LA AUSCHWITZ DEL VATICANO
Terza parte L'ALLEANZA FRA CHIESA E USTASHA LE COLPE DI STEPINAC E DEL CLERO CATTOLICO IN CROAZIA L'ALLEANZA FRA CHIESA E USTASHA
Insieme all'alleanza fra Chiesa e nazi-fascismo erano nate anche le prime strategie congiunte fra Roma e Berlino per riconquistare la Croazia e ristabilire il "baluardo cattolico" a est dell'Italia. Come vedremo in seguito, questa strategia prevedeva la partecipazione attiva del clero cattolico, e soprattutto dei frati francescani. ![]() ![]() Da parte sua l'Italia aveva dato protezione ad Ante Pavelic - che era ricercato dalla Francia per l'assassinio del re Alessandro a Marsiglia - durante il periodo di preparazione, mentre addestrava militarmente i futuri Ustasha nelle vicinanze del confine jugoslavo. Quattro giorni dopo l'invasione dei tedeschi, Pavelic si trasferì ufficialmente in Croazia, dove Hitler lo mise a capo dello stato-fantoccio chiamato Repubblica Indipendente di Croazia. Uno dei primi a dargli il benvenuto fu l'arcivescovo di Zagabria, Mons. Alojsius Stepinac, che si recò personalmente a stringergli la mano. Così Stepinac accolse l'arrivo di Pavelic a Zagabria:
Dopodichè organizzò un pranzo di benvenuto per gli Ustasha che rientravano dai campi di addestramento all'estero. ![]()
Stepinac quindi, nel suo ruolo di arcivescovo e capo della Chiesa croata, incitava ufficialmente i cattolici a implementare un programma - quello degli Ustasha - che era stato molto chiaro fin dall'inizio: sterminare un terzo dei non-cattolici (cristiano-ortodossi, ebrei e Rom) presenti nella zona conquistata, convertirne forzatamente un terzo, e cacciare i rimanenti fuori dal paese. ![]()
Solo con un estremo fanatismo religioso si può comprendere la brutalità selvaggia, unita alla gioia assassina che spesso si legge sui volti dei carnefici, con cui veniva condotto il massacro sistematico dei serbi ortodossi. ![]()
Sotto: Stepinac presenzia ad una cerimonia congiunta fra italiani, tedeschi e Ustasha. Il vero denominatore comune, fra le varie potenze del nazifascismo, sembra essere costantemente la Chiesa cattolica. ![]()
Vediamo ora nel dettaglio come avvenne la preparazione del sollevamento armato degli Ustasha sul territorio jugoslavo, in attesa dell'invasione dei tedeschi. LE COLPE DI STEPINAC
Come abbiamo detto, la quinta colonna croata era nata grazie all'alleanza segreta fra gli Ustasha, l'organizzazione degli indipendentisti croati (definiti "terroristi" dal governo jugoslavo) e le organizzazioni "attiviste" cattoliche che ruotavano intorno ai conventi dei frati francescani in Croazia.E DEL CLERO CATTOLICO IN CROAZIA Tutti questi conventi, come tutte le azioni compiute del clero in Croazia, ricadevano sotto la responsabilità diretta dell'Arcivescovo di Zagabria, Mons. Alojzije Stepinac. In proposito Avro Manhattan ha scritto:
Nel 1947 l'ambasciata jugoslava a Washington ha pubblicato un documento ufficiale nel quale riassume i più importanti capi d'accusa contro Stepinac e contro il suo clero, relativi alle azioni compiute in Croazia prima e durante la II Guerra Mondiale. Sono sostanzialmente gli stessi capi d'accusa che il governo jugoslavo imputò a Stepinac durante il processo contro di lui, che si concluse con la sua condanna a 16 anni di carcere. Dopo averne trascorso 5 in prigione, il resto della pena gli fu commutato in arresti domiciliari. Secondo i difensori della Chiesa, questo processo fu solo un atto di banale "propaganda" da parte di uno stato comunista. Non si comprende peraltro chi mai avrebbe dovuto denunciare quei crimini, se non il popolo stesso che li aveva subiti. Altri hanno voluto dipingere il processo come una "persecuzione religiosa" della Chiesa cattolica, che di recente ha beatificato Stepinac, definendolo un vero e proprio "martire". Un capovolgimento davvero singolare, per una Chiesa accusata di genocidio, specialmente se si considera che i capi d'accusa contro Stepinac non sono mai stati nè contestati nè smentiti da nessuno. Si presume infatti, di fronte ad accuse così gravi, che sarebbero state smentite con sdegnato clamore, se solo fosse stato possibile farlo. Se inoltre a Chiesa fosse innocente, avrebbe richiesto una altisonante correzione pubblica da parte del governo jugoslavo, oltre naturalmente ad un nuovo processo, che sgombrasse il campo da qualunque malinteso. Invece ha preferito passare tutto sotto silenzio, limitandosi a parlare di "propaganda comunista" quando accusata apertamente di quei crimini. Come si legge nell'introduzione a "L'arcivescovo del genocidio", di Marco Aurelio Rivelli:
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![]() Come scrive Karlheinz Deschner, in Croazia riecheggiava la stessa retorica di stampo crociato, fanatica e fratricida, già sentita in Spagna nel 1936 :
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In proposito lo storico Dusan Batakovic ha scritto:
"ODE AL POGLAVNIK" ![]() Dall' "Ode al Poglavnik" dell'Arcivescovo di Sarajevo leggiamo: "Il poeta ti ha incontrato nella Città Santa, nella basilica di S. Pietro, la tua presenza era limpida come quella della patria natìa. Che Dio onnipotente sia con te, in modo che tu possa portare a termine il tuo compito sublime! Idolo dei croati, tu difendi gli antichi diritti sacri. Tu ci difenderai dall'ingordigia dei giudei con tutti i loro soldi, i miserabili che volevano vendere le nostre anime e tradire i nostri nomi. Proteggi le nostre vite dall'inferno, dal marxismo e dal bolscevismo." ![]() Ante Pavelic era noto per una tale crudeltà da aver impressionato gli stessi caporioni nazisti che lo visitavano. Sulla sua scrivania Pavelic usava tenere un cestino con gli occhi che erano stati cavati alle vittime prima di venire sgozzate, asfissiate o uccise a martellate. Quella che sembrerebbe a prima vista una semplice leggenda metropolitana è stata confermata da diverse fonti, fra cui lo scrittore italiano Curzio Malaparte:
Questo era l'uomo che Stepinac ricevette e benedisse nella cattedrale di Zagabria, e poi sostenne finchè rimase al potere, incitando il clero e il popolo croato a seguire le sue orme. Sotto a destra: Stepinac, che era anche il più alto cappelllano militare dell'esercito di Pavelic, porge visita al dittatore per gli auguri di buon anno indossando la medaglia degli Ustasha.
![]() In proposito, nell'introduzione al libro "l'Arcivescovo del genocidio" di Marco Aurelio Rivelli leggiamo:
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