Intervista a Roberto Pecchioli, che ha scritto un libro su uno degli uomini più importanti della storia moderna. L'uomo che in pochi giorni ha messo in ginocchio la lira e la sterlina, l'uomo che finanzia le rivoluzioni colorate in mezzo mondo, l'uomo che è stato in grado di cambiare la filosofia della sinistra europea, trasformandola da progressista a mercatista e filo-imperialista.
Mentre il pianeta terra continua ad abbracciare e a sviluppare la “rivoluzione digitale” globale, dietro le quinte, sta emergendo una nuova "corsa allo spazio", dove lo spazio sarà il dominio del mezzo di scambio utilizzato per vivere da tutti noi, ovvero la valuta.
Con oltre l'80% delle banche centrali di tutto il mondo che stanno saltando sul carro delle criptovalute, ricercando, sviluppando, creando e persino implementando le valute digitali delle banche centrali (CBDC), ci stiamo avvicinando a un clima simile a quello di una “guerra fredda finanziaria” e alla fine scopriremo quale Stato, Nazione o Impero raggiungerà il dominio monetario digitale globale.
Negli Stati Uniti, il presidente della Fed Jerome Powell ha respinto l'idea che la banca centrale americana potrebbe implementare un dollaro digitale, ma poiché il contrario di ciò che dicono i banchieri centrali di solito si avvera, questo ha assicurato il futuro del FedCoin. Poco dopo, in una chiamata su Zoom, infatti, ha dato la sua benedizione al dollaro digitale. Dopo di che, le élite tecnologiche e monetarie del M.I.T e la Fed di Boston hanno avuto tutte le ragioni per continuare con la loro pluriennale Digital Currency Initiative per "sostenere lo sviluppo della moneta digitale e della tecnologia blockchain" in America.
Un amico - che desidera restare anonimo – mi ha spedito questo articolo, nel quale lancia un’idea per proteggere l’uso del contante. Ve la sottopongo, chiedendovi che cosa ne pensate. (M.M.)
La premessa è questa, non sono un economista. E lo scrivo con un certo orgoglio, visto che quelli veri, tra gli economisti, hanno fagocitato e digerito intere nazioni, se non continenti, senza battere ciglio, affamando miliardi di persone sul pianeta.
Quindi, grazie al cielo non lo sono.
Questo però non significa che io non possa, come tanti tra noi, meditare su alcune semplici regole di questa scienza a senso unico che è alla base del sistema in cui siamo immersi, di cui ne siamo parte motrice, volenti, dolenti ed impotenti.
Ma lo siamo davvero? Impotenti dico. Come sono giunte 8 miliardi di persone a pensare di essere impotenti?
Cos'è il sistema della Federal Reserve? Com'è nata? Fa parte del Governo Federale USA?
Come stampa i soldi? Perché il popolo è tenuto all'oscuro del suo funzionamento?
Un documentario di James Corbett - Traduzione a cura di Diego Guardiani - Sottotitoli a cura di Francesco Bombino
Fonte PandoraTV
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Purtroppo non ho avuto il tempo di preparare un articolo, ma mi piacerebbe molto vedere una discussione sulla possibilità, avanzata da diversi gruppi, di coprire i costi della ripartenza economica non con un prestito dall’estero, ma con una emissione speciale di buoni del tesoro nazionali, in modo da chiedere agli stessi italiani (che hanno molti risparmi) di contribuire direttamente a tale ripartenza, senza dover creare altro debito estero. E’ una cosa fattibile? Quali sono i pro e i contro? Chi l'ha proposta esattamente? E' stata presentata al governo? E perchè sul mainstream non se ne parla?
Grazie a chi vorrà contruibuire.
Francesco Amodeo scatenato contro il MES e contro l'asse franco-tedesco.
L’Italia perde la sua maggiore azienda, per decenni sorretta dallo Stato: a mangiarsi la Fiat è la Francia di Macron, con il gruppo Psa (Peugeot-Citroen-Opel) di cui il governo francese possiede il 13%. Il Cda di quello che diventerà il quarto produttore automobilistico al mondo, con 50 miliardi di dollari di fatturato, sarà guidato dall’attuale numero uno di Peugeot, Carlos Tavares, lasciando a John Elkann la presidenza del nuovo soggetto industriale. Clamorosa l’assenza totale della politica italiana: gli uomini del Conte-bis si limitano al ruolo di semplici spettatori, e tace anche l’opposizione. Silenzio generale, di fronte alla perdita definitiva del gruppo Fiat, fatto a pezzi nel corso degli anni. Stabilimenti delocalizzati in Polonia, Serbia, Turchia, Brasile, Argentina, India e Cina. E domiciliazioni “emigrate” in Gran Bretagna (sede legale), in Lussemburgo (fiscale) e negli Usa (borsistica). E ora, addio anche alla proprietà italiana del marchio, nonostante l’oceano di soldi – agevolazioni sugli stabilimenti, cassa integrazione – versati dai contribuenti italiani per tenere in piedi l’industria torinese. «Al silenzio della politica seguirà quello di giornali e televisioni», avverte il saggista Gigi Moncalvo: «Nessuno oserà contestare l’accordo, visto che il gruppo Fiat spende enormi quantità di denaro, in termini pubblicitari, sui media italiani».
Perché una moneta internazionale dovrebbe arrivarci, offerta in un bel packaging tecnologico, da un’associazione privata basata in Svizzera? Libra è la prova della fragilità del nostro sistema monetario. O la piattaforma è di tutti o si creano seri problemi su come vigilare questo sistema in futuro.
Libra è la nuova moneta che Facebook promette di rendere operativa entro un anno, in una prima versione controllata da lei stessa assieme ad altre imprese, piattaforme, intermediari finanziari e organizzazioni nonprofit riuniti in un’associazione. E poi, in cinque anni, completamente priva di ogni forma di controllo quanto meno sul piano strettamente tecnico. L’annuncio è stato dato lunedì, ma è di martedì la pubblicazione del white paper che dovrebbe illustrare i tratti fondamentali del progetto.
Che dire dopo una prima riemersione dalla lettura del white paper di Libra? Che questo paper non è affatto white, anzi è molto grey. Al di là dello stile sicuro di sé, le informazioni date sulla struttura, sui fini e sul modus operandi della nuova moneta globale offerta alla community globale lasciano ancora molte, troppe zone grigie.
Se volessimo prestare al progetto una linea univoca, dovremmo dire che Libra è una versione privata, su blockchain, di uno strumento che già esiste: i diritti speciali di prelievo del fondo monetario internazionale.