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storia & cultura : Gran Maestro Garibaldi
Inviato da Pausania il 18/10/2007 4:10:00 (10373 letture)

di Giorgio Mattiuzzo

Quando si affrontano certi temi in una pubblica discussione, si possono notare alcuni meccanismi entrare in azione. Ad esempio la pubblicazione di un libro sulla lobby filo-israeliana negli Usa [1] ha suscitato enormi polemiche sia in patria che all'estero; ma non tanto sui contenuti, quanto sul fatto che si parlasse di una lobby filo-israeliana. Tuttavia, mentre vi è una sorta di censura morale verso qualsiasi accenno alla lobby filo-israeliana, è sufficiente andare sul sito ufficiale della lobby sionista degli Stati Uniti per apprendere che la politica in Medio Oriente di Washington è pesantemente influenzata dalle pressioni filosioniste [2].

Per rimanere all'Italia uno dei tabù che affliggono l'opinione pubblica è quello della presenza e dell'influenza della Massoneria nella storia d'Italia. Come per la lobby filoisraeliana, anche per quanto riguarda la Massoneria, mentre normalmente non è accettabile insinuare che essa abbia giocato un ruolo fondamentale nella formazione e nello sviluppo dell'Italia post-unitaria e repubblicana, contemporaneamente è la Massoneria stessa che dichiara con orgoglio e senza titubanza alcuna di essere stata parte attiva e promotrice della politica italiana da prima dell'Unità in poi.

Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Garibaldi e la Massoneria italiana sta dedicando all'eroe dei due Mondi grandi celebrazioni e commemorazioni. Di tale portata è la figura del generale per i liberi muratori che, per comprenderla, sarà necessario ricorrere alle parole di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. In un suo recente scritto [3] Raffi delinea – documenti alla mano – la stretta unione tra Garibaldi e la Massoneria.

“L'adesione alla Massoneria fu per Garibaldi non certo un episodio casuale ed effimero ...


... ma un scelta meditata e vincolante, che egli maturò a metà della sua esistenza e mantenne in modo consapevole fino alla morte. [...] La Massoneria fu per Garibaldi, specie dopo il 1860 [4], un luogo di aggregazione e uno strumento organizzativo del quale cercò a più riprese di avvalersi per realizzare i propri progetti politici e culturali. [...] E la Massoneria a sua volta – vale la pena sottolinearlo – utilizzò Garibaldi, sia prima che dopo la sua morte, come testimonial e come veicolo di propaganda dei propri ideali.”

Sembrerebbe di capire che il rapporto fosse quello di una specie di do ut des tra Garibaldi e la Massoneria, un rapporto basato su reciproci, ma distinti, interessi. Tuttavia ci spiega Raffi che Garibaldi, dopo aver avuto contatti con le Logge di mezzo mondo, nel giugno 1860, dopo aver conquistato Palermo al Piemonte (o all'Italia, come dir si voglia) il nostro “venne elevato al grado di Maestro Massone” e due anni dopo “il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato [...] gli affidò il titolo di Gran Maestro”, mentre “il Grande Oriente Italiano [...] conferì a Garibaldi soltanto il titolo onorifico di 'primo Libero Muratore Italiano'”. Sempre nel 1862 e sempre in Sicilia Garibaldi “presenziò all'iniziazione di suo figlio Menotti (il 1 luglio) e firmò egli stesso (il 3 luglio) la proposta di affiliazione dell'intero suo stato maggiore”.

Nel 1867, dopo aver ascoltato l'appello di Garibaldi all'unità massonica ed aver dichiarato di ritenere i massoni “eletta porzione del popolo italiano”, la Costituente Massonica di Napoli lo eleggerà Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d'Italia.

Spiegata insomma la evidente unità di intenti tra il Gran Maestro Garibaldi e la Massoneria, Raffi pone l'accento sull'opera che la Massoneria ha messo in atto dopo la morte di Garibaldi.

“Quando Garibaldi morì la Massoneria fu tra le forze politiche e sociali italiane quella che più di altre si incaricò di conservarne la memoria e di alimentarne il mito. Specialmente negli anni di Crispi, intorno alla figura di Garibaldi si cercò di costruire una religione civile imperniata sul mito laico del Risorgimento”.

La figura di Garibaldi venna fatta divenire eroe e mito grazie al lavoro della Massoneria e Raffi, che di certo non usa le parole a caso, parla di “mito laico” e di “religione civile”.

Il 20 settembre 2007, in occasione dell'anniversario della presa di Roma e della caduta del Papa Re, il Gran Maestro Raffi si è rivolto ai fratelli massoni con quella che si definisce allocuzione, cioè un discorso ufficiale tenuto in momenti particolari della vita associativa della Massoneria [5]. Il fulcro del discorso gravita attorno alla figura di Garibaldi, e Raffi non si stanca di cantarne le lodi.

“Mito vivente. Mito vivente di un Paese che rischia la deriva. Abbiam parlato di Garibaldi mito fondante del Risorgimento; io vado oltre. E' stato sicuramente ed è il grande interprete del vento della libertà che quando soffia, soffia sul serio. [...] Un uomo chiaro, che aveva idee chiare, un massone vero, un massone vero. Che aveva anche attribuito alla Massoneria un compito – e attenti, è importante quello che sto per dire.

La massoneria doveva essere il momento di incontro tra i litigiosi democratici che anche allora esistevano. Doveva essere una forma di sintesi, un percorso metodico di apprendere l'arte della politica. Lui parlava – il termine è quello dell'epoca – di fascio dei democratici, non separati, non eternamente conflittuali, con un grande progetto. [...]

Garibaldi torna ad essere vivo e insieme a Garibaldi, mito fondante della Repubblica, mito fondante del Risorgimento, o del Risorgimento stesso come mito fondante della Repubblica, della Nazione italiana, farà sì che i separatismi vengano visti con sorriso e si guardi oltre. [...]”


Ma tutto questo parlare di Garibaldi non è fine a sé stesso, non è mera speculazione storiografica e non è un vuoto elogio della Massoneria. Il discorso di Raffi vuole arrivare a parlare di due punti precisi. Il primo è la scuola pubblica.

“Pensiamo che è opportuno, importante educarsi al valore della libertà, al valore della democrazia. Quindi andiamo a rivisitare queste scuole, queste scuole disastrate dove l'educazione civica non si insegna, dove in fondo si pensa che educare un essere umano a diventare cittadino sia un perdita di tempo... meglio l'ora di religione. Ma io dico che c'è un'altra religione! C'è la religione civile! La religione degli italiani! La religione dei cittadini! [...]

Le chiese si occupino dello spirito, i cittadini vivano la loro religione nella sfera privata, non sia un momento di rottura, sia un momento di amore, perché non ci può essere un dio che vince e un dio che perde. E in uno Stato democratico è sufficiente affermare il principio della libertà religiosa.

In tutti questi anni il problema è stato sottovalutato. Ognuno ha cercato di trovare la sua nicchia, ha cercato la cosiddetta scuola libera, per dare spazio all'indottrinamento anziché alla cultura.”


Raffi manifesta grande preoccupazione per le sorti dell'Italia. E teme la reazione degli italiani di fronte alla crisi della politica che sta attraversando il Paese. E' chiaro il riferimento alle manifestazioni dell'8 settembre scorso nelle piazze di tutta Italia.

“Perché viviamo un momento di disaffezione nei confronti delle Istituzioni. Gli italiani si divertono nelle piazze a veder linciare i nostri rappresentanti. E questo è inquietante. E' inquietante.

Quando si arriva alla suburra del pensiero, quando si aizzano le masse, si sa come si parte ma non si sa come si approda e in Italia qualche esempio l'abbiamo avuto nel passato. [...]

Io temo le derive populiste, quelle – come dicevo – che si sa dove si parte ma non si finisce mai di sapere dove si arriverà. E allora pochi grilli parlanti e tanti cervelli pensanti.”


Secondo Raffi la soluzione non arriva dalla piazza:

“I partiti sono il sale della democrazia. Ora il problema è non lasciarli soli, tornino i cittadini ad essere tali, tornino i cittadini a discutere i problemi della Repubblica, tornino i circoli a fare proposte, tornino gli uomini a occuparsi di politica, rivendicando il diritto alla preferenza, rivendicando nei confronti delle segreterie che monopolizzano i consensi, che ti rifilano chi vogliono “Noi siamo i cittadini, noi abbiamo il diritto di scegliere”. Questa è la battaglia!”

Le parole di Raffi sono pesanti, per chi le sa o le vuole leggere nella giusta prospettiva. Secondo Raffi il Risorgimento ed i suoi simboli, come Garibaldi (che forse è il simbolo più puro del Risorgimento) è un mito di fondazione. Raffi è uomo colto e certo non usa a caso questa parola. Il mito di fondazione è una tradizione antica che la nostra cultura conosce bene. Un buon esempio di mito di fondazione è la leggenda di Romolo e Remo. In breve, il mito di fondazione è un racconto che, attraverso il simbolismo, racconta la storia di una città, o di un culto, o di una famiglia nobiliare adottando il registro della religione (non dimentichiamo che il mito è religione) [6].

Raffi quindi sta affermando che il Risorgimento non è da ascriversi agli eventi della storia, ma a quelli della religione, nei quali si crede e sui quali non ci si interroga. Anzi, mettere in dubbio la loro validità equivale ad un pensiero empio, immorale e da condannare. Se volessimo usare toni meno sofisiticati – ma altrettanto corretti – diremmo che Raffi sta ammettendo che il Risorgimento è un racconto di fantasia che serve a creare consenso tra la popolazione, e che per questo al Risorgimento bisogna credere come gli antichi credevano alla leggenda di Romolo e Remo.

Un secondo nodo scoperto toccato dal Gran Maestro è quello della scuola e del rapporto con la Chiesa. Da un lato Raffi si lancia nei consueti attacchi all'invadenza della Chiesa, o delle chiese, nella sfera pubblica e soprattutto nella scuola; da un lato chiede che la fede sia un atto privato da relegare alla coscienza del singolo; dall'altro invece chiede a gran voce che alla scuola dell'obbligo si insegni la religione civile, che si insegnino i miti fondanti creati dalla Massoneria, che insomma si scaccino le altre religioni per far posto alla religione di Raffi.

Terzo punto del discorso: la partecipazione democratica. Il Gran Maestro non ha gradito le manifestazioni di piazza dell'8 settembre. Le definisce sprezzantemente “suburra del pensiero”. Non gradisce le grida e gli schiamazzi del popolino. Secondo Raffi l'unica cosa da fare è andare alle segreterie dei partiti e chiedere di poter esercitare un misterioso “diritto alla preferenza”, cioè di chiedere ai partiti, gentilemente e senza alzare la voce, di avere una non meglio definita possibilità di scelta.

Insomma, dietro alle grandi dichiarazioni di uguaglianza e libertà, il più alto esponente della Massoneria italiana ci dice che la storia d'Italia è una favola [7], un credo religioso che va insegnato nelle scuole sotto forma di educazione civica. E che la libertà della democrazia consiste nel chiedere alle segreterie di partito la possibilità di essere rappresentati da chi vogliono i cittadini.

Il discorso del Gran Maestro Raffi si è aperto con queste parole:

“Stiamo vincendo la sfida.”

Quale sfida? Pensiamoci, quando mandiamo i nostri figlia scuola e quando andiamo a votare.


Giorgio Mattiuzzo


Note:

1. J. Mearshimer, S. Walt, The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy, New York 2007. Edito in Italia con il titolo La Israel lobby e la politica estera americana, Milano 2007. Il libro nasce da un “working paper” pubblicato dall'Università di Harvard: J. Mearshimer, S. Walt, The Israel Lobby, RWP06-011, 13/03/2006 (cliccare qui per scaricare il pdf).

2. Dal sito ufficiale dell'Aipac: Per più di mezzo secolo, lo American Israel Public Affairs Committee ha lavorato per rendere Israele più sicura, ottenendo che il supporto dell'America rimanesse forte. Da piccola boutique negli anni '50, l'Aipac è cresciuta ed è divenuta un movimento radicato in tutta la Nazione, forte di 100.000 membri e descritto dal New York Times come “la più importante organizzazione che influisce nelle relazioni dell'America con Israele”.

3. G. Raffi, Garibaldi Massone, Hiram – Rivista del Grande Oriente d'Italia, n.1/2007, pp. 3-8 (cliccare qui per scaricare il pdf)

4. Cioè dopo l'impresa dei Mille e l'unità d'Italia.

5. L'allocuzione è visibile per chi ha una connessione veloce dal sito web del Grande Oriente d'Italia, www.grandeoriente.it (cliccare qui per vedere il filmato)

6. Per una breve disamina del mito di fondazione, cfr. l'omonima voce di Wikipedia.

7. Favola nel senso che Papa Leone X attribuì alla storia di Gesù di Nazareth: Quantum nobis prodest haec fabula Christi.

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Mario860
Inviato: 18/10/2007 8:49  Aggiornato: 18/10/2007 8:49
So tutto
Iscritto: 17/7/2007
Da:
Inviati: 11
 Re: Gran Maestro Garibaldi
La figura di Garibaldi è stata costruita ad hoc perchè serviva un simbolo di Unità Nazionale, un simbolo per "fare gli italiani".
L'unità d'Italia non credo sia un male. Ciò che è stato male è stato il MODO in cui è stata fatta l'Italia. Si è trattato di una colonizzazzione del Piemonte che ha portato migliiaia di morti nel Regno delle Due Sicilie e milioni di emigranti.
Con Garibaldi nasce la Mafia per tenere sotto controllo i sudditi fedeli alla monarchia Borbone.
E' assurdo pensare che invece di riempire le strade con personaggi che hanno combattutto la mafia (Falcone - Borsellino...) le piazze italiane siano piene di statue di colui che la Mafia ha contribuito a crearla (ha creato cioè una forma di criminalità "organizzata", cioè di connessione stretta con la politica)
Alcuni video su Youtube mostrano aspetti meno noti di Garibaldi:

[youtube]aDYmZ_rJ5a0[/youtube]

[youtube]bI7vnOrM3Nc[/youtube]

http://it.youtube.com/watch?v=aDYmZ_rJ5a0

http://it.youtube.com/watch?v=bI7vnOrM3Nc

fiammifero
Inviato: 18/10/2007 9:25  Aggiornato: 18/10/2007 9:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: Gran Maestro Garibaldi
sussidiario dissacrato ,non ci sono più i valori di una volta ,ascoltatevillo o' "Sussidiario" http://www.linoeimistoterital.com/songobucco/mp3/Bravi_ma_Basta/Sussidiario.mp3

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
pask
Inviato: 18/10/2007 10:04  Aggiornato: 18/10/2007 10:04
So tutto
Iscritto: 3/6/2006
Da: Napoli
Inviati: 19
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Citazione:
Ciò che è stato male è stato il MODO in cui è stata fatta l'Italia. Si è trattato di una colonizzazzione del Piemonte che ha portato migliiaia di morti nel Regno delle Due Sicilie e milioni di emigranti.


Citazione:
Con Garibaldi nasce la Mafia per tenere sotto controllo i sudditi fedeli alla monarchia Borbone.


Questo spiega, se ce ne fosse ancora bisogno, il naturale intreccio tra organizzazioni criminali e politica.

"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" Salvor Hardin...
Robym
Inviato: 18/10/2007 10:32  Aggiornato: 18/10/2007 10:32
Ho qualche dubbio
Iscritto: 2/6/2006
Da: Sardigna
Inviati: 237
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Raffi riuscirebbe a vendere frigoriferi agli eschimesi: mi ricordo che qualche tempo fà lo vidi in un programma tv (su uno di quei canali della Rai che si pigliano col digitale terrestre) in cui, tra l'altro, partecipava anche il "luogocomuniano" Santaruina... Raffi è un personaggio che sicuramente sà il fatto suo, sconvolgente a suo modo: mi ha dato l'impressione di essere (o di voler apparire come) il volto buono e presentabile della massoneria, una sorta di PR o piuttosto una "maschera".
Per quanto riguarda Garibaldi: beh, la sua adesione alla massoneria non credo debba sconvolgere più di tanto (mi sembra la scoperta dell'acqua calda). Qualcuno di voi conosce dei personaggi storici di rilievo che non abbiano in qualche modo aderito ad agenzie massoniche?

p.s. purtroppo ho paura che la sfida l'abbiano già vinta (in termini generali), nonostante tutto.

Quando l'Allevi è pronto inizia a suonare.
carloooooo
Inviato: 18/10/2007 14:08  Aggiornato: 18/10/2007 14:08
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 9/7/2006
Da: marca gioiosa et amorosa
Inviati: 1386
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Piccolo colloquio tra Eugenio Scalfari e Gustavo Raffi.

SCALFARI: Buongriorno Gustavo! Come va?

RAFFI: Buongiorno Eugenio! Va male, anzi, malissimo! Viviamo un momento di disaffezione nei confronti delle Istituzioni. Gli italiani si divertono nelle piazze a veder linciare i nostri rappresentanti. E questo è inquietante. E' inquietante. Io temo le derive populiste, quelle – come dicevo – che si sa dove si parte ma non si finisce mai di sapere dove si arriverà. E allora pochi grilli parlanti e tanti cervelli pensanti.

SCALFARI: Veramente inquietante, perché in realtà il governo assembleare è sempre stato una tappa, l'anticamera delle dittature. La storia ne fornisce una serie infinita di conferme senza eccezione alcuna. Proprio per questo quando vedo prender corpo un movimento del tipo del "grillismo" mi viene la pelle d'oca; ci vedo dietro l'ombra del "law & order" nei suoi aspetti più ripugnanti; ci vedo dietro la dittatura.

RAFFI: Esattamente, mio caro Eugenio. Quando si arriva alla suburra del pensiero, quando si aizzano le masse, si sa come si parte ma non si sa come si approda e in Italia qualche esempio l'abbiamo avuto nel passato.

SCALFARI: …è l'aspetto drammatico della civiltà di massa, della società di massa e dei "mass media" che ne diffondono l'immagine sovrapponendola all'immagine individuale! Uun aspetto al quale è difficilissimo sottrarsi perché ci invade e ci pervade quasi in ogni istante della nostra esistenza. La modernità porta con sé questo virus micidiale: la riduzione dell'individuo a massa, materiale malleabile e plasmabile, materia per mani forti e dure. La massa riporta gli adulti all'infanzia e alla sua plasmabilità. Alla sua manipolazione. Questo - in mezzo a molte virtù innovative - è il delitto della modernità, il virus dal quale bisogna guardarsi e contro il quale bisogna mobilitare tutti gli anticorpi di cui disponiamo. Il più vivo desiderio delle masse, cioè dell'individuo ridotto a folla e a massa, è di essere de-responsabilizzato. Vuole questo. Vuole pensare e prendersi cura della propria felicità delegando ad altri il compito di pensare e decidere per tutti. Delega in bianco, semmai con una scadenza. Ma le scadenze, si sa, sono scritte con inchiostri molto leggeri che si cancellano in breve tempo. Il potere, una volta conquistato, ha mille modi per perpetuarsi.

RAFFI: Invece i partiti sono il sale della democrazia. Ora il problema è non lasciarli soli, tornino i cittadini ad essere tali, tornino i cittadini a discutere i problemi della Repubblica, tornino i circoli a fare proposte, tornino gli uomini a occuparsi di politica, rivendicando il diritto alla preferenza, rivendicando nei confronti delle segreterie che monopolizzano i consensi, che ti rifilano chi vogliono “Noi siamo i cittadini, noi abbiamo il diritto di scegliere”. Questa è la battaglia!

SCALFARI: Alle urne!

RAFFI: Alle urne!

Santaruina
Inviato: 18/10/2007 14:40  Aggiornato: 18/10/2007 14:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Davvero un ottimo articolo.
Ottimo poichè quanto espresso è accompagnato dal pensiero dei diretti interessati.
Un conto è dire che la massoneria promuove una religiosità laica, un conto è quando lo dice direttamente il Gran maestro.

Lo stesso vale per Garibaldi, sinceramente massone.
E ricordiamo sempre che la massoneria è un ordine esoterico.

Alcuni storici partendo da questi punti fermi e acclarati, hanno visto nel risorgimento una vera e propria guerra di religione.

Tornando a Raffi, compito delle grandi maestranze è quello di tenere i contatti con il "mondo profano", come gli stessi massoni ci dicono.
Non sono all'interno della massoneria i personaggi più influenti, ma hanno il compito di mostrare il volto "pubblico" della massoneria.
Una sorta di rappresentanti, venditori rassicuranti sulla bontà del prodotto, per intenderci.

Raffi è sicuramente persona che sa trattare con la gente, cordiale, sorridente, rassicurante.
Ma occorre leggere con attenzione quanto dice.
Ogni parola è pesata, nessuna espressione è usata a caso.

E riflettere a lungo su concetto di "religiosità laica".

Blessed be

p.s.: carloooooo: bellissimo il dialogo

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Rickard
Inviato: 18/10/2007 16:39  Aggiornato: 18/10/2007 16:39
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 9/9/2007
Da: Un mondo pervaso di follia
Inviati: 1609
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Lo stato ha bisogno dei suoi eroi da celebrare.
Raffi fa un elegante balletto sulla libertà e partecipazione politico/sociale ma poi "getta la maschera" e finisce col dire che tutti questi alti ideali e concetti di libertà vanno espressi presso una segreteria di un partito...
I partiti ora sono soli... Poverini, saranno stretti fra loro, al buio e al gelo, aspettando il ritorno (dei genitori?).
A distanza di così tanti anni il mito di Garibaldi venga costantemente rinfocillato ed alimentato per far si che sussista malgrado la totale mancanza di ragioni di sussistenza.
Quale sfida? Pensiamoci, quando mandiamo i nostri figlia scuola e quando andiamo a votare.
No grazie, non ho figli e non ho intenzione di averne né ora né mai e riguardo al votare, non credo che mettere una X su un cerchio possa essere definita partecipazione, percui...
“Stiamo vincendo la sfida.”
Forse non sono tanto loro che vincono quanto gli altri che non fanno nulla per impedirglielo.

La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità. - Nikola Tesla
BlSabbatH
Inviato: 18/10/2007 17:19  Aggiornato: 18/10/2007 17:19
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Devo ammettere che l'incantesimo di Raffi stava prendendo il sopravvento.. almeno fino a quando non ha pronunciato la parolina magica "De Michelis"! (con tanto di nitriti equini al seguito)
Citazione:
“Stiamo vincendo la sfida.”
Quale sfida? Pensiamoci, quando mandiamo i nostri figlia scuola e quando andiamo a votare.

forse la sfida nel tenere a lustro un sistema che mostra i suoi limiti? la democrazia parlamentare è aterosclerotica, certo, ma.. domanda da 1 milione di $: l'alternativa al ferrovecchio qual'è? l'uomo forte? il re con i vassalli? il picchio di homer?
Sempre che un' alternativa stabile esista, visto che la Storia descrive il mondo come una successione di transizioni cicliche...

p.s. alternative che durino più di 5 minuti, quindi sono escluse:
1 - dittatura del proletariato
2 - anarchia di cooperazione volontaria

p.s.2 ricordiamoci che tale alternativa deve essere, per forza di cose, prona a 90 gradi ai voleri del dolce impero al di là del mar..

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
trotzkij
Inviato: 18/10/2007 18:26  Aggiornato: 18/10/2007 18:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 18/9/2006
Da:
Inviati: 3704
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Giuseppe Garibaldi, mercenario dei due mondi
Per mettere un pietra tombale sul 'mito' Garibaldi

I festeggiamenti per il 200° anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi, con tutto lo stantio corteo di corifei e laudatori, non ha suscitato dibattiti né analisi sul processo di 'unificazione' dell'Italia. Questo evento non è diventato occasione per affrontare i nodi della storia italiana, o meglio italiane. Niente di niente.
Neanche gli atenei o le accademie, né ricercatori e né docenti, hanno avuto il coraggio di affrontare, in modo serio e complessivo, la natura del processo storico italiano che va dall'Unità ad oggi. Anzi, il 'General intellect' italiano, a ennesima dimostrazione della sua subalternità e del suo provincialismo, ha solo prodotto qualche raccolta di 'memorie' dei garibaldini, veri o presunti poco importa, spacciandola come lavoro storico e di analisi storica. Nulla di più falso, poiché ogni vero storico sa che la memorialistica è altamente inaffidabile; e l'Italia è la patria delle 'memorie' scritte per secondi fini politico-personalistici. Inoltre, 'voler costruire' la storia patria raccogliendo le memorie di una parte sola, che ha una memoria… appunto 'parziale', ha più il sapore dell'opera di indottrinamento e della retorica, piuttosto che della onesta e disinteressata ricerca storica.
Capisco che in questi anni di disfacimento nazionale, di contestazione dell'Italia quale nazione unica, e dell'italianità quale sentimento 'patriottico', alcuni settori ideologicamente e strumentalmente legati al cosiddetto 'risorgimento' sentano il bisogno di ravvivare un 'patriottismo nazionale' che almeno salvaguardi la concezione, attualmente propagandata nelle scuole e nei media, che si ha della storia italiana. Soprattutto proprio quella riguardante il periodo della costituzione della sua statualità unitaria.
Ma il fatto è che, con il riproporsi di schemi patriottardi e di affabulazioni devianti, non si renda proprio un buon servizio neanche alla storia dell'Italia.
La figura di Giuseppe Garibaldi, in tal caso, è centrale; non in quanto super-uomo o eroe di uno o più mondi. Ma in quanto strumento di 'forze superiori', ma non sto parlando della Storia con la 'S maiuscola', ma più prosaicamente di mercati, risorse, capitali, commerci, banche e finanza, ecc. Insomma, delle regole e dinamiche dettate dai rapporti di forza tra potenze coloniali, tra i nascenti imperialismi, l'equilibrio tra potenze regionali e mondiali. E in questo contesto deve essere inserita, appunto, la figura di Garibaldi. Lasciamo agli affabulatori e agli annebbianti i raccontini sull''eroe dei due mondi' e sul 'Cincinnato di Caprera'.
Partiamo, quindi, dall'analizzare il ruolo e la posizione dell'obiettivo principe della più notoria spedizione dell'avventuriero nizzardo: la Sicilia.
La Sicilia, granaio e giardino del Regno di Napoli (o delle Due Sicilie), oltre ad avere una economia agricola abbastanza sviluppata, almeno nella sua parte orientale, ovvero una agrumicoltura sostenuta e avanzata, necessaria ad affrontare il mercato internazionale, sbocco principale di tale tipo di coltura; possedeva una forte marineria, assieme a quella di Napoli, tanto da essere stata una nave siciliana, la prima ad inaugurare una linea diretta con New York e gli Stati Uniti d'America. Marineria avanzata per sostenere una avanzata produzione agrumicola destinata al commercio estero, come si è appena detto. Capitalismo, altro che gramsciana 'arretratezza feudale'. Ma il fiore all'occhiello dell'economia siciliana era rappresentata da una risorsa strategica, all'epoca, ovvero lo zolfo.
Lo zolfo e i prodotti solfiferi, erano estremamente necessari per il nascente processo di industrializzazione. Lo zolfo veniva utilizzato per la produzione dell'acciaio, per la preparazione di sostanze chimiche, come conservanti, esplosivi, fertilizzanti; era insomma il lubrificante del motore dell'imperialismo, soprattutto di quello inglese. Con la rivoluzione nella tecnologia navale, ovvero la nascita della corazzata, e la diffusione delle ferrovie in Europa, e non solo; ne fanno montare la domanda e, quindi, la necessità di sempre maggiori quantità di acciaio, ferro e ghisa. Quindi i processi produttivi connessi, richiedono sempre più ampie quantità di zolfo; cosi come la richiedono l'economia moderna tutta, industriale e commerciale. Tipo quella dell'Impero Britannico.
La Sicilia, alla luce dei mutamenti epocali che si vivevano alla metà dell'800, diventa un importante obiettivo strategico, un asset geo-politicamente e geo-economicamente cruciale. Difatti l'Isola possedeva 400 miniere di zolfo che, all'epoca, coprivano circa il 90% della produzione mondiale di zolfo e prodotti affini.
Come poteva, l'Isola, essere ignorata dai centri strategici dell''Impero di Sua Maestà'? Come potevano l'Ammiragliato e la City trascurare la posizione della Sicilia, al centro geografico del Mediterraneo, proprio mentre si stava lavorando per realizzare il Canale di Suez? La nuova via sarebbe divenuta l'arteria principale dei traffici commerciali e marittimi dell'Impero Britannico. Come potevano ignorare tutto ciò i Premier e i Lord, gli imperialisti conservatori e gli imperialisti liberali, i massoni e i missionari d'Albione? Come? E come potevano dimenticare che, all'epoca, il Regno di Napoli e le marinerie di Sicilia e della Campania, marinerie mediterranee, fossero dei temibili concorrenti per la flotta commerciale inglese? Come potevano?
Il 'General Intellect' dell’imperialismo inglese, il maggiore dell'epoca, non poteva certo ignorare e trascurare simili fattori strategici. Loro no. Semmai a ignorarlo è stato tutto il circo italidiota dei laudatori del Peppino longochiomato e barbuto. Tutti i raccoglitori di cimeli garibaldineschi, più o meno genuini, non hanno mai avuto il cervello (il cervello appunto!) di capire e studiare questi 'trascurabili' elementi.
La Sicilia è terra di schiavi e di africani, barbara e senza storia, non vale certo un libro che ne spieghi anche solo il valore materiale. Così vuole la vulgata dei nostrani storici accademici; o di venete 'storiche' contemporanee che, invece delle vicende dell'assolata terra triangolata, preferiscono dedicarsi alle memorie della masnada di mercenari vestiti delle rosse divise destinate, non a caso, agli operai del mattatoio di Montevideo.
Tralasciando la biografia e gli interessi dei fratelli Rubattino, che attuarono quella vera e propria 'False Flag Operation' detta 'Spedizione dei Mille', giova ricordare che Garibaldi, prima di partire da Quarto, era stato convocato presso la Loggia 'Alma Mater' di Londra. Vi fu una festa pubblica, di massa, che lo accolse a Londra e lo accompagnò fino alla sede centrale della massoneria anglo-scozzese. 'La più grande pagliacciata a cui abbia mai assistito' scrisse un testimone diretto dell'evento. Un tal Karl Marx.
Giuseppe Garibaldi venne scelto da Londra, poiché si era già reso utile alla causa dell'impero britannico. In America Latina, quando gli inglesi favorirono la secessione di Montevideo dall'impero brasiliano, e la conseguente guerra tra Brasile e Uruguay, Garibaldi venne assoldato per svolgere il ruolo di 'raider', ovvero incursore nelle retrovie dell'esercito brasiliano. Il suo compito fu di sconvolgere l'economia dei territori nemici devastando i villaggi, bruciando i raccolti e razziando il bestiame. Morti e mutilati tra donne e bambini abbondarono, sotto i colpi dei fucili e dei machete dei suoi uomini.
Il compito svolto da Garibaldi rientrava nella politica di intervento coloniale inglese nel continente Latinoamericano; la nascita dell'Uruguay rientrava nel processo di controllo e consolidamento del flusso commerciale e finanziario di Londra verso e da il bacino del Rio de la Plata; la regione economicamente più interessante per la City. Escludere l'impero brasiliano dalla regione, era una carta strategica da giocare, perciò Londra, tramite anche Garibaldi, favorì la nascita dell'Uruguay. La borghesia compradora di Montevideo era legata da mille vincoli con l'impero inglese. Ivi Garibaldi svolse sufficientemente bene il suo compito. Divenne un 'bravo' comandante militare, solo perché si trovò di fronte i battaglioni brasiliani costituiti, per lo più, da schiavi neri armati di picche. Facile averne ragione, se si disponeva della potenza di fuoco necessaria, che fu graziosamente concessa dalla regina Vittoria.*
L'eroe dei due mondi era stato richiamato a Londra, distogliendolo dal suo ameno lavoro: il trasporto di coolies cinesi, ovvero operai non salariati, da Hong Kong alla California. La carne cinese era richiesta dal capitale statunitense per costruire, a buon prezzo, le ferrovie della West Coast. Garibaldi si prodigava nel fornire l''emancipazione' semischiavista agli infelici cinesi, in cambio di congrua remunerazione dai suoi presunti ammiratori yankee.**
Colui che richiese l'intervento di Garibaldi, in Sicilia, effettivamente fu un siciliano, Francesco Crispi. Egli venne inviato a Londra, presso i suoi fratelli di loggia, per dare l'allarme al gran capitale inglese: Napoli stava trattando con una azienda francese per avviare un programma per meccanizzare, almeno in parte, le miniere e la produzione dello zolfo.
Il progettato processo di modernizzazione della produzione mineraria siciliana, avrebbe alleviato il popolo siciliano dalla piaga del lavoro minorile semischiavistico delle miniere di zolfo. Ma i baroni proprietari delle miniere, stante l'alto margine di profitto ricavato dal lavoro non retribuito, e timorosi che l'interventismo economico della 'arretrata amministrazione borbonica', potesse sottrarre loro il controllo dell'oro rosso, decisero di chiedere l'intervento britannico, allarmando Londra sul destino delle miniere di zolfo. Non fosse mai che lo stolto Luigi Napoleone potesse controllare il 90% di una materia prima necessaria alle macchine e alle fornaci del capitale imperiale inglese.
Tutto ciò portò alla chiamata alle armi del loro 'eroe dei due mondi'. E i 'carusi' delle miniere solfifere devono ringraziare Garibaldi, e i suoi amici anglo-piemontesi, se la loro condizione semischiavista si è protratta fino agli anni '50 del secolo scorso.
Le due navi della Rubattino, della 'Spedizione dei Mille', arrivarono a Marsala l'11 maggio 1860. Ad attenderli non vi erano unità della marina napoletana o una compagnia del corpo d'armata borbonico, forte di 10000 uomini, stanziata in Sicilia e comandata dal Generale Lanti. No. In compenso era presente una squadra della Royal Navy, posta nella rada di Marsala, a vigilare affinché tutto andasse come previsto. I 1089 garibaldini, in realtà, erano solo l'avanguardia del vero corpo d'invasione, una armata anglo-piemontese di 20000 soldati, per lo più mercenari, che attuarono, già allora, la tattica di eliminare qualsiasi segno di riconoscimento delle proprie forze armate. Infatti il corpo era costituito, in maggioranza, da ex zuavi francesi che avevano appena 'esportato' la civiltà nei villaggi dell'Algeria e sui monti della Kabilya. Inoltre, erano presenti alcune migliaia di soldati e carabinieri piemontesi, momentaneamente posti in 'congedo', e riarruolati come 'volontari' nella missione d'invasione. Eppoi c'erano i veri e propri volontari/mercenari, finanziati per lo più dall'aristocrazia e dalla massoneria inglesi.
Il primo scontro a fuoco, tra garibaldini e guarnigione borbonica, si risolse ufficialmente nella sconfitta di quest'ultima. Fatto sta che nella breve battaglia di Calatafimi, a fronte delle perdite dell'esercito napoletano, che ebbe una mezza dozzina di caduti, i garibaldini vengono letteralmente sbaragliati, subendo circa 100 tra morti e feriti. In realtà, nella mitizzata battaglia di Calatafimi, i soldati napoletani che cozzarono con l'avventuriero Garibaldi dovettero abbandonare il campo, poiché il comando di Palermo aveva loro negato l'invio di rifornimenti, soprattutto di munizioni, costringendo la guarnigione borbonica non solo a smorzare l'impeto con cui affrontarono i garibaldini, ma anche ad abbandonare il terreno, quindi, lasciando libero Garibaldi nel proseguire l'avanzata su Palermo.
A Palermo, dopo la scaramuccia presso 'Ponte Ammiraglio', nell'allora periferia della capitale siciliana, il comandante della guarnigione borbonica decise di consegnare la città. Contribuì alla decisione, probabilmente, la consegna da parte inglese di un forziere carico di piastre d'oro turche. La moneta franca del Mediterraneo.
L'avanzata dei garibaldini, rincalzati dal corpo d'invasione che li seguiva, incontrò un ostacolo quasi insormontabile presso Milazzo. Qui la guarnigione napoletana impose un pesante pedaggio ai volontari di Garibaldi. Infatti la battaglia di Milazzo ebbe un risultato, per Garibaldi, peggiore di quella di Calatafimi. A fronte dei 150 morti tra i napoletani, le 'camicie rosse' subirono ben 800 caduti in azione. La guarnigione napoletana si ritirò, in buon ordine e con l'onore delle armi da parte garibaldina! Ma solo quando, all'orizzonte sul mare, si profilò una squadra navale anglo-statunitense, con a bordo una parte del vero e proprio corpo d'invasione mercenario. Corpo che fu fatto sbarcare alle spalle della guarnigione nemica di Milazzo.
Va sottolineato che i vertici della marina borbonica, come quelli dell'esercito napoletano, erano stati corrotti con abbondanti quantità di oro turco e di prebende promesse nel futuro regno unito sabaudo. Così si spiega il comportamento della marina napoletana, che alla vigilia dello sbarco di Garibaldi, sequestrò una nave statunitense carica di non meglio identificati 'soldati' (i notori mercenari), ma che subito dopo la rilasciò. Così come, nello stretto di Messina, la squadra napoletana evitò di ostacolare, ai garibaldini, il passaggio del braccio di mare, permettendo a Garibaldi e a Bixio di sbarcare sulla penisola italiana. Da lì fu una corsa fino all'entrata 'trionfale' a Napoli, dove Garibaldi fece subito assaggiare il nuovo ordine savoiardo: fece sparare sugli operai di Pietrarsa, poiché si opposero allo smantellamento delle officine metalmeccaniche e siderurgiche fatte costruire dall''arretrata' amministrazione borbonica.
Certo, il regno delle Due Sicilie era fu reame particolarmente limitato, almeno sul piano della politica civica, ma nulla di eccezionale riguardo al resto dei regni italiani. Di certo fu che la monarchia borbonica, dopo il disastro della repressione antiborghese della rivoluzione partenopea del 1799, avviò una politica che permise il prosperare, nell'ambito della proprio apparato amministrativo e di governo, degli elementi ottusi, malfidati e corrotti. Condizione necessaria per poter perdere, in modo catastrofico, la più piccola delle guerre.
In seguito ci fu la battaglia del Volturno, già perduta dai borbonici, poiché presi tra due fuochi: i mercenari di Garibaldi a sud e l'esercito piemontese a nord. E quindi l'assedio di Gaeta e Ancona, e poi la guerra civile nota come 'Guerra al Brigantaggio'. Una guerra che costò, forse, 100000 vittime. Prezzo da mettere in relazione con i 4000 morti, in totale, delle tre Guerre d'Indipendenza italiane. Solo tale cifra descrive la natura reale del processo di unificazione italiana.
La Sicilia, in seguito, venne annessa con un plebiscito farsa***; poi nel 1866 scoppiò, a Palermo, la cosiddetta 'Rivolta del Sette e mezzo', che fu domata tramite il bombardamento dal mare della capitale siciliana. Bombardamento effettuato dalla Regia Marina che così, uccidendo qualche migliaio di palermitani in rivolta o innocenti, si 'riscattò' dalla sconfitta di Lissa, subìta qualche settimana prima e da cui stava ritornando. Subito dopo esplose, a Messina, una catastrofica epidemia di colera, la cui dinamica stranamente assomigliava alla guerra batteriologica condotta dagli yankees contro gli indiani nativi d'America. Migliaia e migliaia di morti in Sicilia.
Tralasciamo di spiegare il saccheggio delle banche siciliane, che assieme a quelle di Napoli, rimpinguarono le tasche di Bomprini e di altri speculatori tosco-padani, ammanicati con le camarille di Rattazzi e Sella; la distruzione delle marineria siciliana; lo stato di abbandono della Sicilia per almeno i successivi 40 anni****; la feroce repressione dei Fasci dei Lavoratori siciliani; l'emigrazione epocale che ne scaturì. Infine un novecento siciliano tutto da riscrivere, dall'ammutinamento dei battaglioni siciliani a Caporetto alle vicende del bandito Giuliano, uomo del battaglione Vega della X.ma Mas, che fu al servizio degli USA e del sionismo; per arrivare alla vicenda del cosiddetto 'Milazzismo' e a una certa professionalizzazione dell''antimafia' (che va a braccetto con quella di certo 'antifascismo') dei giorni nostri.
Garibaldi, una volta sistematosi a Caprera, aveva capito che la Sicilia e il Mezzogiorno d'Italia, non gli avrebbero perdonato ciò che gli aveva fatto.

Alessandro Lattanzio, Catania 8/7/2007
http://www.aurora03.da.ru/
http://sitoaurora.altervista.org/

Note
* Giova ricordare che l'impero inglese, alla metà del XIX.mo secolo, fu impegnato in una serie di guerre contro determinati stati (Regno delle Due Sicilie, Paraguay e gli stessi USA), che avevano deciso di seguire uno sviluppo autocentrato, sviluppando l'industria locale e rafforzando la propria agricoltura e il proprio commercio tramite l'applicazione dei dazi. Ciò avrebbe permesso lo sviluppo economico, pur restando al di fuori dell'influenza bancario-finanziaria e, quindi, politica di Londra. L'impero britannico reagì, a tali comportamenti, creando operazioni tipo 'Falsa Bandiera'. In Italia meridionale con Garibaldi e la sua 'spedizione'. Negli USA reclutando gli 'abolizionisti' estremisti di John Walker, i quali, nel 1858, prima di iniziare una loro propria 'spedizione' su Harper's Ferry, dove vi era il maggiore arsenale statunitense, vennero addestrati da un misterioso ufficiale inglese che si faceva chiamare Forbes. Egli, poco prima della fallimentare 'spedizione', scomparve nel nulla. Il Paraguay, durante gli anni della guerra civile statunitense, venne a sua volta aggredito da una coalizione di stati latinoamericani chiaramente legati agli interessi britannici: Uruguay, Argentina e un Brasile addomesticato. Questa guerra si risolse con la distruzione, fisica, del Paraguay e della sua popolazione maschile. Alla fine si ebbe un rapporto di otto donne per ogni uomo.
**C'è chi va blaterando di un Garibaldi bramato da Abramo Lincoln, presidente degli USA, durante la Guerra Civile statunitense. Secondo la leggenda, Washington cercava un abile condottiero, un Garibaldi appunto, che dirigesse l'Armata del Potomac che si trovava in serie difficoltà nell'affrontare la ben più smilza 'Armata della Virginia' guidata dal grande Generale Robert E. Lee. Della presunta richiesta non ci sono in giro che voci e illazioni, nulla di più. Eppoi, perché mai Lincoln doveva affidare il suo esercito ad un avventuriero che non ha mai diretto che qualche centinaio di sbandati? I bravi generali nordisti non scarseggiavano: Halleck, Sherman, Grant, Sheridan, ecc. Insomma, il solito provincialismo incolto e fanfarone italico con cui s'insegna la storia nelle nostre università!
***Si trattò della massima dimostrazione di malafede e inganno nei confronti dei contemporanei e dei posteri. Il plebiscito di svolse nelle seguente modalità: due schede, una con un NO e l'altra con un SI stampati sopra; chi votava NO doveva mettere la relativa scheda in una determinata urna, chi votava per il SI, doveva mettere, a sua volta, la relativa scheda su un'altra urna. Potete capire come venisse 'tutelata', in quel modo, il diritto alla libera espressione del voto. E con tanto di soldati piemontesi presenti nei seggi elettorali! 667 furono i siciliani che votarono NO al plebiscito. Non c'è bisogno di dire che, subito dopo la 'consultazione', tutti costoro dovettero abbandonare la loro terra.
****Il primo traghetto sullo stretto di Messina venne inaugurato nel 1899!

I complotti non esistono, ... tranne quando ci sono
Pyter
Inviato: 18/10/2007 18:51  Aggiornato: 18/10/2007 18:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Ho letto due volte il discorso di Raffi.
Le parole hanno un peso. Io mi sono munito di una treccani

Ecco le cose che sono sicuro di non aver capito.

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Raffi:
Un uomo chiaro, che aveva idee chiare, un massone vero, un massone vero.

E questo è inquietante. E' inquietante.

R.
Ma se le parole pesano un tot quando le ripete due volte dobbiamo fare un'addizione semplice o una moltiplicazione?
-------------------------------------------------------------------------
Raffi:
Quando si arriva alla suburra del pensiero, quando si aizzano le masse,
si sa come si parte ma non si sa come si APPRODA e in Italia qualche
esempio l'abbiamo avuto nel passato. [...]

R:
Siamo partiti da QUARTO ...e siamo approdati a MARSALA.
Perchè fa finta di non saperlo?
-------------------------------------------------------------------------
Raffi:LOBO CEREBRALE 1
Io temo le derive populiste, quelle – come dicevo – che si sa dove si parte ma non si finisce mai di sapere dove si ARRIVERA'. E allora pochi grilli parlanti e tanti cervelli pensanti.”

R:
Siamo PARTITI Da QUARTO...E siamo ARRIVATI a Teano.
Continua a metterci alla prova...beh, conosce le scuole che abbiamo frequentato e ne approfitta...il colto.

Raffi:LOBO BEREBRALE 2
“I partiti sono il sale della democrazia. Ora il problema è non lasciarli soli,
tornino i cittadini ad essere tali, tornino i cittadini a discutere i problemi
della Repubblica, tornino i circoli a fare proposte, tornino gli uomini a
occuparsi di politica, rivendicando il diritto alla preferenza, rivendicando
nei confronti delle segreterie che monopolizzano i consensi, che ti rifilano chi vogliono “Noi siamo i cittadini, noi abbiamo il diritto di scegliere”. Questa è la battaglia!”

R:
Allora , è chiaro che se lei prima mi dice di temere le derive populiste
e poi dice le stesse cose che dicono i grilli come faccio io a dare peso
alle parole?
-------------------------------------------------------------------------
Pausania:
Le parole di Raffi sono pesanti, per chi le sa o le vuole leggere
nella giusta prospettiva.

AZZ... Pausania, non ti ci mettere anche tu, anche la prospettiva
devo azzeccare.
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Un buon esempio di mito di fondazione è la leggenda di Romolo e Remo.

Berlusconi si dice sia un massone...ma allora perchè lui li chiama
Romolo e Remolo?
Per distinguersi da Raffi che è colto?
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Raffi:
“Stiamo vincendo la sfida.”

R:
Questa la so.
Gli Orazi e i Curiazi?

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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Pausania
Inviato: 18/10/2007 18:57  Aggiornato: 18/10/2007 18:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Citazione:
Per quanto riguarda Garibaldi: beh, la sua adesione alla massoneria non credo debba sconvolgere più di tanto (mi sembra la scoperta dell'acqua calda). Qualcuno di voi conosce dei personaggi storici di rilievo che non abbiano in qualche modo aderito ad agenzie massoniche?

Ciao Robym. Quello che dici è molto vero. Il problema non è se Garibaldi fosse massone, cristiano e scintoista. Era quello che era, e noi possiamo solo parlarne da un punto di vista storico.

Il problema è che - tranne che nei luoghi dove si studia storia per professione - Garibaldi e il Risorgimento non vengono mai presentati come legati alla Massoneria. Detto in soldoni: a meno che qualcuno non si metta a studiare saggi specifici, la conoscenza della questione fornita dalla scuola e dai canali di informazione mainstream non dicono mai che Garibaldi era massone... perché? Se è cosa nota e dimostrata, per quale motivo non dirla?

Semplice (a mio avviso): perché nei libri destinati alla suburra non si può e non si deve dire che l'unificazione della penisola è stato il frutto degli interessi di un gruppo ristretto di persone, e che tutto il sistema politico che ne è risultato è l'opera di quelle stesse persone. Perché se si dicesse questo, si direbbe che lo Stato democratico è solo l'idea di una ristretta cerchia di persone, quindi può venire messo in discussione in qualsiasi momento.

Se ad esempio pensiamo che la scuola pubblica è stata creata per insegnare ai bambini i valori cui credono Raffi e De Michelis, cui credono Licio Gelli e tanti altri, la suburra comincia a pensare che in fondo si può anche pensare a qualcosa di diverso, se non migliore.

Invece si insegna che lo Stato democratico parlamentare è l'unica cosa possibile, e che è anche l'unica cosa buona e l'unica cosa accettabile.
Si insegna che la scuola pubblica (cioè organizzata dai predecessori di Raffi) è la custode della cultura e l'unica in grado di aiutare il popolo della suburra a uscire dal suo stato animalesco.

Basterebbe essere atei e miscredenti anche per questa nuova forma di religione, e tutto verrebbe visto in una prospettiva diversa.

trotzkij
Inviato: 18/10/2007 18:58  Aggiornato: 18/10/2007 18:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 18/9/2006
Da:
Inviati: 3704
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Rendiamoci conto di una cosa; Garibaldi non agiva in quanto massone, ma in quanto agente dell'impero inglese. Tra l'altro come afferma Lucy Riall, Garibaldi era una aderente alla setta cristologica di Saint Simon.
Ora, come spiega benissimo lo Storico dell'Economia Paul Bairoch, la setta cristologica (nemica del papato) del guru Saint Simon, aveva come scopo occulto il favoreggiamento dell'imperialismo londinese. Nel saggio di Bairoch, 'Economia e Storia Mondiale' Garzanti, a pag. 38 si può leggere:
" Quel che i protezionisti francesi (…) chiamarono 'Coup d'état' fu rivelato da una lettera di napoleone III al suo ministro di stato. Ciò rese pubblici i negoziati segreti, che erano cominciati nel 1846, con l'incontro a Parigi tra Richard Cobden (apostolo inglese del libero scambio, legato all'industria inglese) e Michel Chevalier, seguace di Saint Simon e professore di economia politica. Il trattato commerciale tra Inghilterra e Francia venne firmato nel 1860 (notare la data), e doveva durare 10 anni. Fu trovato il modo di eludere la discussione al parlamento (francese), che probabilmente sarebbe stata fatale per il progetto di legge. Perciò un gruppo di teorici riuscì a introdurre il libero scambio in Francia e, di conseguenza, nel resto del continente, contro la volontà della maggior parte di coloro che guidavano i diversi settori dell'economia. La minoranza a favore del liberoscambismo, che era energicamente sostenuta da Napoleone III (un vero utile idiota, NdAL) , il quale era stato convertito a questa dottrina durante le sue lunghe permanenze in Inghilterra e che vedeva le implicazioni politiche del trattato.
Il trattato anglo-francese, che fu rapidamente seguito da nuovi trattati tra la Francia e molti altri paesi, condusse a un 'disarmo' tariffario dell'Europa continentale… Tra il 1861 e il 1866, praticamente tutti i paesi europei entrarono in quella che fu definita 'la rete dei trattati di Cobden'."
Garibaldi, seguace della setta di SaintSimon, a sua volta legata ai circoli dominanti inglesi, effettuò l'azione contro il Regno delle Due Sicilie, con il preciso scopo sia di possedere un Isola (Sicilia) strategica sia sul piano economico che geografico, ma anche di eliminare un concorrente, Napoli, che aveva le carte in regola per non cadere nella rete di Cobden. Il resto, sulle gesta di Garibaldi, dell'assassino schiavista Nino Bixio, ecc. sono solo fuffa pratiottarda italidiota.

Alessandro Lattanzio (Trotzkij)

I complotti non esistono, ... tranne quando ci sono
Redazione
Inviato: 18/10/2007 19:09  Aggiornato: 18/10/2007 19:09
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Gran Maestro Garibaldi
PYTER: "Ma se le parole pesano un tot quando le ripete due volte dobbiamo fare un'addizione semplice o una moltiplicazione?"

Dipende. Se sono separate dal punto ("E questo è inquietante. E' inquietante.") le sommi solamente, ma se sono separate dalla virgola ("un massone vero, un massone vero") devi moltiplicarle. E questo è DAVVERO inquietante.

bandit
Inviato: 18/10/2007 20:26  Aggiornato: 18/10/2007 20:26
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 28/11/2005
Da:
Inviati: 1649
 Re: Gran Maestro Garibaldi
"un gruppo di teorici riuscì a introdurre il libero scambio in Francia e, di conseguenza, nel resto del continente, contro la volontà della maggior parte di coloro che guidavano i diversi settori dell'economia"
++++++++++++
che bastardi, eh ? doveva bensì prevalera la volontà di coloro che "guidavano i diversi settori dell'economia"...

Halo1367
Inviato: 18/10/2007 23:02  Aggiornato: 18/10/2007 23:04
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/6/2006
Da: Bengodi
Inviati: 174
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Ottimo Mattiuzzo!

Ma quando dici: Pensiamoci, quando mandiamo i nostri figlia scuola e quando andiamo a votare, cosa intendi "veramente"?

Una semplice enunciazione logica o sottintendi qualche cosa di molto più preciso e significativo?

"Voi lasciatemi battere e controllare la moneta di una nazione e a me non interesserà chi ne faccia le leggi".
Nathan Rothschild, 1791
Pausania
Inviato: 19/10/2007 7:40  Aggiornato: 19/10/2007 7:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Citazione:
cosa intendi "veramente"?

Semplice, che quando i frugoletti vanno a scuola, teniamo a mente che vanno in un luogo dove non gli insegnano a leggere, scrivere e far di conto, ma dove imparano la fede religiosa in cui credono Raffi e De Michelis. Nessuno stupore quindi quando si scopre che a 14 anni fanno fatica a comprendere un testo scritto, e non sono in grado di elaborarne uno autonomamente (e magari non diamo la colpa ai videogiochi, alla televisione o "alla società").

Quando andiamo a votare, teniamo presente che stiamo partecipando ad un rito religioso officiato dagli amici di Raffi, con il messale scritto dai superiori di Raffi e con la liturgia pagata con i nostri soldi presi contro la nostra volontà.

Solo un po' di consapevolezza sulle cose che facciamo e che diamo per scontate

redna
Inviato: 19/10/2007 11:57  Aggiornato: 19/10/2007 11:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Gran Maestro Garibaldi
cito-nessuno stupore quindi quando si scopre che a 14 anni fanno fatica a comprenere un testo scritto, e non sono in grado....
---
Già, ma anche i genitori dovrebbero allarmasi.
Ma sono così impegnati a lavorare!!!!
Quindi:ai ragazzi non si insegna nulla (o solo quello che si vuole..). genitori si stancano a forza di lavoro e di mutui da pagare...
Ecco fatto....la migliore delle società-..

cito-
Quando andiamo a votare, teniamo presente....
---
Ma chi in queste condizioni tiene presente qualcosa????

cito-
Solo un pò di consapevolezza sulle cose che facciamo e che diamo per scontate.
---
Bisogna anche che ci siano le condizioni per la consapevolezza...
E quese condizioni vengono tolte giorno per giorno....
Immettere nella società persone provenienti da altre culture (che sono povere,che soffrono...)non fanno altro che aggiungere valore alla nostra società morente....Arrivano da noi perchè si sta bene...
Andate a votare e lo starete di più.Amen.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
winston
Inviato: 19/10/2007 13:54  Aggiornato: 19/10/2007 13:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 30/10/2005
Da: Eurasia
Inviati: 392
 Re: Gran Maestro Garibaldi

...uomo di poche parole:




------ Grazie , mille!
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"Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro" Orwell, 1984
Arcadia
Inviato: 20/10/2007 2:18  Aggiornato: 20/10/2007 2:18
Ho qualche dubbio
Iscritto: 5/5/2007
Da:
Inviati: 122
 Re: Gran Maestro Garibaldi
@ Trotskij

Ottimo "impasto" di cose vere e false.
Se non fossi appena scesa da un aereo e non fossi cosi' stanca, mi prenderei la briga di rispondere in modo piu' adeguato. Spero di riuscire a farlo nei prossimi giorni.
Ciao, amico dal nick che la dice lunga

Arcadia

trotzkij
Inviato: 20/10/2007 21:09  Aggiornato: 20/10/2007 21:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 18/9/2006
Da:
Inviati: 3704
 Re: Gran Maestro Garibaldi
E allora non darti pena...
Le cose false, per chi? Per chi si fodera gli occhi di prosciutto 'patriottico' e si fa abbindolare dalla camicia rossa (come i tori che poi finiscono matados?). La mia Terra conosce già la risposta sulle mie pretese 'falsità' e le presunte 'verità' (tue o della tua italia, poco importa). Chi continua a voler difendere un assassino e volgare mercenario, come il peppino il nizzardo, da parte mia non avrà orecchie ad ascoltarlo. Le menzogne storico-risorgimentali sono pivoute a frotte in questa porcilaia che è l'Italia; e io sono stufo di dover rispondere a difensori d'ufficio non richiesti. Se non si vuol conoscere il quadro internazionale in cui si inserisce l'azione del gaglioffo, è meglio starsene zitti (o zitte)!
E sono stufo dei sinistri o destri che lo osannano per il 'patriottismo' o il suo 'anticlericlasimo'. Fuffa e fumo negli occhi. Votato era alla causa imperialista inglese e votato era alla causa del settario saintsimon, servo pure lui degli inglesi. Altro che laico! Ha distrutto le ultime possibilità di noi terroni di uscire dall'arretratezza. Il tuo porco 'in rosso' ci ha scaraventano nella fogna (italica). Migliaia di morti cancellati, dimenticati o chiamati banditi. Milioni di emigrati. Puah!! Tieniti l'Italietta dagli Agnelli, del re nano, del duce di cartone, degli opportunisti sessantottini, dei parolai massimalisti, dei mafio-democratici e dei veltroni mannari.
Aveva torto Metternich a dire che l'Italia è una espressione geografica, è un insulto geografico!

Alessandro Lattanzio (Trotzkij)

I complotti non esistono, ... tranne quando ci sono
Arcadia
Inviato: 21/10/2007 17:47  Aggiornato: 21/10/2007 17:51
Ho qualche dubbio
Iscritto: 5/5/2007
Da:
Inviati: 122
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Se per te "Trotskij" e' un eroe di cui portare anche il nick,
caro amico, preferisco di gran lunga "gaglioffi' come Garibaldi.

E comunque, non tocca ai vari "trotskij" della storia dire agli
altri "di starsi zitti (o zitte)", perche' nessuno li ha investiti del
titolo di oracoli delle verita' rivelate.

silesius
Inviato: 22/10/2007 10:23  Aggiornato: 22/10/2007 10:23
So tutto
Iscritto: 7/1/2006
Da:
Inviati: 7
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Non si può leggere la storia in questo modo, come se l'unità d'Italia fosse una invenzione di Garibaldi e degli Inglesi (quando ad esempio il concetto è già presente in modo chiaro in Machiavelli). Garibaldi ha scritto anche delle memorie e dei resoconti critici sulla politica e sulle tendenze del suo tempo. Andrebbero almeno letti. Non è solo un burattino (è anche un individuo pensante) e tra l'altro ci furono intellettuali, nonché un discreto numero di medici, avvocati, ingengeri e chi per essi coinvolti nella sua impresa. Per quanto la sorte del sud Italia, da un lato emerge sempre la scontata abitudine di imputare a qualcun altro la ragione dei propri mali, dall'altro nessuno ha mai citato il sistema borbonico (delle tre effe!)come un modello di gestione dello stato. Poi si è ragionato così: poiché la causa del mio male sei tu, ecco che tu adesso hai l'obbligo di mantenermi gratis vita natural durante! Non so se davvero la causa dello sprofondamento del sud Italia sia stata Garibaldi, ma ciò che è certo è che la voragine di denaro che è stata riversata sul Sud Italia a partire dall'ultimo dopoguerra sarebbe bastata a rendere fertile il deserto del Sahara.

FraDiavolo
Inviato: 23/10/2007 4:11  Aggiornato: 23/10/2007 4:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 25/9/2005
Da: Principato Citeriore
Inviati: 32
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Guardate nel 1860 ci fu una GUERRA che il Piemonte nemmeno si degnò di dichiarare contro il Sud dell'Italia, Regno delle Due Sicilie. Noi abbiamo persoe siamo diventati la prima colonia dei saBoia, poi arrivarono la Somalia, la Libiia ttc Certo ci furono anche dei meridionali che si schierarono con gli invasori, i signorotti "liberali" che si vendettero per meno di 30 denari. Ma il popolino combattè fino alla fine, sconfitto emigrò in America. Gli ultimi governatori di NY sono stati di origini siciliane e napoletane: Giuliani e Cuomo.
E sanno gestire ottimamente la res publica, altro che Mastella.
Il Regno delle Due Sicilie era di gran lunga lo stato preunitario PIU' RICCO della Penisola, vd Scienze delle Finanze di Nitti, e i soldi dei "borbonici" furono utilizzati dal governo di Torino per fra nascere il "triangolo industriale" mentre furono fatte smobilitare Pietarsa e Mongiana, e i cantieri navali di C/Mare. Questo è COLONIALISMO!
Se fossimo rimasti indipendneti mai e poi mai i nostri bisononni sarebbero morti sul Carso, nè avremmo preso parte alla 2GM. Mi parlate di soldi, ma lo sapete che l'83 dei $ del piano Marshall sono stati investiti al NORD ?!??
Ma nn mi risulta che nl '47 l'83% della popolazione italiana vivesse al Nord.
Con la cassa del mezzogiorno i soldi rimbalzavano dal nord al sud e poi di nuovo al nord. Gli indutrsili del nord ricevevano gli incentivi per ivestire al sud, dove portavano attrezzature già obsolete, per poi fallire dopo qlk anno e tronare a casa. I posti pubblicie anche le false pensioni di invalidità erano funzionali allo sviluppo del.... NORD!
Infatti erano necessarie affnchè i terroni avessero un reddito abbastanza alto da poter comprare i prodotti del nord, fatevi un giro nei ns supermercati e vedete da dove vengono la maggioranza dei prodotti in vendita, per nn parlare delle banche che applicano un taso d'interesse + alto x noi terroni.
LE mafie furono utilizzate da caribalto per combatter eil legittimo governo in Sicilia, mentre entrò a Napoli in compagnia del capo della camorra, Tore 'e Criescienzo. Caribalto utilizzò le mafie per sconfiggere lo stato napoletano, gli USA usarono le mafie per abbattere il fascismo. Leggo sul blog di Grillo che sostiene il fratello di Borsellino che in realtà lo stato italiano non combatte le mafie, anzi!!!
In conclusione noi meridionali siamo stati e siamo carne da cannone in guerre che NON CI RIGUARDANO dalle tragicomoche avventure coloniali alle GM fino alle "misisoni di pace. Come proletariato esterno, buon per abbassare i salari nelle fabbriche del nord, specie nei ruggenti anni '60, era il periodo in cui "NON SI FITTA ai MERIDIONALI". E adesso per laorare, come precari, per 4 soldi al mese. nella pubblica amministrazione, spesso dopo aver conseguito una laurea.
Siamo una colonia e in quanto tale non conosciamo la nostra VERA STORIA. Ben vengano simili articoli che smontano laleggenda garibaldesca, magari nella testa di qlk meridionale si accenderà un pò di orgoglio. Infatti le catene sono dentro di noi, dobbiamo liberarci del sottile razzismo che ci hanno inculcato a scuola. Senza dimenticare che siamo stati vittima del razzismo scientifico di Lombroso, l'antesignano di Mengele.
Un Saluto
www.youtube.com/duesicilie

"Non vi lasceranno nemmeno gli occhi per piangere!"
Francesco di Borbone
FraDiavolo
Inviato: 23/10/2007 4:12  Aggiornato: 23/10/2007 4:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 25/9/2005
Da: Principato Citeriore
Inviati: 32
 Re: Gran Maestro Garibaldi
Dedicato a Silesius

Ricorda l'Italia è una cosa, lo stato nato dalle razzie dei saBoia, un'altra!

Fè'dor Michajlovic Dostoevskij (1821-1881) così scrive nel suo diario per il periodo maggio - giugno 1877: "... per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un 'idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? E' sorto un piccolo regno dì second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, ... un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!" .

"Non vi lasceranno nemmeno gli occhi per piangere!"
Francesco di Borbone

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