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(la percezione del tempo è una misurazione del movimento tutto sommato, no?)
Anche Dio o gli Dei sono e sono stati teorizzati, percepiti, immaginati, anche per dare uno sblocco al loop che la nostra ragione ci presenta con la percezione temporale.
La parola creazione perde di significato senza la dimensione tempo.
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Calvero ha scritto: Non è il tempo, siamo noi che passiamo
(De André)
Ovviamente è detta in modo giocoso e non risolve affatto la questione, ma ha un suo dannato perché
Comunque io non ci parlo con uno che non mette l'avatar
Il nostro cervello è un lettore di ologrammi. Questo ci dà l'illusione di muoverci (la percezione del tempo è una misurazione del movimento tutto sommato, no?)
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o forse no "viviamo" volta per volta uno di questi fotogrammi.
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Al2012, confesso di essere in difficoltà a comprendere il significato di dualità per come lo hai usato, magari è solo un mio limite, potresti definirlo? Possibile non ci sia un'espressione migliore? Beh immagino sia possibile, ad ogni modo attendo speranzoso.
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Ebbene con dimensione duale ti riferisci a tutto ciò che è figlio della divisione dunque, ogni cosa ad eccezione dell'unità diciamo, la matrice...giusto?
Ma ancora non mi piace il termine... a che coppia di elementi si riferisce "dualità"?
Indica forse una polarità che tutto tiene insieme? I due estremi ideali?
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Riferendomi al concetto dell’ologramma espresso da Alroc, se osservi la lastra fotografica di un ologramma non riesci a vedere nessuna immagine, è un intreccio informe di linee, ma se fai attraversa la lastra da una luce laser ti aprirà una immagine tridimensionale dell’oggetto fotografato, in un certo senso la lastra rappresenta la dimensione “non duale”, l’immagine tridimensionale la dimensione “duale” e la luce laser la individualità che osserva.
In altre parole dalla coscienza universale emergono le coscienze individuali che sperimentano la frammentazione della dimensione “duale”.
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C'e' anche una bella storiella di Tolstoj "le tre domande" sul qui e ora.invisibile ha scritto: C'è una storia che non ricordo se sia Zen, taoista o buddista (ma poco importa) in cui l'allievo chiede al Maestro (vado a memoria):
"Non capisco questa cosa che il tempo non esiste, io lo vedo quel corvo volare"
Il Maestro rispose:
"Io vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo ... "
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Al2012 ha scritto:
In realtà esiste solo l’attimo presente che viviamo in modo poco presente perché sempre concentrati sul quello che era o su quello che sarà.
Probabilmente un essere cosciente, come un animale, vive meglio il proprio presente perché inconsapevole del fattore “era” o “sarà”, mentre gli esseri autocoscienti, come noi, hanno la consapevolezza del moto e della mutazioni della materia e quindi una cognizione psicologia del trascorrere del tempo.
Io non credo ad una “Entità superiore” creatrice dell’universo, per me non c’è distinzione tra Creatore e Creato, sono un’ unica Unità indistinguibile , che “E’”, ed è a-temporale e a-spaziale.
Il mio concetto di “Creatore-Creato” è esprimibile con il termine “non duale” .
“Non dualità” è impossibile da raffigurare, non possiamo darle una forma, non possiamo determinare un centro, un luogo, non possiamo limitarla in uno spazio e in un tempo ….
Non possiamo denominarla entità perché le entità, superiori o inferiori che siano, fanno parte della dimensione “Duale” e creazione e distruzione appartengono a questa dimensione, così come il libero arbitrio, che determina il male o il bene in base al giudizio di autocoscienza individualizzata (entità individuale).
Un concetto che si avvicina al “non dualità” è il “vuoto” , un vuoto infinito che non ha forma, la cui esistenza permette al mondo delle forme (dimensione duale) di esistere.
Gli atomi sono composti per il 99,99999% di spazio vuoto e c’è uno 0,00001 % che noi definiamo “materia”, questo dimostra che senza “vuoto” non potrebbe esistere l’atomo che da forma alla materia.
La nostra consapevolezza è tutta concentrata su quella piccolissima percentuale, il nostro essere materiale, che è pari al 0,0001 % ….
Il “vuoto” (non dualità) è onnipresente e, per me, è anche onnisciente perché in esso sono racchiuse tutte le “informazioni” e le “energie” da cui la dimensione duale delle forme può emergere.
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etrnlchild ha scritto: Concordo con AL2012.
E mi piace anche la conclusione dell'articolo www.altrogiornale.org/il-tempo-non-esiste/ "noi, piuttosto, misuriamo la frequenza, la velocità e la sequenza numerica del cambiamento della materia."
Io credo che l'Universo (il Tutto), sia sempre esistito, non c'e' mai stata creazione, ma solo trasformazione da uno stato ad un altro. D'altra parte al tempo dobbiamo necessariamente associare il concetto di Energia, e questa, fin'ora, sappiamo non potersi né creare né distruggere.
Quello a cui assistiamo potrebbe essere dunque una trasformazione ciclica infinita che mai, in senso assoluto, è iniziata e mai finirà. "Inizio" e "fine" sono attributi che noi associamo per una questione culturale e di esperienza del mondo che ci circonda, in particolare guardando al nostro "viaggio" terreno (nascita, vita, morte), misti ad un certo grado di esclusività che ci attribuiamo per le nostre capacità speculative e di autocoscienza. Dell'autocoscienza delle altre specie sappiamo poco - il mio gatto si riconosceva allo specchio ed era del tutto indifferente a se stesso, in senso narcisistico. :-).
Saremmo dunque su un cerchio sul quale origine e fine non hanno senso assoluto ma vengono disegnati da noi come archi di "vita." Siamo noi a fissare in maniera relativa i due punti creando passato e futuro: due impostori.
Contemporaneamente non potremmo negare che l'Universo non sarebbe minimamente perturbato dall'improvvisa dipartita della nostra specie, proseguendo esso stesso sul suo ciclico cammino di trasformazioni.
E' interessante notare che una visione di questo tipo darebbe estremo valore "all'arco di vita terrena" che ci è concesso, e il cambiamento del mondo, da molti auspicato, sarebbe compiuto: il famoso paradiso terrestre sarebbe realizzato qui e ora.
Appare altresì evidente come diventi necessario per i pochi che vogliono mantenere il controllo sui molti che questa visione debba essere scongiurata con ogni mezzo, proiettando tutte le aspettative in un tempo futuro e in altro luogo, monopolizzando la gestione della questione "vita-morte" e conseguentemente allontanando la maggior parte degli individui dal vivere il "momento presente", l'unico, di fatto, di cui siamo veramente padroni.
Credo anche che per chi ama la spiritualità, intesa come ricerca sul e del "sé", ci sia poco spazio per la fede.
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C'e' anche una bella storiella di Tolstoj "le tre domande" sul qui e ora.
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Concordo sulla ironia di questa analisi filosofica del tempo.Certo che filosofeggiare sul tempo da esseri che invecchiano e scordano, diventa piuttosto comico...
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mc ha scritto:
L'esempio del vuoto dell'atomo e' una analisi relativa e nonostante riesca egregiamente a spiegare il concetto che si poneva all'attenzione e' allo stesso tempo uno sviluppo concettuale relativo all'impossibilita' di dare consistenza ad esistenze infinitesimalmente piu' piccole di cio' che per noi risulti esistente.
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alroc ha scritto: L'infinito è solo una costruzione mentale. Siamo stati abituati a ritenere che le cose terminino e l'idea dell'infinito ci sembra semplicemente l'opposto del finito.
L'infinito è solo apparente.
Pensate semplicemente al simbolo che lo rappresenta: l'otto rovesciato.
Già solo questo segno non è altro che la rappresentazione dell'illusorietà del tempo. L'otto rivesciato non è altro che un cerchio ripiegato su se stesso. Come se il tempo circolare avesse deciso di prendere una "piega" diversa attorcigliandosi su se stesso: dualità. Questa dualità ci fa credere che esista qualcosa di illimitato come l'infinito, ma in realtà non esiste nè il finito nè l'infinito. Esiste un cerchio che si è piegato.
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A me piace il termine duale! ... Oltre a trovarlo elegante lo trovo concettualmente irrinunciabile in questo tipo di astrazioni filosofiche.La geometria fa parte della dimensione duale (mi ci avete costretto ad usare sto termine), non si può usare per parlare di unità.
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