingersi fino all’Oceano Indiano. Se questa civiltà si fosse sviluppata, come asserisce Platone, fra il X ed il IX millennio a.c. il gap tecnologico con gli altri insediamenti umani del tempo sarebbe stato tale da far figurare gli atlantidei come semi-dei e tramandare così il mito di una civiltà altamente progredita.
Inviato il: 17/9/2014 17:19
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  •  benitoche
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Re: Atlantide.
#52
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

ahmbar ha scritto:
Flavio Barbiero ,Le sue ipotesi hanno considerato TUTTE le scienze interessate nello studio del nostro passato, ricostruendo , a mio parere, ovviamente, l'unico scenario coerente con ognuna di esse


Addirittura...

ATLANTIDE

. La terra di Posidone

Al di là dell’antico confine del mondo segnato dalle colonne d’Ercole che gli antichi avevano un sacro terrore a varcare, dove oggi si estende per piú di duemila miglia marine l’Oceano Atlantico, sorgeva in tempi immemorabili un grande continente, l’Atlantide, culla e teatro di una fiorentissima civiltà. Questo continente scomparve nel decimo millennio prima di Cristo, per opera di quel tremendo cataclisma acqueo che la Bibbia ricorda con il nome di diluvio universale. Prima però che la terraferma s’inabissasse del tutto, una parte degli Atlantidi si trasferí su altri continenti. Cosí tanto l’Africa, l’Europa, l’Asia, quanto le due Americhe, quella del Nord e quella del Sud, furono la mèta delle grandi ondate migratorie atlantiche. In questi discendenti degli Atlantidi, ma soprattutto nei popoli che posero piede in America, e le cui estreme propaggini sono costituite oggi dai cosiddetti Pellirosse, rimase vivo per molto tempo il ricordo del diluvio e tramandato di generazione in generazione dalla storia e dalla leggenda. Rivolgeremo perciò oggi la nostra attenzione quasi esclusivamente ai Pellirosse, perché le loro condizioni di vita sono una debole eco di quella che fu la veramente grande civiltà atlantidea. Diciamo subito che i Pellirosse sono gli ultimissimi discendenti delle prime razze atlantiche. Come la nostra evoluzione eurasiatica si svolge attraverso sette razze portatrici di cultura – l’indiana, la persiana, la semitica, la greco-latina, la germanica, la russa e l’americana – cosí anche la remotissima Atlantide vide fiorire successivamente sette culture, sette civiltà, ciascuna delle quali legata a una singola razza. Nella tradizione occulta, alle sette razze atlantiche si sogliono dare i seguenti nomi:
1. i Romohals
2. i Tlavatli
3. i Tolteki – da queste prime tre razze atlantiche discendono gli odierni Pellirosse
4. i Turani – da cui derivano i Cinesi
5. i Protosemiti – che furono i progenitori tanto dei Semiti che degli Ariani
6. gli Akkadi – da cui discendono i Camiti (popoli dell’Africa settentrionale da cui discendono Egiziani, Berberi, Somali, Nubiani ed altri; il nome, derivante dalla Bibbia indica i discendenti di Cam, figlio di Noè)
7. i Protomongoli – da cui derivano gli odierni mongoli asiatici ed europei.
Osserviamo che mentre le ultime razze si sono successivamente piú o meno ancora evolute, le prime sono rimaste in posizione statica. Perciò i Pellirosse, ed anche i Cinesi, ricordano piú che gli altri popoli le condizioni interiori di vita dell’uomo atlantideo.
Platone, nelle sue opere Timeo e Crizia, ha dato alla civiltà occidentale la prima notizia sulla esistenza dell’Atlantide. Egli dice di trarla da Solone, il quale l’ebbe a sua volta dai sacerdoti di Sais, città posta sul delta del Nilo. Dal Crizia ricaviamo una prima importante nozione. L’Atlantide era la terra di Posidone. Posidone è il nome greco di Nettuno, il dio delle acque. Ciò ci fa comprendere che l’acqua era l’elemento che per gli Atlantidi aveva la massima importanza.
Platone ci descrive la città capitale di un regno di Posidonia, l’Atlantide da cui ebbe poi il nome tutto il continente. La città era completamente circondata da un triplice fossato pieno d’acqua. I fossati comunicavano tra loro per mezzo di canali abbastanza larghi per permettere il passaggio di una nave, e i bastioni, che dividevano i fossati a loro volta, erano congiunti per mezzo di ponti. Tra il fossato esterno e il mare c’era un grande canale artificiale lungo circa dieci chilometri, largo trecento metri e profondo venti metri. Ogni città atlantidea aveva press’a poco questo aspetto, perché gli Atlantidi si davano cura di recingere le loro città con un complicato sistema di anelli d’acque. Una colonia atlantidea esisteva anticamente anche nell’Africa occidentale, dove si estende oggi il Marocco. La regione era allora amena e fiorente, e il lago Tritonide era pieno di acque azzurre. Nel centro del lago, su palafitte, i progenitori dei Berberi avevano costruito la città di Cernes, congiungendola alla riva con tanti ponti, a somiglianza dei raggi di una ruota che dal mozzo vanno al cerchio.
L’esploratore Désiré Charnay descrive le rovine di una gigantesca metropoli azteca nello Stato messicano di Tabasco. Egli, nel suo libro Le mie scoperte nel Messico, dice che le rovine, resti di colossali piramidi, di enormi palazzi, di templi superbamente decorati, si estendono nella laguna di Bellota e raggiungono il mare su una linea di venti chilometri.
Anche l’abate Brasseur de Bourbourg, nella sua Storia del Messico, ci fa sapere che le città indiane erano poste sulle acque e che perciò la valle d’Anahuac, ricca di grandi laghi e di corsi d’acqua, fu per molto tempo un fervido centro di vita.
Se dall’archeologia passiamo alla mitologia, troviamo subito riconfermato questo profondo legame tra gli Atlantidi e l’elemento acqueo. Le leggende e le favole che raccontano ancor oggi i Pellirosse fumando la pipa all’ombra delle loro tende, hanno quasi tutte per protagonista il colombo marino, il gabbiano. Nel gabbiano che erra su e giú lungo le coste e sorvola gli scogli flagellati dalle onde gettando il suo rauco grido selvaggio, i Pellirosse credono di vedere la loro stessa anima che piange per la scomparsa della terra d’origine. Nel gabbiano che nidifica sugli scogli e remiga incessantemente sul mare, anche noi possiamo avere un’immaginazione verace dell’anima atlantidea.
Ora chiediamoci: perché le città atlantiche erano cosí intimamente connesse con le acque? Il pensiero materialistico ci suggerirà subito una risposta: perché le acque difendevano gli abitanti dalle fiere e dai nemici. Lasciamo da parte questi luoghi comuni della mentalità pseudoscientifica e leggiamo invece una pagina dello scritto di Rudolf Steiner I nostri progenitori dell’Atlantide. «Gli Atlanti erano in grado di servirsi di quella che chiamiamo forza vitale. Come oggi si trae dal carbone la forza del calore, che si trasforma nell’energia dinamica dei nostri mezzi di locomozione, cosí gli Atlanti sapevano servirsi a scopi tecnici della forza germinatrice. …Gli Atlanti avevano degli apparecchi che trasformavano la combustione coi germi delle piante, trasformando la forza vitale di questi germi in energia applicabile alla tecnica. ...A quell’epoca l’acqua era su tutta la Terra assai piú fluida di ora; e per questa sua fluidità l’acqua poteva, mercé la forza germinatrice di cui gli Atlanti sapevano servirsi, essere diretta a usi tecnici tali che oggi sarebbero impossibili. Per il condensarsi dell’acqua, è divenuto impossibile guidarla e dirigerla con l’arte mirabile di allora. ...L’uomo atlantico assorbiva un’acqua che la forza vitale propria al suo corpo poteva elaborare ben diversamente da come è possibile nel corpo fisico d’oggi, e in virtú di ciò egli poteva servirsi volontariamente delle proprie forze fisiche altrimenti che non l’uomo attuale. Possedeva cioè il mezzo di aumentare in sé le proprie forze fisiche quando ne aveva bisogno per le proprie occorrenze»(1).
Senza questa spiegazione di Rudolf Steiner, molte cose che la scienza ufficiale riesce a scoprire sul conto della civiltà atlantidea e delle tracce lasciate da essa in Europa e in America, rimarrebbero completamente inesplicabili. I germi delle piante e l’acqua erano dunque le materie prime fondamentali dell’industria atlantidea. Gli Atlanti non usavano il fuoco. L’acqua serviva per ogni occorrenza sia dell’industria, sia della vita casalinga quotidiana.
Sui larghi bastioni che nelle città atlantidee separavano i canali circolari d’acqua, sorgevano grandiosi stabilimenti metallurgici, i quali però avevano un aspetto del tutto diverso dalle nostre fonderie, dalle nostre acciaierie, dai nostri altiforni. Non il fuoco difatti alimentava gli immensi stabilimenti metallurgici atlantici, ma l’acqua. A questo proposito si può affermare che la nostra industria, per quanto poderosa e perfetta possa apparirci, è ben misera cosa se paragonata alla incredibile perfezione dell’industria dell’Atlantide. Le testimonianze storiche, numerosissime e concordi, non lasciano ombra di dubbio in proposito. Ne sceglieremo soltanto alcune.
2. Le meraviglie della metallurgia atlantica

Cominciamo da Platone. Egli dice che i tre bastioni della capitale atlantidea erano intonacati per tutta la loro estensione: il primo di rame, il secondo di stagno, il terzo d’oricalco dai riflessi di fuoco.
Se voi mi chiedeste che cosa sia l’oricalco, io non vi saprei rispondere. È una lega di oro, allo stesso modo che il peltro è una lega d’argento, ma gli altri componenti ci sono ignoti. Gli Atlanti, venendo in Europa, vi portarono la conoscenza della fucinazione dei metalli, ma molte delle loro nozioni andarono perdute.
Enrico Schliemann, il celebre archeologo scopritore di Troia, lasciò scritto d’aver trovato fra il tesoro del re Priamo un vaso con la scritta in geroglifici fenici: «Dal re Chronos di Atlantide». Il vaso era fatto di una lega di platino, alluminio e rame. E lo Schliemann annota: «Questa specie di lega non fu mai conosciuta dagli altri popoli antichi ed è sconosciuta oggi».
Queste testimonianze antiche forse non persuadono. Cerchiamone perciò delle altre, piú recenti e lampanti, riportate da coloro che misero piede in America e che videro con i loro occhi. Nel diario di Cristoforo Colombo troviamo scritto che il navigatore genovese riportò dall’America in Europa, come oggetto piú prezioso, un rasoio di rame temperato. Cristoforo Colombo ne era giustamente sbalordito, e sbalorditi ne siamo anche noi. Da allora sono passati quasi cinque secoli, ma la tecnica moderna non ha trovato ancora il modo di rendere duro alcun metallo, fuorché il ferro, ottenendone l’acciaio. L’idea di un acciaio di rame, proprio della civiltà atlantidea, sta per l’arte metallurgica moderna al di là di ogni immediata o remota possibilità.
Montezuma regalò a Cortez alcuni specchi di platino incorniciati d’oro, ciò che prova che la fusione e la lavorazione del platino erano ben note agli Indiani.
Il Carli, nelle sue Lettere americane, dice che tanto per il matematico quanto per il tecnico rimane un problema insolubile il fatto che i popoli d’America siano riusciti a fondere statue d’oro e d’argento, tutte d’un getto, vuote nell’interno, sottili e senza sostegni. Egli scrive: «Ho potuto ammirare dei piatti con otto riquadri, ciascuno d’un metallo diverso, cioè alternati d’oro e d’argento, senza alcuna apparente saldatura; pesci ed uccelli dei quali le scaglie e le pinne, ora d’oro, ora d’argento, si alternavano senza la minima traccia di saldatura artificiale».
Oviedo vide oggetti fatti di una lega di oro e rame ad altissima tempera, e perciò piú resistenti dell’acciaio. Cieza de Leòn ci lasciò una descrizione addirittura fiabesca di Cuzco del Perú, città reale degli Incas barbaramente saccheggiata e distrutta dai conquistatori spagnoli. Su di un’altura dominante la città sorgeva il grande tempio del Sole, circondato da sei templi minori per gli altri pianeti. Nello spiazzo fra i templi si elevavano alte colonne metalliche, sulle quali erano incise le osservazioni dei sacerdoti astronomi sui movimenti degli astri. Davanti al tempio del Sole si estendeva un meraviglioso giardino a terrazze, il quale terminava a picco sul fiume Huatanay. Questo veniva con ragione chiamato il giardino metallico. Ogni sua terrazza aveva per pavimento una lastra di oro puro, dalla quale si innalzavano alberi d’argento e messi di spighe fatte d’oro. Nel giardino metallico si vedevano inoltre farfalle posate sui fiori, uccelli nascosti tra le foglie, serpenti avvolti intorno ai rami, verdi lucertole, chiocciole, tutto in oro puro e in argento cesellato con arte mirabile e tempestato di gemme. Il vento piú impetuoso non poteva sradicare il piú sottile stelo di quel magico giardino, ma le soldataglie spagnole furono piú forti del vento.
Non credo che sia necessario spendere altre parole per mettere in rilievo la portentosa arte metallurgica degli Indiani. Per quanto meravigliosa ci possa apparire, ricordiamoci che essa non è che una fievole eco di quella che fu la tecnica e la scienza degli Atlanti. Di fronte a tanta meraviglia la nostra scienza ufficiale si mostra perplessa ed impotente. Non cosí la Scienza dello Spirito. Questa c’insegna che gli Atlanti e i loro discendenti lavoravano i metalli con le forze e i procedimenti che si basavano sull’impiego delle forze vitali e dell’acqua. Tutto ciò è divenuto impossibile all’uomo moderno, e da questa sua impotenza nasce in lui il senso della meraviglia e del miracolo. I giardini metallici degli Incas e degli Aztechi non sono però sorti per miracolo, ma per opera di una tecnica andata ormai perduta. Anzi a questo proposito bisogna dire che gli Aztechi e gli Incas non hanno costruito quei meravigliosi giardini metallici, quelle immense città longitudinali piene di piramidi, di templi e di palazzi, ma li hanno ricevuti in eredità e gelosamente conservati.
Montezuma disse a Cortez queste testuali parole: «Noi non siamo oriundi di questa terra. Non è passato che un piccolo numero di secoli da quando i nostri avi, venuti dalle regioni del Nord, si sono stanziati in questo paese. Io non sono che un viceré e governo le genti che mi sono sottoposte in nome di Quetzalcoatl e secondo l’autorità che da lui mi è stata conferita».
Secondo lo storico Montesinos, gli Incas giunsero nel Perú verso il 2450 prima dell’era cristiana e vi trovarono già il meraviglioso giardino metallico di Cuzco e le gigantesche rovine della civiltà preincaica. Ciò è confermato anche dalla tradizione occulta. Le costruzioni messicane e peruviane non poterono essere edificate che da uomini che avevano ancora in sé, almeno fino a un certo grado, forze e facoltà proprie degli Atlanti. Sono perciò dunque antichissime e coeve della civiltà egizia.
Benché ultimi e tardissimi discendenti degli Atlanti, i popoli dell’America ne conservano ancora le principali qualità interiori e i costumi. Gli Atlanti erano chiaroveggenti, questa facoltà spirituale mancava quasi del tutto ai tardi popoli americani, ma tuttavia essi si sentivano in stretto contatto con la divinità.
Quando Montezuma fece a Cortez il nome di Quetzalcoatl, lo Spagnolo gli chiese: «Chi è questo re supremo in nome del quale tu governi?». Montezuma rispose: «È un sacerdote vestito di nero che passeggia lungo le rive del mare. Il suo nome significa il serpente incoronato di piume. Egli è la perpetua guida del nostro popolo».«E tu sei in contatto con questo essere misterioso?» chiese allora Cortez. «Io non faccio nulla che non sia la sua volontà», rispose il re degli Aztechi.


................................................................................................................

Fonte archetipo
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soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 14/9/2014 22:50
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  •  ahmbar
      ahmbar
Re: Atlantide.
#51
Dubito ormai di tutto
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Se si vuole discutere di Atlantide, e non di una generica civilta' antidiluviana dimenticata, si deve partire da chi per primo ne parlo', Platone, che nel "Crizia" descrisse diffusamente la civilta' atlantidea, compresi i confini geografici e le dimensioni

Cosa che ogni "riscopritore di Atlantide" tende sempre a dimenticare per adattare quelle parti del racconto platoniano (tipo Frau, per capirci) che coincidono con le loro effettive scoperte e trascurando quelle che non lo sono

L'unico che ho conosciuto negli anni che abbia esaminato (e vagliato con metodo galileiano: nulla è stato distorto dal racconto platoniano per piegarlo alla tesi di Barbiero: tutto doveva essere dimostrato con prove scientifiche, o nulla doveva essere accettato) le descrizioni di Platone e' stato Flavio Barbiero, nel suo immortale "UNA CIVILTÀ SOTTO GHIACCIO"
http://www.edicolaweb.net/am_0110s.htm

Le sue ipotesi hanno considerato TUTTE le scienze interessate nello studio del nostro passato, ricostruendo , a mio parere, ovviamente, l'unico scenario coerente con ognuna di esse

Ne abbiamo gia' parlato nel thread su Gobekli Tepe, per chi volesse leggere qualcosa di piu'
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3829
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Per chi desidera informarsi sulla piu' grande menzogna dell'era moderna
FAQ 11 settembre 2001
Inviato il: 14/9/2014 15:18
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  •  Merio
      Merio
Re: Atlantide.
#50
Sono certo di non sapere
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Il prossimo che dovrò leggere di "archeologia", ma credo sia più di complotti, parla del Titanic e di una ipotesi che se verificata sarebbe davvero davvero interessante.
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Inviato il: 14/9/2014 15:14
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  •  Oscar Jager
      Oscar Jager
Re: Atlantide.
#49
Ho qualche dubbio
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Dal primo video :

Racconta una leggenda, che in un epoca antichissima, precedente alle prime civilta' conosciute, un popolo inventore di tecnologie strabilianti vivesse su di un isola chiamata Atlantide.
Atlantide era pianeggiante e fertile, estesa come l'Asia e la Libia messe insieme ; al centro dell'isola sorgeva un palazzo circondato da fossati.
Era un isola piena di ricchezze, creata dalla discendenza del dio greco Poseidone.
Gli abitanti di Atlantide adoravano i tori, viaggiavano sugli elefanti e mangiavano noci di cocco. Quando le loro qualita' divine incominciarono a scemare, divennenro avidi e violenti.
Terremoti e inondazioni colpirono l'isola e Atlantide scomparve nelle profondita' del mare nel breve spazio di un giorno e di una notte.
Tutto cio' e' solo frutto di frantasia o si basa su qualcosa di realmente accaduto ?
E' Platone, il grande filosofo greco, a parlare di Atlantide ; in due dei suoi dialoghi filosofici, Il Timeo e Il Crizia, descrive il continente perduto di Atlantide.
I suoi dialoghi sono diventati una specie di mappa del tesoro, tramandata per generazioni. Platone descrive Atlantide come " Collocata davanti a uno stretto chiamato le Colonne di Ercole " tradizionalmente identificato con lo Stretto di Gilbiterra, che collega il Mediterraneo all'Oceano Atlantico.
Inviato il: 14/9/2014 15:14
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  •  Merio
      Merio
Re: Atlantide.
#48
Sono certo di non sapere
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Purtroppo non ho tempo per indagare ulteriormente l'argomento Atlantide per ora.

Il libro da me citato è stato scritto da Mavor in seguito alle sue "avventure" greche per dimostrare quello che per lui era una corretta teoria ipotizzata da un altro archeologo greco chiamato Galanopulos.

Viene accennata in questo link:

Citazione:
Most of the historically proposed locations are in or near the Mediterranean Sea: islands such as Sardinia, Crete, Santorini, Sicily, Cyprus, and Malta; land-based cities or states such as Troy,[70] Tartessos, and Tantalus (in the province of Manisa, Turkey); Israel-Sinai or Canaan;[citation needed] and northwestern Africa.[71][72] The Thera eruption, dated to the 17th or 16th century BC, caused a large tsunami that some experts hypothesize devastated the Minoan civilization on the nearby island of Crete, further leading some to believe that this may have been the catastrophe that inspired the story.[73]
A. G. Galanopoulos argued that Plato's dating of 9,000 years before Solon's time was the result of an error in translation, probably from Egyptian into Greek, which produced "thousands" instead of "hundreds". Such an error would also rescale Plato's Atlantis to the size of Crete, while leaving the city the size of the crater on Thera; 900 years before Solon would be the 15th century BC.[74] In the area of the Black Sea the following locations have been proposed: Bosporus and Ancomah[75][76] (a legendary place near Trabzon).


wikia

Alla base di tutto ci sarebbe un errore di traduzione per le dimensioni di Atlantide: in breve certe lunghezze sono state amplificate e quindi Atlantide verrebbe molto più grossa di quello che sarebbe davvero.

Comunque se vuoi puoi leggere parte del libro di Mavor su gogle books:

A voyage to Atlantis...
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Inviato il: 14/9/2014 15:10
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  •  Oscar Jager
      Oscar Jager
Re: Atlantide.
#47
Ho qualche dubbio
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Citazione:

Merio ha scritto:
Nel libro citato da me le Colonne d'ercole non sono a gibilterra, ma tipo vicino alla Turchia, comunque nel mediterraneo orientale...

Sarebbe bello leggere pure Sergio Frau.

Se una civiltà atlantidea è esistita, deve aver aver lasciato tracce del suo passaggio...



Ciao
non ho mai letto niente se non spizzichi qua' e la', credo cerchi di far combaciare in qualche modo la Sardegna con il mito di Atlantide ; purtroppo sul tema c'e' anche molta disinformazione, teorie bislacche, gente che cerca un palcoscenico etc
Mi interesserrebbe saperne di piu', google is my friend

Ecco, queste sono i risultati con google atlantide + sergio frau :

Un mini documentario in tre parti
Sardegna o atlantide? Con Mario Tozzi e Sergio Frau

(1a Parte) https://www.youtube.com/watch?v=j5oy5LGyOVQ
(2a Parte) https://www.youtube.com/watch?v=Hzjo-xxOob8
(3a Parte) https://www.youtube.com/watch?v=HwVPgjq5QC0

Lo ho in sottofondo proprio ora.

http://sardegnainblog.it/808/la-sardegna-era-atlantide-video/

Sin da quando nel 2002 uscì il libro del giornalista di origine sarda Sergio Frau, dal titolo “Le colonne d’Ercole-Un’inchiesta“, si sono aperte nella nostra isola – ma anche in Italia e più parzialmente nel resto del mondo – grandi discussioni sul ruolo che potrebbe aver avuto la nostra isola nel così detto Mito di Atlantide descritto da Platone (un simposio in proposito si tenne anche presso la sede Unesco di Parigi nel 2005). Una discussione che ha visto subito polarizzarsi su contrapposte posizioni i partecipanti, c’è chi ritiene possibile che la Sardegna sia stata davvero la favolosa Atlantide – tra i possibilisti rientra anche il geologo Mario Tozzi, che a più riprese ne ha parlato in tv e proprio in questi giorni nella nostra isola – e chi invece boccia con decisione l’ipotesi. Ricordo a tal proposito una raccolta di firme, molte illustri, a sfavore della diffusione delle sue tesi. Ad ogni buon modo nel 2006 si tenne un convegno in proposito nella sede romana della prestigiosa Accademia dei Lincei.

http://www.lamiasardegna.it/files/storia-atlantide.htm

http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2010/11/18/news/la_sardegna_la_mitica_atlantide_-138420/

E la pagina wiki di Sergio Frau - http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Frau
Si legge :

Ha scritto il saggio Le Colonne d'Ercole - Un'inchiesta[1] (2002) in cui riprende la teoria che le mitiche colonne di cui parla Platone andrebbero identificate man mano nel tempo non solo con lo Stretto di Gibilterra, ma anche con il canale di Sicilia. Secondo tale scenario la leggendaria isola di Atlantide, di cui parla Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, potrebbe far pensare anche alla Sardegna.

Tale suggestione si accompagna alla ripresa dell'altra, già popolare in Sardegna, che il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe con il misterioso popolo dei Šardana o Šerden, citati tra i "popoli del mare" che secondo le cronache degli antichi egizi tentarono di invadere il Regno d'Egitto. Altri sarebbero emigrati nella penisola italica, e questa sarebbe l'altrimenti misteriosa origine degli Etruschi.

edit

LOL
che bestia che sono, l'aveva gia' postato Pyter
scusate
Inviato il: 14/9/2014 14:47
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  •  Mrexani
      Mrexani
Re: Atlantide.
#46
Mi sento vacillare
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Citazione:
Sarebbe bello leggere pure Sergio Frau.

Se una civiltà atlantidea è esistita, deve aver aver lasciato tracce del suo passaggio...


Bhé se Atlantide fosse la Sardegna, come prospettato dal lavoro di Frau e citato da Pyter, le traccie non mancherebbero di sicuro; in Sardegna in ogni ''metro quadrato'', vi è almeno una costruzione pre-storica (nuraghi,tombe dei giganti, pozzi sacri, case delle fate, dolmen, menhir, ecc).

Ma...non è detto che una civiltà di quel tipo debba per forza di cose lasciare traccie del suo passaggio. A tal proposito ho appena iniziato a leggere ''l'Ardore'' di Calasso, dedicato al racconto della civiltà Vedica, anch'essa assimilabile per molti aspetti a quella Atlantidea se non altro per il mistero che la avvolge. Ecco, della civiltà Vedica Calasso, nelle prime pagine, scrive:


[Non lasciarono oggetti né immagini. Lasciarono soltanto parole. Versi e formule che scandivano rituali. Meticolose trattazioni che descrivevano e spiegavano quegli stessi rituali. ………L'India vedica non ebbe una Semiramide né una Nefertiti. E neppure un Hammurabi o un Ramses II. Nessun De Mille è riuscito a metterla in scena. Fu la civiltà dove l'invisibile prevaleva sul visibile. Come poche altre, fu esposta a essere incompresa. Per capirla, è inutile ricorrere agli eventi, che non hanno lasciato tracce. Rimangono solo testi: il Veda, il Sapere. Composto di inni, invocazioni, scongiuri, in versi. Di formule e prescrizioni rituali, in prosa. I versi sono incastonati in momenti delle complicatissime azioni rituali……Gli Àrya (« i nobili », così gli uomini vedici chiamavano se stessi) ignorarono la storia con una insolenza che non ha uguali nelle vicende di altre grandi civiltà. Dei loro re conosciamo i nomi soltanto attraverso accenni nel Rgveda e aneddoti narrati nei Brahmana e nelle Upanisad. Non si preoccuparono di lasciare memoria delle loro conquiste. E anche negli episodi di cui è giunta notizia non si tratta tanto di imprese - belliche o amministrative -, ma di conoscenza. Se parlavano di « atti », pensavano soprattutto ad atti rituali. Non meraviglia che non abbiano fondato - né abbiano mai tentato di fondare — un impero……Non c'erano templi, né santuari, né mura. C'erano re, ma senza regni dai confini tracciati e sicuri. Si muovevano periodicamente su carri con ruote provviste di raggi. Quelle ruote furono la grande novità che apportarono: prima di loro, nei regni di Harappa e Mohenjodaro si conoscevano solo le ruote compatte, solide, lente. Appena si fermavano, si curavano soprattutto di installare fuochi e accenderli…. Sapevano cuocere i mattoni, ma li usavano soltanto per costruire l'altare che stava al centro di un loro rito….La loro mente pullulava di immagini. Forse anche per questo non si curarono di intagliare o scolpire figure degli dèi. Come se, essendone già attorniati, non sentissero il bisogno di aggiungerne altre……Ben poco di tangibile rimane dell'epoca vedica. Non sussistono edifìci, né monconi di edifici, né simulacri. Al più, qualche frusto reperto nelle teche di alcuni musei. Edificarono un Partenone di parole: la lingua sanscrita, poiché samskrta significa « perfetto ». Così disse Daumal. Qual era il motivo profondo per cui non vollero lasciare tracce? Il solito supponente evemerismo occidentale subito si appellerebbe alla deperibilità dei materiali in clima tropicale. Ma la ragione era un'altra - e i ritualisti vi accennarono. Se l'unico evento imprescindibile è il sacrificio, che fare di Agni, dell'altare del fuoco, una volta concluso il sacrificio? Risposero: « Dopo il completamento del sacrificio, esso ascende ed entra in quello splendente [sole]. Perciò non ci si deve preoccupare se Agni viene distrutto, perché allora egli è in quel disco laggiù». Ogni costruzione è provvisoria, incluso l'altare del fuoco. Non è qualcosa di ferino, ma un veicolo. Una volta compiuto il viaggio, il veicolo può anche essere fatto a pezzi…..Enorme è il divario fra la rudimentale civiltà materiale vedica e la complessità, difficoltà e audacia dei testi. …..Per l'India vedica, la storia non era cosa di cui prendere nota. Il genere storiografico vi fa la sua apparizione ben più tardi, non soltanto molti secoli dopo Erodoto e Tucidide, ma quando in Occidente si scrivevano le cronache medioevali…..Ma, quanto più scarsi sono i riferimenti alla pura, dissolvente successione dei tempi, tanto più sconvolgente il loro effetto. E tanto più vano apparirà ogni tentativo di stabilire un rapporto immediato, semplice e univoco fra i testi dei ritualisti vedici e una qualsiasi realtà fattuale. A differenza degli Egizi, dei Sumeri, dei Cinesi della dinastia Zhou, evitarono di appendere agli anni ciò che accadeva. Verum ipsum factum non valeva per loro. Perché l'unico factum collegato a un verum era l'azione liturgica. Tutto ciò che si svolgeva prima e al di fuori del rito apparteneva al vasto regno sfrangiato della non-verità…mancando persino l'invenzione della « città», nagara, termine che è quasi assente dai testi più antichi - e comunque non corrisponde ad alcun dato documentabile: non esiste traccia di alcuna città vedica…..Perché gli uomini vedici erano così ossessionati dal rituale? Perché tutti i loro testi, direttamente o indirettamente, parlano di liturgia? Volevano pensare, volevano vivere soltanto in certi stati della coscienza. Scartato ogni altro, questo rimane l'unico motivo plausibile. Volevano pensare - e soprattutto: volevano essere coscienti di pensare. Questo avviene esemplarmente nel compiere un gesto. C'è il gesto - e c'è l'attenzione che si concentra sul gesto. L'attenzione trasmette al gesto il suo significato.(L’ardore,Calasso)]
Inviato il: 14/9/2014 12:54
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Re: Atlantide.
#45
Sono certo di non sapere
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Nel libro citato da me le Colonne d'ercole non sono a gibilterra, ma tipo vicino alla Turchia, comunque nel mediterraneo orientale...

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Re: Atlantide.
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Spiace dover dare delle delusioni, ma Atlantide non è altro che la Sardegna.
Le colonne d'Ercole sono state spostate di nascosto durante le vacanze di ferragosto.




http://www.lamiasardegna.it/files/storia-atlantide.htm
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 8/9/2014 21:53
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Atlantide.
#43
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 8/9/2014 20:35
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  •  Merio
      Merio
Re: Atlantide.
#42
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/4/2011
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io invece ho terminato di leggere questo libro qui:

http://www.ebay.it/itm/Mavor-Atlantide-il-continente-ritrovato-Platone-Creta-Oceano-Atlantico-Egitto-/230804342901

Detto in breve Atlantide sarebbe davvero esistita e aveva sede nientepopodimeno che...

A Tera, ovvero Santorini !

E la popolazione atlantidea = micenei

Distruzione atlantide = un mix di eruzioni vulcaniche, terremoti e fenomeni correlati avvenuto tipo verso il 1'500 a.C.

E siccome il botto è stato grande s'è formato uno tsunami (della madonna) che avrebbe lasciato il segno un po' per tutto il mediterraneo, ma ovviamente nelle zone adiacenti santorini ci sono stati gli effetti maggiori.

Io non so quanto sia corretto, ma il libro è interessante secondo me.

Qua trovate il bio dell'autore:

James W. Mavor
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La libertà di parola senza la libertà di diffusione è come un pesce rosso in una vasca sferica...
Ezra Pound
Inviato il: 8/9/2014 20:12
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