“Complottismo”: Focus ci riprova. Con la complicità dl CICAP.

Data 11/4/2011 7:20:00 | Categoria: 11 settembre



PUBBLICATA LA II PARTE: IL CASO JFK “VISTO” DAL CICAP

In coda a questo articolo compaiono alcune domande rivolte pubblicamente ai signori:

Sandro Boeri – Direttore di Focus
Marta Erba – Giornalista
Massimo Polidoro – Membro del CICAP


***

Chi ci leggeva 4 anni fa ricorderà sicuramente la magra figura fatta dalla rivista “Focus”, quando volle avventurarsi sull’infido terreno dell’11 settembre: in un solo articolo riuscirono a collezionare una tale marea di “errori ed omissioni” da far morire di vergogna il direttore di un qualunque giornalucolo di provincia. (Fra le più eclatanti possiamo ricordare la “breccia nel muro [del Pentagono] di 19 metri”, e il fatto che “le ali [di AA77] si sono staccate dalla carlinga e per effetto della velocità si sono raccolte lungo l'asse dell'aereo”. Roba da cartoni animati, insomma).

Nonostante questo il direttore Sandro Boeri, da me contattato personalmente, riuscì ad esibire una tale dose di presunzione da ignorare completamente le mie segnalazioni sugli errori più eclatanti, e non si degnò nemmeno di far correggere le false informazioni che aveva pubblicato sul film Inganno Globale. (Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, questa è la pagina con l’analisi dell’articolo di Focus sull’11 settembre).

Ma loro, si sa, “sono la Mondadori”, e possono tranquillamente ignorare piccoli siti come il nostro.

Ebbene, a distanza di quattro anni Focus ci ha riprovato, questa volta con una compilation sul “complottismo” che si è meritata uno “Speciale Storia” tutto per sè, lo scorso mese di febbraio. Mescolando con la solita disinvoltura fatti accertati e opinioni senza fondamento, …
… lo Speciale copre a volo d’uccello tutte le più importanti congiure della storia, da quella di Catilina al delitto Moro, dalla Congiura dei Pazzi all’omicidio Kennedy.

Se dovessimo commentare l’intero Speciale con una sola frase, basterebbe riportare l’infelice affermazione nel pezzo d’apertura (Ipotesi di Complotto, di Marta Erba, pagg. 34-40), che dice: “A muovere la storia è un gruppo di cospiratori occulti? Ovviamente no, ma siamo portati a crederlo”.

Avete capito? “Ovviamente no”. Fine del discorso. (Se io fossi un normale lettore chiuderei immediatamente la rivista, visto che ormai non ho più niente da scoprire, no?)

Comunque sia, proseguiamo con i contenuti, perchè sin dall’inizio si nota un aspetto profondamente inquietante che attraversa l’intero Speciale di Focus: l’equivalenza – presunta o accertata, ma comunque fortemente voluta - fra “cospiratore” e “massone”.

Iniziamo dalla definizione che si trova nel “Piccolo dizionario della macchinazione”:

(Da pag. 36) – “Complottismo (o cospirazionismo): è l’atteggiamento mentale di chi crede che dietro a ogni evento storico e politico ci sia la programmazione e/o la manipolazione da parte di poteri occulti. Il più accusati, nel corso dei secoli, sono stati i massoni e gli ebrei.”

A conferma di questa curiosa “tesi” – che Focus vorrebbe addirittura elevare a “definizione” - a pag. 38 leggiamo: “Ma le teorie cospiratorie sono sempre pronte a tornare in auge: accade ogni volta che l’ordine costituito va in frantumi. Come nel più recente e più clamoroso dei casi, quando ad andare in frantumi sotto gli occhi attoniti di tutto il mondo sono state le torri gemelle di New York, il simbolo della supremazia americana. E la scena si è ripetuta: di nuovo è stata chiamata in causa la massoneria, con il solito famigerato complotto ebraico”.

E’ vero, molti sospettarono il coinvolgimento dei servizi israeliani nell’operazione (anche bin Laden lo disse, se è solo per quello, il 16 di settembre), ma cosa c’entrano i massoni? Qualcuno ricorda per caso che sia stata chiamata in causa la massoneria, dopo l’11 di settembre? Io personalmente no.

Naturalmente in uno Speciale del genere non poteva mancare la classica spiegazione “sociologico -scientifica” del complottismo tanto cara a Piero Angela:

(Da pag. 34) – “Secondo Harold Meyerson, giornalista del Washington Post, gli Stati Uniti sono diventati “land of paranoid” [sic], la terra della paranoia. E già nel 1964 lo storico Richard Hofstadter, in un suo celebre saggio, sosteneva che il complottismo ha caratterizzato la storia degli Stati Uniti fin dai tempi della guerra di Indipendenza (dal 1775). Un atteggiamento che si è aggravato dopo i fatti dell’11 settembre. Da allora le teorie che denunciano la malafede del governo, o che chiamano in causa strategie occulte in netto contrasto con la versione ufficiale, si sono moltiplicate. Ma che cosa fa scattare la paranoia?

Avete capito come si fa a ragionare? Siccome A) Meyerson definisce gli Stati Uniti “terra della paranoia”, e siccome B) Hofstadter sostiene che il complottismo appartiene alla storia degli Stati Uniti, C) è lecito domandarsi “che cosa faccia scattare la paranoia”.

L’autrice avrebbe fatto più bella figura a saltare del tutto questo suo “passaggio logico”, e a dare la premessa per scontata. (Meglio un buon dogmatico che un analitico traballante, no?)

In ogni caso, ormai le chiuse dell’anticomplottismo sono saltate, e può avere inizio l’inondazione delle insensatezze dozzinali:

(Da pag. 36) – “CRISI DI IDENTITÀ: la paranoia è un fenomeno che appartiene da sempre alla mente umana. In psichiatria è considerata una malattia dell’identità: una persona profondamente destabilizzata adotta spesso un estremo meccanismo di difesa, proiettando all’esterno i propri turbamenti interiori, inventandosi il nemico che non esiste, e immaginando un universo ostile. Il sintomo principale è la sindrome persecutoria, spiega lo storico Marco Revelli docente di scienza politica all’università del Piemonte orientale [perchè, ce n’è anche una nel Piemonte occidentale? N.d.A.] e curatore di Paranoia e Politica (Bollati Boringhieri). “Il paranoico vede ovunque congiure contro di lui, si sente controllato dall’esterno elabora un delirio logicamente coerente ma totalmente irreale”.

E’ proprio la definizione adatta per noi: in totale crisi di identità, profondamente destabilizzati e turbati interiormente. (L’unica cosa che ci turba, gentile Signora Erba, sono i giornalisti che rinnegano la verifica dei fatti a favore di tesi preconfezionate e senza fondamento).

Fra l’altro, quando ci si “lascia andare” a queste spiegazioni dozzinali si rischia spesso di tirarsi una bella zappata sui piedi. Una volta “tratto” il dado della paranoia, infatti, come ci si deve comportare, di fronte a cospirazioni che nessuno storico al mondo avrebbe mai il coraggio di negare? Ecco a voi il triplo carpiato con avvitamento in avanti, propostoci sempre dall’agilissima Signora Erba:

(Da pag. 38) – Nell’800 questo meccanismo paranoico si consolidò, ma allo stesso tempo assunse una sua giustificazione nella realtà: di fronte alla repressione di ogni velleità rivoluzionarie operata dal congresso di Vienna e dalla Restaurazione (1815), ai sovversivi non restò che riunirsi effettivamente in società segrete quali la carboneria e la massoneria. Il che come è ovvio rese più complicato distinguere fra cospirazioni vere e immaginarie.

In altre parole – ci dice l’autrice - quando il potere opprime, le cospirazioni esistono. Ma sono - guarda caso - cospirazioni contro il potere, e non da parte del potere stesso. Il potere no, quello le cospirazioni non le fa mai. Possiamo tutti dormire sonni tranquilli.

Ed infatti, in chiusura l’autrice del pezzo ci rivela il vero motivo delle sue preoccupazioni:

(Da pag. 40) – “VERE CONGIURE: Il problema è che l’idea paranoica di un grande complotto planetario finisce col distogliere l’attenzione dai tanti “microcomplotti” reali. Le cospirazioni e le congiure che solo finite nei libri di storia sono state il frutto di lotta per il potere. Azioni di gruppi ristretti, i cui limiti sono gli stessi di tutte le attività umane. E, per quanto possa tramare nell’ombra, difficilmente un gruppo troppo numeroso di cospiratori potrà portare a termine i suoi piani senza essere scoperto. Chi vede complotti mondiali, insomma, rischia di perdere di vista le vere trame oscure, di solito locali. I complottisti finiscono per fare il gioco di chi la verità la vuole nascondere. Non solo. Se nell’immediato le teorie complottiste rassicurano una nostra mente, alla lunga sono pericolose. Finiscono infatti per alimentare paure incontrollate che rischiano di degenerare in conflitti sociali e violenze ben più reali. Per questo Obama, come ogni governante, le teme. E per questo, invece di accusare nemici occulti, ha preferito prendere una posizione chiara: il pericolo vero è dentro di noi, e si chiama paranoia. [Il riferimento è ad una frase contenuta nell’incipit dell’articolo, che potete leggere nella pagina scannerizzata. Noi, per pietà di Madre Logica, abbiamo preferito non riportarla. NdA]


DOMANDE PER MARTA ERBA

A questo punto, vorremmo porre alla Signora Erba alcune domande:

1 – Lei ha affermato: “Per quanto possa tramare nell’ombra, difficilmente un gruppo troppo numeroso di cospiratori potrà portare a termine i suoi piani senza essere scoperto”. Questa affermazione rimane valida anche quando i presunti cospiratori siano in grado di controllare/condizionare l’attività degli organi giudiziari eventualmente preposti alle investigazioni?

In altre parole, se i più alti livelli dell’FBI, della CIA e della presidenza americana fossero coinvolti nell’11 settembre, che cosa ci garantirebbe l’indipendenza degli organi eventualmente preposti a “scoprire” le loro azioni criminali? (Fra cui vi sarebbe, ad esempio, la stessa FBI).

2 - Lei stessa ha riconosciuto, come nel caso della carboneria, che certi complotti sono reali, ed ha poi aggiunto che la loro esistenza “rende più complicato distinguere fra cospirazioni vere e immaginarie”.

Quale criterio utilizza per operare tale distinzione? Noi su questo sito (ed anche altrove) partiamo dalla verifica dei fatti. Nel caso segua anche lei questo criterio, potrebbe dirci dove si trovano le risposte (che sicuramente avrà trovato, visto che lei nega la tesi del complotto) alle più importanti obiezioni da noi sollevate riguardo ai fatti dell’11 settembre?

Dodici domande ai sostenitori della versione ufficiale.

Sia gentile, Signora Erba, ci voglia indicare le risposte, perchè qui nessuno di noi è ancora riuscito a trovarle.

3 – Potrebbe fare quanche esempio dei “tanti microcomplotti reali” dai quali la nostra attenzione verrebbe distolta a causa di quelli “planetari”?

4 – Perchè mai, secondo lei, un normale essere umano non dovrebbe essere in grado di valutare sia un microcomplotto nel proprio pollaio che un eventuale mega-inganno di dimensioni globali come quello dell’11 settembre? Davvero le pensa che l’umanità sia composta esclusivamente di decerebrati? E poi, da quando in qua un tipo di complotto escluderebbe l’altro? (Capisco che la cosa le possa fare piacere, ma mi è sfuggito il nesso logico in tal senso).

Grazie


DOMANDE A SANDRO BOERI, DIRETTORE DI FOCUS:

1 –
Perchè non ha ritenuto, in uno “Speciale” di tale portata, di invitare anche qualche “complottista” ad esprimere la propria opinione? Non crede che sarebbe stato un modo per offrire ai suoi lettori una visione più equilibrata ed equidistante del problema?

2 - Perchè non ha mai pubblicato le correzioni sulle inesattezze contenute nel vostro articolo di 4 anni fa, relative al film Inganno Globale (qui le trova elencate, una per una) come si era impegnato a fare?

Grazie.

Massimo Mazzucco

Grazie a Musicband per la segnalazione e per la scannerizzazione delle pagine.

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SECONDA PARTE

IL CASO JFK “VISTO” DAL CICAP


Fra le varie schede dei “complotti storici” non poteva mancare quella su JFK, a per compilarla la redazione di Focus si è affidata ad un vero e proprio esperto del settore, Massimo Polidoro (che come sappiamo è anche uno degli esponenti più in vista del CICAP).

Qui potete scaricare le pagine scannerizzate del servizio (23 MB), del quale commentiamo alcuni passaggi. (Le domande al Sig. Polidoro sono evidenziate in grassetto).

”Dopo i primi spari - dice Polidoro - gli agenti del servizio segreto [sic] reagiscono con lentezza, alcuni si voltano verso quella che sembra la fonte degli spari: il deposito di libri.”

Può darsi che qualche agente dei servizi segreti [“Secret Services” è plurale, NdA] abbia reagito con lentezza. Ma che dire di quelli della scorta di Johnson, che stanno invece già aprendo la portiera, quando “i più lenti” sembrano essersi appena accorti degli spari? Forse sapevano già qualcosa, che gli agenti della scorta di Kennedy non sapevano?

Sig. Polidoro: Perchè non ha citato la famosa foto di Altgens, nella quale si vede chiaramente la portiera dell’auto della scorta di Johnson aprirsi subito dopo il momento (presunto) del primo sparo?



”L’autista, invece di accelerare, istintivamente rallenta fino quasi a fermarsi e si volta per vedere cosa accade.”

“Istintivamente” lo dice Polidoro. Chiunque conosca la storia dei servizi segreti sa benissimo che l’autista della limousine presidenziale, che viene scelto dopo una serie di test intensi e rigorosi, è addestrato proprio per accelerare immediatamente al momento di una sparatoria, e non certo a “rallentare e voltarsi per vedere che cosa accade”, come se fosse un qualunque spettatore di cinema.

Sig. Polidoro: Perchè ha cercato di giustificare questo errore fatale dell’autista, che secondo molti è costato la vita al presidente, senza nemmeno citare quali sarebbero stati i suoi doveri in un caso del genere? Aveva forse paura che si potesse intuire la presenza di un complotto?

”Jacqueline guarda con aria sorpresa il marito. Un terzo sparo fa esplodere la testa del presidente, lanciando in aria sangue e materia cerebrale. Jacqueline grida e fugge sul baule dell’auto. Un agente del seguito ha fatto in tempo a saltare sull’auto e rimetterla sul sedile. La limousine finalmente accelera recandosi al Parkland Hospital dove mezz’ora dopo Kennedy morì.”

Questo paragrafo contiene una serie di falsità impressionante: prima di tutto, sangue e materia cerebrale non vengono lanciati genericamente “in aria”, ma all’indietro. L’agente Hargis, il motociclista che seguiva Kennedy in quel momento, avrebbe raccontato di aver “letteralmente attraversato una nuvola di sangue e materia cerebrale”, e si sarebbe ritrovato sul proprio labbro un frammento di cervello di Kennedy. A sua volta Jaqueline non è affatto “fuggita” sul baule dell’auto, ma si è protesa proprio per afferrare un pezzo di cervello del marito che era rotolato all’indietro. Altrettanto dicasi per l’agente di scorta che è balzato sulla limousine, il quale caso mai è stato aiutato da Jaqueline a salire, invece di “rimetterla sul sedile”. Il fatto che Jacqueline avesse recuperato un pezzo del cervello del marito è stato poi confermato dal dott. Jenkins, che la vide con il frammento di cervello ancora in mano al Parkland Hospital.



”Nonostante la forma a catino della piazza provochi echi [sic] ingannevoli, il punto d’origine degli spari viene subito individuato.”

Sig. Polidoro: E quale sarebbe, il “punto individuato”? Il deposito di libri, o la collinetta erbosa verso cui si precipitarono dozzine e dozzine di persone subito dopo gli spari? Perchè ci parla di eco ingannevoli, ma rimane volutamente ambiguo su questo argomento?

”La polizia entra nel deposito dei libri, un agente ferma sulle scale un giovanotto che si muove rapido, ma il direttore dell’ufficio lo riconosce.”

In realtà Oswald non fu “fermato sulle scale”, nè si “muoveva rapido”. Fu trovato all’interno della cafeteria al II piano, seduto, che sorseggiava tranquillamente una Coca-Cola.

Sig. Polidoro: Perchè ha scelto di cambiare dei fatti arcinoti, dicendo che Oswald “fu fermato sulle scale mentre si muoveva rapido”? Vuole forse dare l’impressione di uno che stesse “scendendo di corsa dal sesto piano”, mentre la cosa è palesemente falsa?

”Si chiama Lee Harvey Oswald, e da poco lavora lì. Il poliziotto lo lascia passare.”

Nuovamente, una deformazione dei fatti “ad usum delphini”: nessun poliziotto “lo lasciò passare”, poichè Oswald chiese espressamente al direttore del Book Depository di andarsene a casa, ed il permesso gli fu concesso.

”Al sesto piano c’è il nido del cecchino: una finestra con un fucile di precisione abbandonato, un Mannlicher-Carcano italiano.”

Magari, Sig. Polidoro, magari le cose fossero andate così. Il Mannlicher-Carcano fu trovato nascosto dietro una pigna di casse di libri, sul lato opposto della stanza. E questo avvenne soltanto dopo che un primo fucile, un Mauser, fu trovato in una situazioni simile dagli agenti della Polizia di Dallas.

Sig. Polidoro: Perchè non ha citato il ritrovamento del primo fucile, e perchè ha “collocato” il Carcano accanto alla finestra, quando questo è palesemente falso?

”Alle 12.45 l’edificio viene perquisito e i dipendenti radunati in una stanza. Manca solo Oswald.”

Certo, essendosi “dimenticato“ di dire che Oswald aveva chiesto il permesso di andare a casa, ora Polidoro ci fa sembrare che Oswald “manchi” come se fosse scappato.

Ma come sono bravi, questi signori del CICAP, a distorcere a loro favore persino i fatti più arcinoti.

”Mezz’ora più tardi, dopo una rapida caccia all’uomo, il presunto cecchino viene arrestato nel cinema dove si era nascosto. ”

Ooops, questa è grave davvero. Polidoro infatti si è dimenticato di dire che Oswald non venne arrestato come “presunto cecchino” (di Kennedy), ma come presunto assassino dell’agente Tippit.

Sig. Polidoro: Perchè si è dimenticato di dire che Oswald venne arrestato per il secondo omicidio, e non per il primo? Perchè vuol far apparire la sequenza “sospetto-caccia all’uomo–arresto” così semplice e lineare, come se fosse evidente fin dall’inizio che fosse stato Oswald a sparare dal sesto piano, quando sappiamo tutti che le cose non andarono affatto così?

Riguardo all’omicidio di Oswald da parte di Jack Ruby, Polidoro dice:

“Questo finale a sorpresa fu la scintilla che fece scattare le ipotesi di una cospirazione per assassinare il presidente. Oswald, semplice pedina, sarebbe stato ucciso da Ruby per impedirgli di parlare.”

Davvero stupidi, questi cospirazionisti. Invece lei, Sig. Polidoro, crede che Ruby abbia ucciso Oswald – come dichiarò lo stesso Ruby – “per evitare che Jaqueline Kennedy venisse a soffrire troppo, rivedendolo al processo”?

”Per fare chiarezza, il neopresidente Johnson nominò una commissione d’inchiesta presieduta dal capo della corte suprema, Warren.”

“Per fare chiarezza”, o piuttosto per evitare che altre commissioni, al di fuori del suo controllo, potessero giungere a conclusioni diverse da quella dell’ FBI (che grazie ai pesanti “interventi” di Hoover dava Oswald per assassino solitario del Presidente Kennedy)?



Pensi che onore, Sig. Polidoro. Lei è stato smentito direttamente dal Presidente Johnson.

”La commissione Warren lavora un anno raccogliendo 25 mila interviste e 2300 rapporti, e in nei 26 volumi del documento finale giungerà ad una conclusione: Oswald ha ucciso il presidente e lo ha fatto da solo, sparando tre colpi in rapida successione dal sesto piano del deposito di libri con un fucile acquistato per corrispondenza sotto falso nome. ”

Ricordate Attivissimo e i suoi “quintali di documenti liberamente scaricabili da Internet”? Siamo alle solite. La quantità, secondo il CICAP, farebbe la qualità.

Sig. Polidoro: Perchè ha trascurato di dire che nelle famose “25.000 interviste” la Commissione Warren non volle includere nemmeno una delle tantissime testimonianze che contraddicevano apertamente la versione ufficiale? Davvero lei non ha mai visto il film “Rush to Judgment” di Mark Lane, che da solo ne raccoglie almeno una cinquantina?

”E Jack Ruby? Un altro solitario malato di protagonismo. La conclusione non convinse i complottisti di allora e innegabilmente presenta incongruenze e lacune, forse frutto della fretta di fare chiarezza e del desiderio di evitare una figuraccia ai servizi segreti che si erano lasciati freddare Kennedy sotto il naso. Eppure, dopo quasi cinquant’anni, tutte le verifiche fatte in seguito e la recente pubblicazione di documenti declassificati hanno rinforzato questa ricostruzione, rispondendo all’alcuni degli interrogativi sollevati dai complottisti. ”

Sig. Polidoro: Fra i vari interrogativi sollevati dai complottisti, le risulta per caso che queste “verifiche fatte di recente” abbiamo spiegato anche come avrebbe fatto il primo proiettile (quello che lei stesso, in seguito, conferma essere andato a vuoto) a scamiciarsi, nel percorso dalla canna del fucile di Oswald al marciapiede che causò la scheggia che ferì James Tague alla guancia? Come infatti lei saprà, Sig. Polidoro, senza questa spiegazione la tesi di Oswald assassino unico vale quanto la carta straccia.

”A rinforzare la tesi della cospirazione contribuì nel 1975 la diffusione al pubblico di un filmato muto in 8 millimetri girato da Abrahm Zapruder, sarto e cineamatore, che documentò per caso la sequenza dell’omicidio. Nel filmato, che fu il perno di tutte le indagini sul caso Kennedy, si vede la testa del presidente prima chinarsi in avanti, coerentemente con uno sparo dal deposito di libri, e poi rimbalzare all’indietro, inducendo molti a pensare che qualcun altro avesse sparato dal davanti o di fianco. In realtà col movimento - è stato dimostrato - poteva essere provocato anche da uno sparo le spalle. Il premio Nobel Luis Alvarez, nel 1976, lo descrisse con un “effetto jet”, confermato in seguito da esperimenti balistici: la rapida fuoriuscita della massa cerebrale avrebbe spinto indietro la testa. ”

Certo, se la materia cerebrale fosse fuoriuscita in avanti. Ma siccome Polidoro si è dimenticato di parlarci di Hargis, e del fatto che la materia cerebrale esplose invece all’indietro, tutti sono portati a credere che sia successo davvero come dice il “Premio Nobel” Alvarez.

Sig. Polidoro: Saprebbe spiegare come Alvarez, nella “dimostrazione” che lei cita, avrebbe riconciliato l’ “effetto jet” con la fuoriuscita di materia cerebrale verso le spalle di Kennedy? E come avrebbe riconciliato il presunto “sparo da dietro” – sostenuto dalla versione ufficiale - con le dozzine di testimonianze di medici e infermieri che videro invece un foro di circa 15 cm (quindi un foro d’uscita), nella parte posteriore del cranio di Kennedy? Prima di usare il termine “dimostrare”, infatti, bisogna anche saper tenere conto di tutte le indicazioni contrarie.



”Infine la questione chiave: poteva, come sostiene la commissione Warren, un solo proiettile (il secondo, visto che il primo andò a vuoto e fu ritrovato su un marciapiede) produrre tutte le ferite riscontrate su Kennedy e Connally? ”

E’ vero che il primo colpo andò a vuoto, ma il proiettile non fu mai ritrovato. Altrimenti avrebbero visto tutti che si trattava di un proiettile scamiciato, che non poteva quindi essere partito dal Mannlicher-Carcano attribuito ad Oswald.

”Del resto, quando muore un eroe, i suoi fan rimasti orfani non vogliono credere che a ucciderlo sia stato un uomo solo, un uomo qualunque.”

Ci risparmi la “spiegazione psicologica”, Sig. Polidoro, davvero ne abbiamo abbastanza di queste stupidaggini. Cerchi invece di rispondere in modo coerente alle domande, basate sui fatti, che io le ho posto. Sarebbe molto più utile, sia per la sua reputazione che per quella del CICAP.

Grazie

Massimo Mazzucco

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