Penso di non essere l’unico ad essere rimasto profondamente colpito dalla tragedia di Caselle. L’idea che un aereo della pattuglia acrobatica si schianti al decollo, e vada a colpire casualmente un’auto di passaggio, che si trovava proprio in quel momento sulla traiettoria dello schianto, ha qualcosa di sconcertante. Tutti noi avremo pensato “bastava che passasse cinque secondi prima, oppure cinque secondi dopo, e non sarebbe successo nulla di grave”.

E invece, l’auto è passata PROPRIO in quel momento.

Ho provato ad immaginare gli ultimi quindici minuti prima della tragedia, “sincronizzando” mentalmente su uno split-screen (uno schermo diviso a metà) le azioni del pilota da un lato, e quelle della sfortunata famiglia dall’altro.

Siamo a –15 minuti dal momento X. Sullo schermo di sinistra vediamo il pilota che sale la scaletta dell’aereo e si sistema nel suo sedile. Sullo schermo di destra, il padre apre la portiera posteriore dell’auto, e sistema la bambina nel suo seggiolino.

A sinistra, il pilota si allaccia le cinture di sicurezza, a destra il padre allaccia la cintura di sicurezza della bambina. Contemporaneamente, si sentono i due “clack” delle cinture che si chiudono.

A sinistra, il pilota accende il motore del suo aereo, e fa un cenno di intesa con i suoi colleghi, attraverso il cupolino trasparente. A destra, il padre accende il motore dell’auto, e scambia un sorriso con la moglie, seduta al suo fianco.

Il pilota rilascia i freni, e l’aereo inizia a rullare sulla pista. Il padre inserisce la marcia, e l’auto si mette in movimento, dirigendosi verso casa.

In formazione di decollo, i cinque aerei della pattuglia acrobatica danno massima potenza, e si lanciano lungo la pista. Accanto a loro, in parallelo, l’auto percorre gli ultimi metri di strada che costeggia la pista.

Gli aerei si staccano da terra, e iniziano a decollare. Il padre curva a sinistra, e l’auto si mette in posizione perpendicolare rispetto alla linea di decollo.

Sullo schermo di sinistra, il pilota di Pony4 si accorge di avere un problema, e cerca disperatamente di mantenere l’aereo in quota. Sullo schermo di destra, padre e madre chiacchierano serenamente fra di loro, parlando del più e del meno.

Il pilota si rende conto di non poter salvare l’aereo, e si eietta pochi secondi prima dell’impatto. Nell’auto, la bimba e il fratellino scherzano fra loro sul sedile posteriore.

Sullo schermo di sinistra, l’aereo si schianta ed esplode, mentre la carcassa prosegue oltre la pista, e sfonda la recinzione dell’aeroporto. Sullo schermo di destra, l’auto percorre gli ultimi metri, con i passeggeri completamente ignari di quello che sta per succedere.

I due schermi si fondono in uno. La carcassa dell’aereo colpisce l’auto. Nell’impatto l’auto si ribalta e prende fuoco. Il padre estrae il figlio dall’auto in fiamme, poi prova a liberare sua figlia dalle cinture di sicurezza, ma non ci riesce. La bimba muore fra le fiamme.

Ed è qui che entra in gioco la nostra mentalità occidentale, che vede gli eventi come il risultato di una infinita concatenazione del meccanismo causa-effetto: per tutta la sua vita il pilota continuerà a domandarsi cosa sarebbe successo se solo avesse abbandonato l’aereo tre secondi prima, facendolo cadere prima della fine della pista. Per tutta la sua vita il padre continuerà a domandarsi cosa sarebbe successo, se si fosse lanciato fra le fiamme tre secondi prima, e fosse riuscito a liberare la figlia dalle cinture di sicurezza.

Ma ciò NON E’ accaduto. La vita è questa, non è un’altra. E in questa vita, le cose sono andate esattamente in questo modo. Non ci sarà un remake, non ci sarà alcuna possibilità di assistere ad una versione anche solo millimetricamente diversa dei fatti.

E a questo punto viene in mente il concetto di sincronicità, spiegato in modo affascinante da Jung nella sua introduzione al libro cinese dell’ I-Ching.

“La nostra scienza – scrive Jung - è basata sulla causalità, e quest’ultima è considerata una verità assiomatica. I cinesi invece sembrano poco interessati alla spiegazione causale degli eventi, poichè questi debbono essere nettamente separati fra di loro prima di poter essere trattati in modo appropriato. Per i cinesi invece l’istante che sta sotto osservazione sembra essere più che altro la configurazione che gli eventi accidentali vengono a formare in quel momento. Mentre la mentalità occidentale accuratamente separa, pesa, sceglie, classifica, isola ecc., l’immagine cinese del momento contiene ogni particolare fino al più minuto assurdo dettaglio, poiché l’istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti. […] Questa assunzione implica un certo strano principio che io ho nominato “sincronicità”, concetto che si pone da un punto di vista diametralmente opposto alla causalità. Il punto di vista causale ci narra la storia precisa in cui giunse all’esistenza D, che prese origine da C, il quale aveva avuto un padre che si chiamava B, il quale veniva da A, ecc.. La visione sincronistica invece tenta di produrre un quadro altrettanto significativo della coincidenza: come accade che A,B,C e D compaiono tutti nel medesimo momento e al medesimo posto?” (In realtà, la stessa scienza occidentale stava elaborando in quel periodo i principi della fisica quantistica, che avrebbe introdotto una visione della realtà di tipo probabilistico, molto simile a quella descritta da Jung con il termine di sincronicità). Tutto questo non significa che la cultura orientale neghi in assoluto il rapporto causa-effetto. Chiunque veda il bicchiere che cade dopo che qualcuno l’ha urtato può solo concludere che la prima azione sia stata causata dalla seconda. Ma per gli orientali il rapporto causa-effetto si limita alle concatenazioni più immediate, e resta localizzato agli eventi specifici, mentre nella visione complessiva della realtà subentra la variabile probabilistica, e il meccanismo causa-effetto cessa di avere la sua importanza.

Altri, in modo molto meno complesso e articolato, direbbero semplicemente che “la tragedia di Caselle è stata voluta dal destino”.

Massimo Mazzucco