Questo articolo descrive come ho curato un (presunto) basalioma, comparso sulla schiena di mia madre, nell’arco di circa sei mesi, seguendo le indicazioni del Dott. Tullio Simoncini.

Nel novembre del 2007, mia madre ha iniziato a sentire un certo prurito all’altezza delle scapole, al centro della schiena. Non potendo vedere direttamente quel punto, mi ha chiesto ripetutamente di osservarlo, e dopo un pò di tempo ho notato che si era formata una specie di macchia permanente, del diametro di qualche millimetro.

Il prurito nel frattempo si era trasformato in fastidio costante, con occasionali fitte di dolore vero e proprio, che mia madre descriveva come dei “piccoli morsi”, acuti e lancinanti.

Le dimensioni della macchia nel frattempo erano aumentate, e verso i primi di gennaio provammo a fare delle applicazioni locali, tagliando una fettina di aloe e spalmando il liquido che ne fuoriusciva direttamente sulla parte interessata.

Per un certo periodo le dimensioni della macchia sembrarono stabilizzarsi, ma non appena smettevamo le applicazioni la macchia tornava a crescere, con nuove serie di “morsi” sempre più fastidiosi.

Mi fu chiaro a quel punto che la cosa non si sarebbe risolta con le semplici applicazioni di aloe.

Verso la metà di febbraio mi rivolsi a Tullio Simoncini, ... ... e gli mandai alcune fotografie della zona interessata.



Simoncini si disse convinto che "fosse un fungo", e mi suggerì di trattare la zona con la tintura di iodio.

Un secondo amico medico si prestò ad una diagnosi “a distanza”, con le dovute riserve ovviamente: pur non potendo vedere la paziente di persona, gli sembrò che si trattasse di un cancro della pelle, probabilmente un basalioma.

A quel punto iniziai il trattamento con la tintura di iodio al 7%, secondo le modalità suggerite da Tullio Simoncini nel suo libro “Il cancro è un fungo”. (Attenzione: la tintura DEVE essere al 7%).


23 febbraio 2008

Si tratta di applicare giornalmente una trentina di gocce di tintura sul punto interessato, facendo alcune pause di qualche minuto, per permettere alla tintura di penetrare in profondità, in modo da "annegare" letteralmente la colonia fungina. Al posto del cotton-fioc si può usare la punta di uno stuzzicadenti, o qualcosa di equivalente.

Come si può vedere dalle immagini (tutte le foto sono scattate da me), l’”inzuppamento” di tintura di iodio provoca una specie di crosta supplementare, costituita in buona parte dalla tintura stessa.


26 febbraio 2008

Bisogna continuare a inzuppare ogni sera, coprendo poi con garza sterile, in attesa che la crosta si stacchi da sola.

Non bisogna forzare il distacco della crosta, perchè man mano che questa si forma i funghi - secondo Simoncini - tendono a "ritirarsi" verso il centro, dove la pelle è ancora viva. "Strappando" la crosta si rischia una lacerazione in quel punto, e si crea la possibilità per la fuga di qualche membro della colonia nel flusso sanguigno.

La prima crosta cadde da sola, dopo circa tre settimane, esattamente come previsto dal libro: prima si alzano i bordi, poi si stacca del tutto, e te la ritrovi nella garza.

Seguirono altre tre croste, generate con le stesse modalità. Alla fine della quarta, come si può vedere sotto...


20 giugno 2008

... restava ancora, al centro, una specie di apparente focolaio ("punto caldo"). Una volta caduta anche la "corona" esterna della crosta, ne facemmo fare una quinta per sicurezza.

Un mese dopo, il risultato era questo:


18 luglio 2008

Restavano solo due lacerazioni (puntini rossi), dovuti probabilmente al distacco dell'ultima crosta. In seguito i puntini rossi se ne sono andati. (La zona scura, in basso a sinistra, è un rimasuglio dell'ultima crosta).

Oggi 11 ottobre 2008 - circa 3 mesi dopo la caduta dell'ultima crosta - ho scattato questa foto:



La pelle è rimasta segnata dai lunghi mesi di applicazioni della tintura, ma la macchia iniziale - finora almeno - non è più ricomparsa.

Naturalmente, non avremo mai la certezza che si trattasse di un cancro della pelle, ma non abbiamo voluto rischiare una biopsia, poichè un esito positivo sarebbe stato anche la conferma – sempre secondo Simoncini – di un futuro rischio di metastasi.

In altre parole, se è vero che “il cancro è un fungo”, è altrettanto vero che un qualunque intervento di tipo chirurgico rischia di liberare nel flusso sanguigno alcuni membri della colonia, che possono poi tornare ad aggregarsi, in futuro, in una diversa parte del corpo.


Quindi, per non saper nè leggere nè scrivere, abbiamo preferito annegare quesi “presunti membri” in un generoso bagno di tintura, rinunciando volentieri a conoscere la loro identità.

Di fatto, mia madre sei mesi fa aveva una macchia che cresceva sulla schiena, e oggi non ce l’ha più.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Massimo Mazzucco


NOTA: Ho intervistato personalmente più di un paziente guarito, con lo stesso metodo, da epitelioma o melanoma diagnosticati regolarmente come tali. E' stato soprattutto questo ad incoraggiarmi a seguire lo stesso metodo nel caso di mia madre.

ATTENZIONE: Questo articolo è scritto al puro scopo di informare i lettori di una mia esperienza personale, e non costituisce necessariamente un incitamento a seguire questo metodo, nè in concomitanza nè a discapito di altri. Chiunque volesse provare il metodo sopra descritto è invitato ad informarsi personalmente a fondo, prima di prendere qualunque decisione.

Il sito di Simoncini è curenaturalicancro.org


Gli articoli più recenti sul caso Simoncini:

Tullio Simoncini: Renaissance Man

(Partecipazione di Simoncini alla recente conferenza di Los Angeles sulle cure alternative per il cancro).

La “grande eresia” di Tullio Simoncini

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