Molti siti di debunking citano un filmato, abbasta diffuso
in rete, prodotto nel 1988 dalla società governativa di ricerca
tecnologica Sandia,
che
dimostrerebbe come sia
possibile che un aereo si polverizzi all'impatto con una parete
particolarmente solida, come si vorrebbe che fosse quella del
Pentagono.
L'aereo usato nel test, di cui trovate le specifiche in questa
pagina, è un Phantom F-4, il bersaglio è un blocco di
cemento rinforzato spesso 3.66 metri, il peso del carburante è
compensato dalla presenza di acqua, e la velocità al momento
dell'impatto è di 480 m/h - di poco superiore a quella del
velivolo che ha colpito il Pentagono. Il commento al test dice anche:
"The test established that the major impact force was from the
engines", il test ha stabilito che la maggiore forza d'impatto venisse
dai motori. (Come abbiamo sempre sostenuto noi, notando la totale
mancanza dei segni che le turbine del Boeing avrebbero dovuto lasciare
- a debita distanza - sulla facciata del Pentagono).
Ecco il filmato Sandia. Sotto
vedete
alcune immagini fotografiche dello stesso test.
Per quanto il blocco di cemento sia spesso oltre sei volte la parete
del Pentagono (che è di 60 cm., di cui 15 di normale mattone), e
l'aereo sia decisamente più
piccolo e leggero di un B-757, sembrerebbe che questo effettivamente
si polverizzi in seguito all'impatto.
Ad un più attento esame, però, notiamo qualcosa di
diverso: l'ala, in realtà, sembra aver tagliato il
blocco di cemento, e a giudicare dalla posizione in cui si trova al
momento in cui la coda sta per colpire il bersaglio (potete usare la
linea del terreno
come riferimento) sembra essere ancora al suo
posto, ben attaccata quindi alla fusoliera.
Non solo nessuno dei debunkers sembrava essersene accorto, ma
c'è anche un secondo elemento, altrettanto interessante,
che difficilmente troverete sui loro siti:
E' un secondo filmato, che
riprende lo stesso test, ma da una angolazione di 90°
esatti. Qui
sotto ne vedete tre fotogrammi, estratti dalla parte finale. (Si
consiglia però di vedere il filmato - rende perfettamente
l'idea).
Già da questi fotogrammi si vede abbastanza chiaramente l'ala
che attraversa il blocco di cemento da parte a parte, restando integra.
Guardando poi il filmato, non dovrebbero restare dubbi.
L'ala quindi, che secondo alcuni debunkers è "la parte
più delicata degli aerei", fatta di "leghe di alluminio talmente
leggere e
fragili" da polverizzarsi al primo starnuto, sega invece quel blocco di
cemento
come se fosse burro fuso.
***
Ciò detto, per noi questo
filmato non dimostra assolutamente niente, e non vogliamo certo
approfittarne per sostenere che le ali del Boeing - la cui lama
frontale è leggermente più spessa di quella del Phantom
-
avrebbero dovuto lasciare una bella ferita, larga una quarantina di
metri, sulla facciata del Pentagono. Quello ci sembrava già
ovvio da sè, e la presenza di buona parte delle finestre ancora
integre dopo l'impatto ci sembrava sufficiente a dimostrarlo con
certezza.
Ma ricordiamo comunque, a tutti
coloro che vogliano ancora sostenere che il Boeing si sia polverizzato
contro
il Pentagono, che resterebbe sempre da spiegare che cosa mai abbia
potuto causare il foro d'uscita nel terzo anello, e come sia stato
possibile -
ipotizzando una dinamica del genere - recuperare ed identificare
praticamente tutti i passeggeri del Boeing.
(Mentre a chi sostiene che il Boeing si sia infilato per intero
nell'edificio, si chiede solo di suggerire in qualche modo da dove
possa essere passato).